Non è certo facile degustare Albana con chi ha appena scritto un libro su questo vino-vitigno. Per fortuna Giovanni Solaroli non è uno che se la tira e quindi la nostra degustazione al Consorzio dei Vini di Romagna, (che ringraziamo!), è stata piacevole e interessante.
Prima però di parlare di Albana devo dire due parole sugli altri vini bianchi romagnoli che abbiamo degustato: purtroppo i non molti campioni di Trebbiano, Pagadebit e vini da uvaggi vari non erano in numero tale da farsi un’idea precisa e quindi abbiamo deciso di non pubblicare valutazioni , incentrandoci solo su quella che potrei definire l’uva bianca “principessa” della Romagna.
La cosa che mi ha colpito di più nelle quasi quaranta Albana degustate è stata la certezza di avere davanti dei bianchi assolutamente non scontati. Magari uno pensa ad un bianco romagnolo e subito un sorrisino di compatimento prende forma.
Invece bisogna assolutamente levarsi il cappello di fronte a questo vino, che presenta quasi sempre una freschezza che non sfigura con un buon Riesling, una “bianca tannicità” che ricorda il Greco di Tufo, un’aromaticità non certo esasperata ma sicuramente confrontabile con le migliori Garganega.
Dopo questo assaggio posso dire una cosa che neanche Giovanni ha scritto sul suo bel libro, e cioè che l’albana (nella versione secca, di quella dolce, amabile, passita vi parleremo più avanti) è un vino tridimensionale, nel senso che ha tre caratteristiche base (freschezza, tannino accennato ma godibile, aromaticità equilibrata) su cui basarsi sempre e comunque: che poi queste “tre grambe” siano percentualmente più o meno presenti è un altro discorso, ma contribuiscono quasi sempre alla riuscita del vino.
Infatti se andate a vedere i nostri assaggi troverete una percentuale alta di vini sopra agli 80 punti (54%), ottenuta grazie a vini di grande piacevolezza e freschezza, per di più in una vendemmia non certo memorabile.
La 2017 infatti, a livello dei bianchi italiani, non è stata certamente di alto profilo, ma in questa situazione non rosea l’Albana di Romagna si è ritagliata una posizione di tutto rispetto: raramente abbiamo trovato una serie di vini così freschi ma non squilibrati, con una consistenza giusta al palato ed una gamma aromatica precisa e ben dosata. Inoltre pochissimi sono ricorsi alla “panacea” di qualche grammo di zucchero in più o all’utilizzo di uve aromaticamente più marcanti.
Insomma, alla fine dell’assaggio ho capito la passione che ha Giovanni Solaroli per quest’uva-vino e in buona parte l’ho condivisa. Sono convinto che se assaggerete le Albana che hanno ottenuto i punteggi più alti, la condividerete anche voi.