Campania stories: posti da sogno per vini che devono “dormire” ancora4 min read

C’è da chiedersi cosa si inventeranno per la prossima edizione Diana Cataldo e Massimo Iannaccone di Miriade&Partners.

Perché quest’anno gli organizzatori di  Campania Stories hanno pensato bene di svolgere la manifestazione sulla Costiera Amalfitana e sarà molto difficile superare in bellezza questi meravigliosi scenari, unici al mondo.

Se non fosse che siamo degli ostinati ed irriducibili maniaci delle degustazioni seriali, sarebbero bastate le visite a Villa Rufolo a Ravello, raggiunta in motonave, e quella al Rione Terra di Pozzuoli per appagare lo spirito. Ma la carne è debole e così puntuali come solo gli orologi svizzeri sanno essere, eccoci per due mattine di seguito ai banchi di degustazione per assaggiare i bianchi ed i rossi della Campania, perfettamente serviti dai bravissimi sommelier dell’AIS.

Non ci stancheremo mai di scriverlo: le anteprime servono per avere un’idea dell’annata, per valutarne lo stato dell’arte e le sue potenzialità, sicuri come siamo che molti dei nostri giudizi saranno sicuramente rivisti. Questo vale principalmente per i rossi, ma quando si parla di vini campani vale anche per i vini bianchi, siano Falanghina, Fiano o Greco. Così non esprimeremo giudizi definitivi e voti, che ci riserviamo di dare tra qualche mese, quando a bocce un po’ più ferme riusciremo ad avere vini che si sono meglio assestati ed amalgamati. In verità per avere il meglio occorrerà aspettare qualche anno, ma chi ce l’ha questa pazienza.

In degustazione per i bianchi le annate 2018-2017 e poi qualche 2016 e 2015: per i rossi a base piedirosso ci si focalizza sul 2018 andando poco indietro mentre per gli aglianico si parte dal 2016 fino al 2011 con qualche puntata ancora più indietro nel tempo.

Annata 2018

Parlare in generale di andamento vendemmiale in una regione come la Campania che ha una grande variabilità di territori è sempre un azzardo perché, restando sempre sul generico, si va dalle terre vulcaniche finissime e polverose dei Campi Flegrei alle montagne Irpine, senza parlare del Sannio e poi del  Cilento. Una visione generale però ce la fornisce come di consueto l’Assoenologi della  Campania, ormai da anni punto di riferimento di questa manifestazione, che la giudica positivamente “All’interno dei valori medi di una annata di piena produzione nonostante le perdite registrate nella provincia di Benevento”.

Il Fiano è sempre in media  più pronto e,  anche se la permanenza in  bottiglia ne esalterà i caratteri più varietali, è già ora godibile. Colori nella norma, sul paglierino brillante e splendente. Olfattivamente ancora non hanno ampiezza e profondità ma si lasciano apprezzare per toni floreali, cenni “minerali” (a volte) e note fruttate abbastanza scontate. Nelle nostre degustazione una buona media ma non elevata. Buoni con punte di ottimo.

Il Greco si sa è meno pronto e ha bisogno di più tempo: non per niente dicono sia un rosso vestito di bianco, per la sua struttura e per qualche lieve astringenza finale. In linea con le aspettative, anche se il campione di vini presi in esame non è  sufficiente per dare un giudizio complessivo. Colori più intensi ma senza eccedere, i toni fruttati spaziano dalla frutta tropicale a quella a polpa gialla, sfiorando spesso note balsamiche (anice) con strutture eleganti e succose. Di buona lunghezza in generale con qualche accenno di sapidità. La media però resta molto simile a quella del Fiano.

Altre annate

Sull’annata 2017-2016 per i Fiano si vola più alto. I vini sono più definiti, cominciano ad avere carattere e complessità olfattiva ed una più precisa definizione anche gustativa. Anche per il Greco 2017 la media si innalza decisamente, tra l’ottimo e l’eccellente. I vini pur avendo una ottima struttura mantengono freschezza e donano ancora florealità e frutto, spesso maturo, ma mai stanco.

 

Rossi a base Aglianico

In degustazione troppe annate, le aziende naturalmente hanno i loro tempi d’uscita, ma questo rende più complicata la degustazione. Si va dall’annata 2016 sino alla 2011 passando ovviamente tra riserve del 2014 e 2013 e persino con un 2006 (ancora in forma).

Bene i rossi del Sannio, quelli dell’Irpinia e anche i Taurasi DOCG (sia annata che Riserva) hanno raggiunto buone valutazioni, pur mostrando il limite di questa tipologia, che ancora non riesce a trovare una chiave di interpretazione omogenea, con troppi vini ancora segnati dal legno, spesso “ostile”, che avranno bisogno nelle migliori espressioni ancora di tanto affinamento. Questo in un mercato che vuole vini pronti o comunque non più monolitici e bloccati non è proprio il massimo.

Ne abbiamo parlato più volte e che non ci stancheremo mai di ripeterlo: persino a Montefalco sono riusciti a domare il Sagrantino provando altre tecniche sia di coltivazione ma soprattutto di vinificazione. Vogliamo provarci con l’Aglianico per i Taurasi?

 

Pasquale Porcelli

Non ho mai frequentato nessun corso che non fosse Corso Umberto all’ora del passeggio. Non me ne pento, la strada insegna tanto. Mia madre diceva che ero uno zingaro, sempre pronto a partire. Sono un girovago curioso a cui piace vivere con piacere, e tra i piaceri poteva mancare il vino? Degustatore seriale, come si dice adesso, ho prestato il mio palato a quasi tutte le guide in circolazione, per divertimento e per vanità. Come sono finito in Winesurf? Un errore, non mio ma di Macchi che mi ha voluto con sé dall’inizio di questa bellissima avventura che mi permette di partire ancora.


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