A pranzo da Burton Anderson parlando (anche) del suo prossimo libro sul vino italiano3 min read

Il mondo del vino italiano e non solo  si divide in due parti: chi conosce e chi non conosce Burton Anderson. Per i primi non ci sarebbe bisogno di dire niente, per i secondi invece occorre presentare il giornalista americano che ha fatto conoscere, negli anni Settanta e Ottanta, il vino italiano nel mondo.

Burton, oggi ottantenne con un cervello da ventenne, oltre ad aver scritto centinaia di articoli sul vino italiano per le più importanti riviste estere, ha scritto alcuni libri fondamentali sull’Italia, per esempio quel “Vino” che è stato sicuramente uno dei migliori ambasciatori del  vino italiano nel mondo.

Persona  di una gentilezza assoluta, americano ma di stampo “british” come educazione, dotato di una grande cultura non solo enoica, vive in Italia da più di 50 anni e io ho avuto l’onore e il piacere di conoscerlo circa 25 anni fa.

Lo intervistai per Winesurf qualche anno fa e allora mi disse  cose di una modernità e profondità sconcertante. Mi disse anche che seguiva sempre il nostro giornale con interesse e lo ha dimostrato anche qualche giorno fa, scrivendo un commento al nostro articolo sui punteggi ai vini.

Così ci siamo scambiati due mail e alla fine, per fare due chiacchiere, mi ha invitato a pranzo. A questo punto sono sicuro che tanti amici colleghi saranno invidiosi e con ragione, perché essere invitato a pranzo dal più importante (per me, ma sono sicuro di non sbagliarmi)  giornalista enoico estero  è un grandissimo onore.

Vive immerso in una panorama meraviglioso, in una piccola casa, sulle colline che da Sassofortino guardano verso la Maremma e il mare: da lì nelle giornate  terse si vede l’Isola del Giglio e comunque anche nelle giornate meno limpide il panorama è da urlo.

Abbiamo chiacchierato di tante cose, della vita, del vino, del futuro e a proposito di questo devo darvi una notizia veramente succosa. Burton ha quasi finito di scrivere un libro sui suoi molti anni di vita all’interno del vino italiano.

Si chiama, in maniera molto ironica e parafrasando un grande film di Sergio Leone , Il Buono, il Cattivo e le bollicine (the  good, the bad and the Bubbly)  e  si dipana in una discussione  tra Burton e il suo Alter Ego, attraverso la storia del vino italiano, confrontando il passato con il presente, attingendo anche a quanto ha scritto e pubblicato nel corso degli anni.

Sono felicissimo di poter essere il primo a dare la notizia di questo libro, che sicuramente interesserà a tutti gli appassionati di vino. C’è un però: per ora verrà editato solo in inglese e così mi sono chiesto “Magari c’è qualche editore italiano che non si vuole perdere  le  spumeggianti memorie  di Burton Anderson.”

Non capita tutti i giorni ritrovarsi un libro con la storia del vino italiano e soprattutto con una serie di riflessioni che sicuramente farebbero bene a tutti.

A me ha fatto sicuramente bene andare a trovarlo , sedermi sulla sua terrazza che sembra dominare il mondo, ascoltarlo, mangiare roba buona, bere un gran Chianti Classico (San Giusto a Rentennano 2017)  e strappargli la promessa di un pranzo in uno dei ristoranti facili da raggiungere per entrambi (specie per me) e che tutti e due amiamo, la Galleria a Poggibonsi.

Grazie Burton, alla prossima!

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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