Champagne & Sparkling Wine World Champioship 2022 ottimo per gli spumanti italiani4 min read

Allo Champagne & Sparkling Wine World Champioship 2022, concorso internazionale creato da Tom Stevenson (degustatore di riferimento mondiale nel panorama delle bollicine), si è confermata la qualità generale delle bollicine italiane. Aziende che già sono state premiate negli anni scorsi hanno visto migliorare le performance, aggiungendo conferme o addirittura aumentando i vini medagliati nel loro palmares. 72 sono le aziende premiate a fronte di 179 medaglie riconosciute.

Per il Trento doc si è confermata l’eccellenza raggiunta nella sua produzione. Non a caso il Trentino è stato nominato da Wine Enthusiast “Wine Region of the Year 2021” per via della sua unicità territoriale che permette di fronteggiare il cambiamento climatico, dando la possibilità di spostare la produzione delle uve per la spumantizzazione in altitudine. 1154 ha è la superficie vitata adibita alla produzione dello spumante, ben l’11% della superficie vitata totale della regione.

Le 64 aziende partecipanti al concorso  hanno regalato la bellezza di 47 medaglie d’argento e 22 medaglie d’oro. L’azienda trascinatrice storica è sempre quella della famiglia  Lunelli: non per niente  con Ferrari è stata nominata “Sparkling Wine Producer of the Year” e si è guadagnata ben 11 medaglie d’oro e 3 medaglie d’argento.

Veniamo alla Franciacorta, che  vede nel suo paniere ben 45 riconoscimenti ( 16 ori e 29 argenti), risultato che premia l’impegno dei produttori nel riuscire a resistere alle torride temperature degli ultimi tempi, proponendo ancora prodotti importanti  e competitivi. Non sono stati premiati solo vini come Nature o Brut (che sono spesso scelti dai consumatori), ma hanno ricevuto una medaglia d’oro anche i Satèn, tipologia che ancora sembra non aver trovato la giusta quadra.

L’Emilia  porta all’attenzione internazionale il suo Lambrusco che meriterebbe maggior lustro: 11 le aziende premiate (6 ori e 10 argenti) mettono l’accento sui suoi frizzanti Sorbara, Salamino e Grasparossa di Castelvetro.

Il Prosecco di Conegliano Valdobbiadene Superiore DOCG, nonostante i suoi imponenti numeri ha faticato un po’. Infatti  sono 7 le aziende premiate a fronte di 2 ori e 6 argenti. Emergono solo le versioni del Prosecco Superiore sia Extra Dry che Brut. 

Il Piemonte e L’Alta Langa, pur con un grande potenziale, si è posta all’attenzione della giuria solo con 3 aziende e 7 medaglie (1 oro e 6 argento). Pochi riconoscimenti ma trasversali: accanto ai classici Pinot Nero e Chardonnay sia in assemblaggio che in purezza, si trova il Moscato, unico oro della regione.  

La Sicilia è la grande sorpresa italiana, per la sua esplosione nell’incremento numerico dei prodotti premiati, con un’unica azienda si è guadagnata ben 28 medaglie delle quali 4 d’oro.

pexels photo champagne

Una considerazione viene spontanea: tra i riconoscimenti fatti all’Italia da giudici del mondo, abbiamo anche bollicine composte da vitigni non internazionali: non solo glera e moscato ma pure lambrusco, nebbiolo e inzolia. Buona cosa è che ci sia piena consapevolezza di tali potenzialità.

Ora è auspicabile, anche se nel mondo delle bollicine è giocoforza più difficile,  che i produttori si impegnino anche a perseguire la virtuosa strada dell’eco sostenibilità riducendo il peso delle bottiglie. Sembra una cosa da poco, ma l’impatto sull’ambiente, non solo per l’emissione di anidride carbonica data dalla produzione e dal trasporto del vetro è davvero importante.

Spesso il valore della bottiglia viene accostato al prestigio del suo contenuto, il lavoro che bisogna fare nell’immediato futuro è quello di rompere questa dicotomia. Alcune famose Maison di Champagne lo hanno già capito e hanno iniziato a dare l’esempio: Telmont è sugli 835 grammi e sta ancora progettando di ridurre, mentre Piper-Heidsieck, Charles Heidsieck e Rare Champagne sono sotto i 900.

Qualcosa anche in Italia si sta muovendo e sarebbe una regola virtuosa che darebbe ulteriore lustro allo spumante italiano.

Letizia Simeoni

Beata la consapevole ignoranza enologica. Finchè c’è ti dà la possibilità di approcciarsi alla conoscenza! Prosit.


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