Ci sarà questa scritta sulle etichette del vino?3 min read

Ci pensate se divenisse obbligatoria su ogni bottiglia di vino una scritta come quella qua sopra?  “Il vino provoca il cancro“.Probabilmente il mercato del vino  crollerebbe, con scenari che tutti possono immaginare.

Purtroppo non è che si possa stare molto tranquilli, perché il governo irlandese vorrebbe far applicare su ogni bottiglia di qualsiasi prodotto alcolico la seguente frase “Esiste un “legame diretto tra alcol e tumori fatali”

Nei giorni scorsi ho parlato di un codice di autoregolamentazione per le etichette, che i produttori di alcolici (italiani contrari) hanno presentato al Commissario Europeo per la Sanità; proposta che è stata subito attaccata a destra e a manca da associazioni e parlamentari, considerandola assolutamente parziale e per niente chiara.

Ora dall’Irlanda arriva anche questa proposta e nel paese della Guinnes sembrano fare sul serio: a febbraio il ministro della salute irlandese Simon Harris ha detto che “Ridurre l’assunzione di alcol è un passo importante nella riduzione dei costi sociali del cancro” e subito dopo ha presentato una proposta di legge che include disposizioni severissime sull’etichettatura degli alcolici, compresa un’etichetta che affermi in maniera chiara il legame tra il bere e il cancro.

C’è anche chi ci mette carichi da 12, come un certo Markus Peck-Radosavljevic, che rappresenta the United European Gastroenterology, il quale ha affermato che “Bere anche solo una bevanda alcolica al giorno aumenta il rischio del cancro esofageo, uno dei tumori più mortali al mondo con un tasso di sopravvivenza estremamente basso”. E la stessa Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro dell’OMS ha fatto uno studio nel 2007, arrivando a concludere che chi consuma 50 o più grammi di alcol al giorno  vede raddoppiato o triplicato il rischio di sviluppare vari tipi di tumori.

Insomma, nel momento il cui il mondo del vino e degli alcolici è praticamente costretto ad un etichettatura in cui si vuole riportare il meno possibile e non certo gli ingredienti di quel determinato prodotto (sia esso, vino, birra, superalcolico) c’è chi sta spingendo verso un’etichettatura che non solo riporti i componenti e le rispettive calorie, ma addirittura una scritta “dinamitarda” come quella nella foto in alto.

Del resto c’è chi ci ha già provato, come per esempio il governo Federale dello Yukon, in Canada, che lo scorso novembre ha fatto attaccare a tutte le bottiglie di supercolici degli adesivi che avvertivano della correlazione tra consumo di alcol e cancro al seno o al colon. I produttori di superalcolici si sono immediatamente mossi e hanno obbligato il governo a ritirare gli adesivi, ma comunque un primo caso è già negli annali.

Non sono un medico e non mi sento quindi di prendere posizione: da una parte credo che l’alcol non sia una medicina, ma demonizzare prodotti alcolici non credo serva a chiarire tutti i possibili vantaggi o svantaggi di bere, per esempio vino, con moderazione.

Il fatto che, come accennato,  tutto questo putiferio stia montando proprio quando si deve comunque arrivare ad una nuova regolamentazione europea sulle etichette, fa pensare che ci siano forze che, da varie parti, stanno puntando ad utilizzare le etichette per dare un bel colpo a chi produce alcolici ed in particolare al mondo dei produttori di vino.

Cosa succederà?

 

 

 

Per maggiori informazioni:

http://health.gov.ie/

http://www.thelancet.com/

http://www.gov.yk.ca/news/17-251.html

www.politico.eu

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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