Punteggi vino: arriveremo a dare 110 e lode?4 min read

Nei gialli tre indizi fanno un prova.

1.Qualche giorno fa il mio caro amico e collega Ernesto Gentili ha pubblicato su AcquaBuona un bellissimo articolo, dove parla di quanto  si siano innalzati i punteggi dati ai vini dalle principali guide e esperti mondiali negli ultimi venti anni, naturalmente   senza che a questo sia corrisposto un reale ed  equivalente miglioramento dei vini.

2.In una chiacchierata con una nostra storica redattrice viene fuori che una cantina si è disperata per aver ottenuto quello che noi riteniamo un discreto voto (81) , ma da loro visto come una completa débâcle dato che una rivista americana di grande successo gli aveva conferito almeno 10 punti in più sullo stesso vino.

3.Mi è arrivata per mail una gentile richiesta di spiegazione riguardo alla variazione che abbiamo fatto lo scorso anno, affiancando alle stelle il punteggio in centesimi.

Questi tre “indizi” mi fanno pensare che forse, ogni tanto, una breve spiegazione sui nostri parametri di valutazione (che comunque potete trovare qui) non può fare che bene, specie adesso che stiamo per iniziare la nuova annata di assaggi e di relative pubblicazioni.

Prima di tutto mi preme sottolineare quanto ogni tipo di punteggio  sia una mera convenzione e che usare con parsimonia o meno stelle, centesimi, ventesimi, grappoli etc  non può essere  posto davanti alla cosa veramente importante, cioè la ricerca della comprensione di un vino e di come e perché è nato.

Se Ernesto Gentili è andato indietro di venti anni, confermando a tutti noi quello che già sapevamo, cioè che i voti sono stati, in particolare dalla stampa americana,  piano piano “gonfiati” in una specie di rincorsa  verso i 100/100 io, sposando in pieno le sue parole,  vado ancora più indietro, al tempo in cui a scuola  i voti andavano da 1 (purtroppo!) a 10. In questa scala prendere 7 in un compito era un successo, 8 una cosa meravigliosa, 9 un sogno e 10… praticamente impossibile.

Traslando il tutto in centesimi, mi ricordo che nei primi anni della Guida Vini d’Italia, che allora era del Gambero  Rosso e di Slow Food, una cantina poteva entrare in guida se aveva almeno un vino da 70 punti,  rappresentato da Un Bicchiere. Sopra agli 80 punti si avevano Due  Bicchieri e i Tre Bicchieri scattavano a partire da 90.

Diciamo che nel tempo non credo siano cambiate molto le cose, anche se ammetto che un miglioramento generalizzato della qualità dei vini ci sia stato e anche piuttosto importante.

Anche per questo noi partiamo da punteggi in centesimi attorno al 75, che rappresentano comunque un vino corretto, assolutamente senza difetti, per poi salire. Difficilmente arriviamo a 100, perché la perfezione non è quasi mai di questo mondo.

Uno potrebbe obiettare che il 100/100 ad un vino serve a far parlare non solo di quel vino ma di tutto un territorio, crea interesse, articoli, calamita l’attenzione dei media. Tutto questo è vero ma  noi partiamo da un altro presupposto: non degustiamo e attribuiamo punteggi ai vini per fare o non fare un favore ai produttori, ma per dare indicazioni ai consumatori, agli appassionati.

Per farlo non serve “gasare” i punteggi, ma semplicemente seguire il buon senso, che ti fa capire immediatamente che comunque sopra a 90 punti(spesso anche un gradino sotto) un vino è sicuramente  da provare.  Per  questo lo “scolastico” 8.5, cioè 85 punti, per molti un risultato  disastroso, per noi è una valutazione ottima.

Insomma, i nostri punteggi non seguono e non seguiranno mai “ l’excalation americana”, semplicemente perché riteniamo più giusto valutare i vini come un bravo professore dei miei tempi valutava i nostri compiti in classe o come gli stessi americani valutavano i vini 20 anni fa.

Come dite? Sarà difficile far capire al mercato che un nostro 86-87 vale come un 94-95 di Wine Spectator? Forse  è vero ma, come detto sopra, non abbiamo mai dato voti per compiacere questo o quello ma semplicemente per provare a dare un’indicazione  realistica al consumatore finale.

E realisticamente mi viene da pensare che oramai la scala in centesimi è diventata troppo corta, troppo sfruttata anche negli ultimi e più alti gradini, tanto da essere quasi divenuta una scala decimale, da 90 a 100.

La butto lì come una battuta provocatoria, ma tra poco dalla scala in centesimi si dovrà passare a quella usata per la laurea,  con il 110 e lode (tralasciando il bacio accademico) come punteggio massimo.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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