Buttafuoco Storico: grande “vinosauro” da provare5 min read

Versa e Scuropasso, ricordatevi questi due nomi. Sono i due torrenti che delimitano, rispettivamente a est e a ovest il territorio dell’unico vero “Vinosauro” italiano, il Buttafuoco Storico.

Prima del vino l’acqua e quindi Versa e Scuropasso: il nome del primo torrente incarna un termine augurale, anzi, un chiaro incitamento a godere un buon vino, mentre il secondo ti porta in atmosfere cupe, quasi Tolkieniane, dove  elfi  e nani coraggiosi vigilano affinché non accada niente di male agli uomini. In mezzo a questi due termini così contrastanti c’è un contrasto fatto vino: un prodotto antico fatto con regole moderne, no volevo dire un prodotto moderno fatto con regole antiche: insomma, giudicherete voi.

Partiamo dai territori: siamo in Oltrepò Pavese, più precisamente nella zona collinare chiamata “Sperone di Stradella”, che comprende vari comuni tra cui Castana, Canneto Pavese e Montescano.  Un territorio piccolo per produrre un vino piccolissimo, se prendiamo in considerazione solo i 22 ettari vitati dei 15 produttori, ma che si trasforma in un vino grandissimo se lo guardiamo nel panorama enologico che lo circonda, fatto (specie nel 1996 quando nacque il Club del Buttafuoco Storico) di vinelli spumanti da bere giovanissimi, di vini venduti in cisterna, di realtà senza un grande futuro.

Nel 1996 un gruppo di sognatori, forse ispirati dagli elfi dello Scuropasso, creò appunto il club del Buttafuoco Storico e iniziò a produrre il Vinosauro  dei contrasti: un vino fermo in terra di vini mossi, un vino da lungo invecchiamento dove il vino non andava oltre l’anno, un vino secco dove imperano vini con residuo zuccherino anche importante, insomma un vino che contrastava con tutto quello che di enoico veniva fatto in quel territorio.

Ma non è finita qui. Altri  contrasti e  particolarità  sono alla base di questo vino, fatto da enologi con regole enologiche che possono sembrare anacronistiche anche al più sgamato dei produttori cosiddetti naturali.

Lo si può produrre solo in terreni particolarmente vocati e con quattro uve autoctone in percentuali diverse: in particolare  50% croatina, 25% barbera, 15% uva rara e 10% ughetta di canneto.

ATTENZIONE! Non si parla di percentuali di uve nel vino ma di ceppi nella vigna. In altre parole quando uno pianta un vigneto per il Buttafouco Storico deve piantare il 50% di piante di croatina il 25% di barbatelle di barbera etc.

Qui si inizia a comprendere la scelta “antica” fatta nel 1996 dai produttori. In effetti avere come parametro ceppi di vite e non uva, porta praticamente ogni anno a percentuali diverse di uve nel vino finale. Ma questa non è la scelta meno antica e difficile  fatta dai 15 produttori.

Il disciplinare prevede infatti che non si possa vendemmiare fino a quando una commissione composta da enologi non dia il via, e soprattutto che tutte le uve del vigneto debbano essere raccolte ASSIEME e messe a fermentare assieme in un unico vaso vinario.

La prima obiezione che ho fatto a questo metodo è che si tratta di quattro uve con maturazioni (alcoliche e fenoliche) diverse. Mi hanno risposto che viene preso come parametro di maturazione la croatina e le altre uve possono andare da una surmaturazione  ad una non completa maturazione fenolica.

Ma un vino che nasce come contraddizione in termini di un territorio e nello stesso  tempo si ispira a metodi antichi, non può non avere al suo interno delle contraddizioni enologiche o comunque delle incredibili particolarità.

Ed eccoci alle sue particolarità. Prima però due parole sul termine Buttafuoco, che ricorda tanto quei draghi, sempre di Tolkien, contro cui combattono elfi, nani e umani. Un nome che si perde nel mito, rifacendosi non a draghi ma comunque a bocche di fuoco che spuntano da un vascello austriaco, quello stesso vascello immortalato sulla bottiglia (pesantissimae particolare) del Buttafuoco Storico.

E dalla bottiglia  al vino nel bicchiere il passo non è breve, perché il fuoco che butta  il Buttafuoco ha bisogno di tempo per divenire un piacevole tepore.

Dopo qualche anno  il vino  mostra  tutte le sue caratteristiche di vinosauro : siamo infatti di fronte ad  un rosso che al naso ricorda spesso vaghe note di appassimento e di frutta matura e in bocca è molto strutturato, dotato di tannino vivo e marcato e di un’importante componente  alcolica.

Caratteristiche  nette, non sindacabili, che solo il tempo può portare a fondersi:  un tempo calcolato in almeno  7-8 anni. Dopo questo tempo  i Buttafuoco Storico potranno mostrare al meglio tutte le loro caratteristiche, pur mantenendo quell’anima  “scontrosa” che ne è il sigillo.

Il Buttafuoco storico non  un vino da concorso: come ha bisogno di anni per esprimersi al meglio ha bisogno di tempo  per  presentarsi al top nel bicchiere. Dovete attenderlo, avvicinandovi con curiosità alle sue particolarità, cercando di conoscerlo con educazione, senza prevaricare quello che potrebbe sembrare un “caratteraccio”, mentre invece è solo un modo antico e aulico di esprimersi: del resto da un vinosauro non puoi aspettarti altro.

Magari ti aspetteresti  più bottiglie, invece di Buttafuoco Storico non se ne producono nemmeno 60.000, con 15 produttori (attualmente solo 14 con un 15 in arrivo.

Anche questa è una contraddizione perché tutto il  lavoro, a partire dalla creazione di un consorzio attivissimo, la presenza di vari enologi nelle  fasi in vigna  in cantina ( nonché  nelle commissioni per stabilirne l’idoneità e definire il valore dell’annata) ha dei costi, che stranamente si ripercuotono pochissimo sulla bottiglia. Infatti una bottiglia di Buttafuoco Storico costa attorno ai 20 euro in enoteca.

Ed eccoci all’abbinamento, non con un cibo ma con un libro: un vino con questa storia e queste  caratteristiche, un rosso così caldo e deciso, ammantato di un’aura particolare non può che essere gustato leggendo il Signore degli Anelli di Tolkien. Potrete così provare la particolare esperienza di avere nel naso e in bocca un vinosauro che Buttafuoco e in testa un mondo dove questo vinosauro starebbe bene di casa.

 

E se volete togliervi subito la curiosità di degustare il Buttafuoco Storico potrete farlo Venerdì 8 febbraio a Palazzo Bovara, Corso Venezia 51 a Milano

Venerdì prossimo sarà infatti Il Giorno del Buttafuoco Storico, la giornata in cui  Il Consorzio Club del Buttafuoco Storico festeggia il suo ventitreesimo compleanno.

Dalle 10.30: Conferenza stampa e dibattito.

Dalle 15.00 alle 17.00: Banco d’assaggio aperto al pubblico.

 

Per maggiori informazioni sul Buttafuoco Storico e sull’evento di venerdì.

Consorzio Club del Buttafuoco Storico

Fraz. Vigalone 106 27044 Canneto Pavese (PV)

Tel 0385.60154 info@buttafuocostorico.com   www.buttafuocostorico.com

Direttore Armando Colombi  direttore@buttafuocostorico.com  mob. 339 3012636

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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