Caro Buttafuoco Storico: ti ricordi quando, a febbraio 2020…3 min read

Un, due, tre… stella! Non so voi, ma io mi sento così: come se dovessi stare ferma qualche istante in attesa che il gioco riprenda. La differenza è che il gioco va fatto a casa per salvare la vita ai nostri cari e contribuire a non far collassare chi è ‘al fronte’. In campagna invece la natura procede oltre il virus, il post virus etc… L’uva maturerà, il vino riempirà botti (se nel frattempo saranno state svuotate) e i calici (molto meglio di “calice” al triste singolare dovuto al coronavirus)  e noi saremo ancora più grati.

Tralasciando il vino che verrà, parliamo del vino che è già, e che potete inserire nella lista di quelli con cui oggi celebrare la vita, domani il fine emergenza.

Il direttore l’ha ribattezzato il Vinosauro, ma voi la conoscete come Buttafuoco Storico, la piccola “Doc-Club” racchiusa tra sette comuni dell’Oltrepò Pavese (Broni, Canneto Pavese, Castana, Cigognola, Montescano, Stradella, Pietra de’ Giorgi) a base di quattro uve autoctone coltivate in esatte percentuali nella medesima vigna: 50% croatina, 25% barbera, 15% uva rara e 10% ughetta di Canneto. A febbraio il suo Club ha celebrato i primi 24 anni presso Serendipico, ai piedi del Castello Sforzesco milanese, accogliendo tra l’altro il 16° produttore: Piccolo Bacco dei Quaroni di Tommaso Cavalli. Buon lavoro da parte nostra.

Con i suoi “ben” 22 ettari, 70.000 bottiglie annue, vorrete qualche ragione per mettere il Buttafuoco Storico nella vostra lista dei desideri. Intanto per il suo disciplinare che prevede uve provenienti dalla stessa vigna, rendendo necessaria una trattativa con madre natura per individuare il momento esatto in cui i quattro vitigni saranno pronti per essere raccolti: in realtà fior di enologi seguono l’andamento stagionale ma comunque vendemmiare assieme quattro uve con maturazioni diverse non è facile. Secondo, perchè il Club non dà i numeri ma i fuochi: volete sapere com’è stata la vendemmia di tal millesimo? Contate i fuochi sulle bottiglie. Se sono almeno tre, la soddisfazione  è assicurata.

Da un Buttafuoco Storico potete aspettarvi note di frutta matura, struttura importante, tannino vivo, un’audace componente alcolica. Abbiamo degustato dieci vendemmie la cui discriminante, oltre alla vendemmia, è l’invecchiamento: le prime prevedevano solo due anni, oggi alcuni produttori escono dopo 48 mesi, ma il vino ha tutte le carte in regola per aspettare 120 e oltre mesi.

Ma procediamo per fuochi.

3 fuochi (80-85 punti): 1996, 2002. Del primo rimangono impresse eleganza e spalla acida integra, del secondo una spigolosità a base di legno e note di rabarbaro. Forse vi incuriosiscono forse no.

4 fuochi (86-90 punti): austero il 1998, note balsamiche nel 2000, caldo il 2007, da bere subito il 2012, un po’ di pazienza da concedere al 2013. Piacevoli ma eterogenei, non rendono l’idea del potenziale del cru.

5 fuochi (91-95 punti): gusto più morbido per 2015 e 2016, dove ritroviamo frutta nera in confettura note di pepe nero. Più facili da comprendere rispetto ai precedenti, la bottiglia non ve la fareste portare via.

6 fuochi (96-100 punti): 2006 Colore rubino scarico, profumo di prugna, sentori di vaniglia, intenso e persistente, è il tannino morbido che lo spinge sopra le media, un’annata che rappresenta l’ideale a cui questa denominazione, tendente comunque alla ruvidezza, ambisce. Se siete winelovers da “il buongiorno si vede dal mattino”, il 2006 è perfetto per cominciare un flirt col Vinosauro d’Oltrepò e addentrarvi nel suo carattere non immediato.

 

Barbara Amoroso Donatti

Appassionatissima di vino e soprattutto “liquidi con qualche grado in più”. Punto di riferimento del giornale per tutto quanto riguarda il mondo dei superalcolici.


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