Chianti Gran Selezione e Chianti Classico Gran Selezione: dov’è l’errore?3 min read

Anche se sembra strano a chi bazzica nel vino e vive in Toscana l’universo mondo trova difficile capire  la differenza tra Chianti e Chianti Classico.

Prima di sentire cori sdegnati del tipo “Incredibile!  Ma come si può fare! Assurdo!” mi permetto di dirvi che ho sentito fior di esperti in diverse degustazioni parlare di Chianti riferendosi al Chianti Classico e viceversa, tanto che il Chianti Classico si presenta sempre più col suo bel Gallo Nero (non traducibile in inglese, pena riaprire una ferita ancora sanguinante), cercando di rimarcare ad ogni piè sospinto la differenza tra Chianti e Chianti Classico.

Però l’ultimo nato (ormai è qualche annetto)  in casa Gallo Nero, cioè la Gran Selezione  di solito viene presentata con tutte le paroline al posto giusto e cioè Chianti Classico Gran Selezione.

Per questo mi immagino la gioia mal trattenuta di tutti i miei amici del Consorzio Chianti Classico alla notizia di stamani che anche il Chianti avrà la sua Gran Selezione. Cosa dite? Non credete che le grida che si sentivano fin fuori dal Consorzio fossero di gioia? Nemmeno io ci credo.

Ma veniamo ai dati.

Il Chianti Classico Gran Selezione  è un vino al top della gamma del Chianti Classico e deve  provenire solo da vigneti aziendali, invecchiare per almeno 30 mesi e nella stragrande maggioranza dei casi è un sangiovese 100%. E un vino che dovrebbe rappresentare l’unicità del suo territorio e del vitigno che lo rappresenta, il sangiovese.

Invece il disciplinare del Chianti Gran Selezione non parla di vigne aziendali  né tantomeno si consiglia il sangiovese in purezza, ma si pone in risalto solo un grado alcolico maggiore (13 gradi) e un invecchiamento (questo si uguale a quello del “gemello diverso”)  di almeno 30 mesi. Per fortuna è stato vietato il fiasco come contenitore.

Fin qui tutto chiaro? Spero di si ma non ne sono convinto. Per saperlo facciamo una prova: mettetevi nei panni di un consumatore “base”, italiano, cinese, giapponese, tedesco o americano che tra poco troverà sugli scaffali delle enoteche o dei supermercati sia il Chianti Gran Selezione che il Chianti Classico Gran Selezione. Secondo voi quel consumatore capirà la differenza? Forse capirà bene solo  la differenza di prezzo che, nel caso del Chianti Gran Selezione sarà verosimilmente molto inferiore a quella del Chianti Classico Gran Selezione.

Già io scrivendo accanto le due parole sono dovuto tornare indietro per rileggerle e controllare di non aver sbagliato, figuriamoci  cosà potrà succedere in un supermercato di Boston più che di Tokio o di Berlino. Poi se al Consorzio del Chianti Classico le grida arrivano fin fuori della porta non ci si può meravigliare.

Capisco che il mondo delle denominazioni italiane è un matassa ingarbugliata ma trovarsi di fronte a due vini di punta che hanno il nome quasi uguale, anzi uguale al 75% ma in realtà saranno diversissimi è un qualcosa che ancora non avevo incrociato.

Visto che la cosa mi sembra anche un po’ assurda mi vengono in mente dei versi “chiarificatori”

Allora, Chianti Gran Selezione/O Chianti Classico Gran Selezione/è un “classico” La differenza/ed è un classico la conseguenza/di non capirci molto o proprio poco/Specie se non sei di questo loco/La soluzione, di grazia, quale sarà/Che il Gallo nero, solo nero diventerà?/O che, per far meno confusione/Si farà una terza Gran Selezione?

Scherzi a parte: mi sembra si rischi una grande confusione di marchi, a voi no?

 

Foto di copertina di www.websincloud.com che ringraziamo.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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