Iniziamo con l’Alta Langa una settimana dedicata ai metodo classico italiani. In prossimità delle feste vi proporremo oltre 700 degustazioni tra Franciacorta, Trento Doc, Oltrepò Pavese, Alto Adige, bollicine dall’Etna, dalla Campania, Marche, Veneto, Valtellina e, naturalmente, Alta Langa. Se non troverete tra queste quelle per il brindisi natalizio siete proprio incontentabili.
In un mondo del vino che punta nettamente verso bianchi e bollicine l’Alta Langa è come il cacio su un bel piatto di maccheroni.
Non si vedono infatti che “maccheroni” positivi attorno a queste bollicine:
- E’ una denominazione nuova (almeno sulla carta visto che nasce praticamente nel 1990) e quindi ha tutte le caratteristiche di novità e il relativo interesse.
- Ha un nome evocativo, perché Alta Langa porta da una parte a pensare ad alte colline e dall’altra a un territorio che tutti gli amanti del vino conoscono e amano.
- Usa due vitigni, pinot nero e chardonnay, che per gli amanti del metodo classico sono una certezza.
Se però volessimo “rigirare i maccheroni” potremmo anche trovare qualche problemino.
- Una denominazione nuova ha giocoforza vigne giovani e specie per il pinot nero l’età della vigna è fondamentale.
- In realtà si può fare Alta Langa partendo da una “bassa altezza”, cioè 250 metri e in un territorio molto vasto, che solo in parte è nella Langa o in quella che i barolisti chiamano Alta Langa. Come vedete dalla mappa qua sotto la denominazione praticamente costeggia a sud il confine con la Liguria, da Ovada fino all’altezza di Mondovì, prendendo una bella fetta della zona sud del Piemonte, comprendendo zone non sempre adattissime per dei metodo classico.

Questi due “problemini” per adesso sembra si stiano però trasformando in opportunità, perché da una parte le vigne ancora giovani, grazie alla buona tecnica di cantina, portano a vini ben fatti anche se carenti in complessità, mentre quelli nati da vigne più vecchie (e ce ne sono diverse) sono già adesso cuvée molto interessanti e di ottima profondità. Inoltre il territorio è indubbiamente vasto ma per adesso vigne piantate in posti poco adatti pare ce ne siano ben poche e noi speriamo che il consorzio vigili con attenzione, perché la voglia di salire sul carro dell’Alta Langa è tanta.
Alla fine dei salmi conta quello che abbiamo nel bicchiere e i 70 assaggi di quest’anno (mai così tanti), fatti come da tradizione alla Banca del Vino a Pollenzo, parlano chiaramente a favore di questa denominazione. Anche il fatto che tutti gli Alta Langa debbano essere millesimati ti permette di fare un quadro più preciso. L’annata di riferimento per quest’anno era la 2020 e fin dai pas dosé, sicuramente i più difficili per vigne giovani, abbiamo trovato equilibrio, bollicine abbastanza fini e una fresca “dolcezza” generale. Certo mancano di complessità ma non è che esistano a bizzeffe metodo classico di nemmeno quattro anni dalla stratosferica complessità.

Andando indietro negli anni la complessità arriva ma quello che colpisce sempre è la pulizia del frutto e la precisione dei vini. Pensando al futuro non si può che essere ottimisti perché se la tecnica è di buono/ottimo livello basta attendere che i vigneti abbiamo più anni per poter arrivare a risultati veramente importanti e su larga scala.
Forse, per le sboccature più lunghe, sarebbe il caso che si puntasse a meno mesi sui lieviti e più tempo in cantina dopo la sboccatura, magari trovando un modo per evidenziare, a livello di denominazione, questa caratteristica fondamentale per la complessità di un metodo classico.
Sboccature più lunghe servirebbero ancor di più per i Rosé, per adesso il tallone d’Achille della denominazione. Di buoni indubbiamente ve ne sono e crediamo che il problema non stia tanto nella qualità delle uve o nella maestria in cantina ma semplicemente che per questa tipologia si debba andare almeno verso i 36-40 mesi minimi sui lieviti e 7-8 mesi di bottiglia dopo la sboccatura per fargli perdere quelle chiusure e durezze che in molti casi li contraddistinguono.

In definitiva siamo rimasti soddisfatti dai nostri assaggi e abbiamo constatato che quello che dicevamo negli anni passati, si sta lentamente avverando, facendo crescere bene la denominazione.
I Vini Top sono quattro, non molti ma secondo noi occorre puntare più su un altro dato e cioè che quasi il 75% dei vini ha raggiunto e superato gli 80 punti (punteggio per noi buono, perché non spariamo punteggi stratosferici come noccioline) e questo vuol dire che praticamente 3 su 4 Alta Langa sono di ottimo livello. Un grande passo avanti rispetto anche soltanto all’anno scorso, dove gli 80 punti li raggiunsero poco più del 50% dei vini degustati. La crescita, quella vera, si vede soprattutto da qui.