Vino Nobile: la risposta a Consorzio e Alliance per diradare ogni nebbia3 min read

Non credevano che il nostro articolo sulla situazione creatasi nella zona del Vino Nobile di Montepulciano portasse  a prese di posizione così importanti. Da una parte infatti il consorzio del Vino Nobile di Montepulciano ha scomodato addirittura il suo avvocato, scrivendoci una gentile ma decisa lettera, dall’altra il gruppo dei sei produttori che si riconoscono sotto il logo Alliance ci ha scritto in calce all’articolo stesso.

La posizione del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano

Per questo ci sembra giusto e doveroso rispondere ad entrambi in maniera da chiarire sia la nostra posizione sia, cosa molto più importante per i lettori,  quello che sta accadendo adesso a Montepulciano.

Per prima cosa rispondiamo al consorzio che nella lettera vergata dal suo avvocato, dottor Giuseppe Brini considera “inopportuno l’accostamento del Consorzio alle problematiche esposte nell’articolo”. Anche la veste grafica dell’articolo, con il logo del Consorzio inserito tra le foto, per il consorzio  potrebbe  “indurre il lettore a ritenere che la questione veda il Consorzio quale parte attiva nella diatriba”. Chiedendoci quindi di togliere il logo del consorzio dall’articolo conclude affermando giustamente che il consorzio rappresenta tutti i consorziati e “è pertanto estraneo alle prese di posizione conseguenti al dibattito che, in questi ultimi tempi, è in corso tra i produttori.”

Noi crediamo che un Consorzio di Promozione e Tutela è per sua natura “coinvolto ” in una discussione tra associati, specie quando lo stesso consorzio indice ben tre riunioni dei soci con  all’ordine del giorno questa tematica.

Essere “coinvolto” o essere “parte attiva” non vuol dire certamente parteggiare per x o per y ma semplicemente svolgere il proprio ruolo istituzionale, che è quello di far andare avanti al meglio tutta la denominazione. Per questo noi abbiamo ritenuto importante inserire il logo del consorzio all’interno dell’articolo, per far capire a tutti che, nonostante possibili “fughe in avanti” il consorzio è  comunque presente e attivo e a lui i consorziati tutti si affidano, anche per dirimere situazioni come quella creatasi.

La posizione di Alliance

Per quanto riguarda le annotazioni fatte da Alliance  rispondendo in calce al nostro articolo, per prima cosa ci sentiamo di dire che il nome “Famiglie del Nobile” o “Nobile Alleanza” era stato riportato e evidenziato in varie occasioni da diverse testate, anche estere. Noi ci siamo limitati a far notare che questi termini, non solo erano fuorvianti ma avevano creato una serie di problemi tra i sei e il resto dei produttori della denominazione. Avevamo però anche inserito il link del loro sito internet che adesso parla chiaramente solo di “Alliance”: quindi il nostro ruolo è stato quello di “storici”, nel senso che abbiamo esposto le cose come stavano prima e come stanno adesso. Prima il termine “Nobile” era stato usato, adesso non viene più usato: tutto qui.

Sul fatto che puntino o meno sul sangiovese in purezza anche qui non ci sembra niente di eclatante, osservavamo soltanto la stranezza (ma ognuno è libero di cambiare idea!) che alcune di queste sei cantine erano state tra le principali fautrici del cambio del disciplinare, con il passaggio da 20% a 30% di altre uve ad affiancare il sangiovese. Aggiungevamo quindi che si trattava di un importante cambio di rotta, per noi tra l’altro auspicabile , ben sapendo che la storia del territorio passa attraverso uvaggi tra sangiovese e vitigni autoctoni.

La nostra speranza

In definitiva se bastassero due indizi per fare una prova, potremmo dire che le prese di posizione di Consorzio e Alliance dimostrano quello che bonariamente potrebbe essere definito “un certo subbuglio nella denominazione”. Speriamo che tutto si tranquillizzi e si chiarisca in fretta, nel frattempo  pensiamo si possa considerare  come fattore positivo che tutto questo potrà servire almeno a far parlare di Vino Nobile di Montepulciano

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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