Un press tour per far conoscere un territorio è sempre interessante, se poi è organizzato da un’associazione di vignaioli, ancor di più. Perché l’unione tra persone che condividono nel vero senso della parola, cioè si confrontano e si scambiano idee, intenti ed esperienze è sempre positiva e merita attenzione.
E così è stato per la due giorni (24-25 ottobre) di TERRA VOCATA, l’evento organizzato dall’Associazione Classico Berardenga – Viticoltori di Castelnuovo, nata nel 2015, il cui programma prevedeva una prima giornata di visite in aziende e degustazioni. La seconda giornata invece proponeva in mattinata, alla Certosa di Pontignano, un convegno di presentazione del progetto dei Cru di Terra Vocata, giunto al termine dopo tre anni e a seguire la degustazione dei Cru e di alcuni vini delle aziende socie. Nel pomeriggio, all’interno del chiostro della Certosa si poteva proseguire con gli assaggi degli altri vini delle aziende.
L’associazione ha portato avanti diversi progetti, l’ultimo dei quali, quello dei CRU, volto a trovare differenze ma al tempo stesso caratteristiche comuni in vini prodotti da diverse aziende ma con lo stesso processo di vinificazione e ottenuti da uve provenienti solo da determinate vigne.
Il progetto è iniziato con l’analisi del territorio da ogni punto di vista: del terreno, del clima, dell’esposizione ed i risultati sono stati illustrati dal Presidente dell’associazione Leonardo Bellacini, enologo di San Felice, che ha anche ripercorso la storia dell’associazione ( 16 sono le aziende iscritte) dalla sua nascita. Antonio Boco giornalista e degustatore per la guida del Gambero Rosso, ha poi preso la parola raccontando di quanto per anni il chianti della Berardenga sia stato sottovalutato, chiamandolo “il chianti che brunelleggia” senza considerare che a dare certi sentori al vino non era la mano dell’uomo ma l’uva, il clima, l’esposizione dei vigneti di quel territorio, che rendevano così simile il sangiovese di qua a quello di Montalcino.
Luca Toniato partner tecnico, ha poi presentato alcuni aspetti prettamente tecnici del progetto e Francesco Rosi dell’azienda Tolaini ha spiegato il protocollo che le aziende hanno seguito in questi tre anni. Vi sono stati vari step, tra i quali l’ultimo, che riguarda la vinificazione, tendeva a eliminare eventuali differenze tecniche: 450 kg di uva per ogni singolo cru, uso di barrique aperte o tonneaux, due follature giornaliere, nessun lievito aggiunto, svolgimento della malolattica, affinamento di almeno un anno in barrique di terzo passaggio.
Francesca Elia dell’azienda Poggio Bonelli ha parlato delle degustazioni cieche nei due panel di assaggio che sono stati effettuati durante ogni vendemmia e di come fin dall’inizio sia stato evidente quanto il tipo di suolo fosse una delle variabili più importanti e quanto incidesse soprattutto a livello olfattivo.
La direttrice del Consorzio Chianti Classico, Carlotta Gori, ha chiuso i lavori sottolineando l’importanza di far conoscere al consumatore sempre più dettagli e particolarità di questo territorio, che ha mille sfumature e sfaccettature senza mai dimenticare la denominazione di origine che già contempla, nel suo disciplinare, tutte le variabili. Inoltre, mentre il consorzio per statuto ha il dovere di trovare un filo conduttore che unisca tutte le peculiarità del territorio, al tempo stesso guarda con attenzione al lavoro delle associazioni al suo interno, perché facilitano la comunicazione e la condivisione di sapere fra aziende.
Il territorio di Castelnuovo Berardenga presenta suoli molto particolari e tipici rispetto alla intera denominazione. ICRU di Classico Berardenga sono posizionati in modo abbastanza proporzionale rispetto ai suoli presenti nel comune e i dati raccolti dalle aziende hanno consentito di raccogliere informazioni utili alla caratterizzazione delle produzioni. Questi mostrano una sostanziale omogeneità complessiva, giustificata probabilmente dall’alto livello qualitativo in questi vigneti, mentre le differenze più evidenti si riscontrano nei profili olfattivi dei vini, con alcune caratteristiche comuni e altre distintive rispetto ai diversi fattori analizzati.
Il fattore più discriminante per la caratterizzazione è la geologia dei suoli semplificata nelle seguenti classi: Macigno (arenarie), Calcare , Argille, Depositi marini (sabbie gialle)
Come alla fine di ogni “giro enologico” torno arricchita. Culturalmente e non solo enologicamente. E rilassata malgrado siano stati due giorni intensi. Perché visitare sei aziende in una giornata è sicuramente impegnativo, ma passeggiare tra le vigne, riprendere il contatto con la natura, ascoltare il racconto dei vignaioli, attraversare cantine supertecnologiche e piccole realtà a gestione familiare come quella dove una pecorella segue la padrona perché è stata “salvata” da piccolina ed è cresciuta come fosse un cagnolino… non ha prezzo, come diceva una vecchia pubblicità.
E siccome il perimetro del territorio del Chianti Classico Berardenga, scelto dall’associazione anche come etichetta delle bottiglie dei CRU, ricorda una farfalla, che nella slide che illustrava i vari terreni aveva “le ali” colorate per differenziarli, auguro a questi sedici vignaioli, alzando il calice di un buon sangiovese dei loro, voli colorati verso nuovi successi e ancora tanto buon vino.