Un libro per capire che un Centesimino (di Oriolo) vale molti euro2 min read

Chi scrive ha il ripetuto piacere di perdere la battaglia contro la barbara voglia di sforbiciare le migliaia di battute che compongono i meravigliosi (da qui il piacere) articoli di Francesco Falcone.

Per il mondo del web gli articoli lunghi o lunghissimi  rappresentano (in teoria) un ostacolo alla lettura, ma avventurarsi nei suoi scritti ti fa capire che le parole, oltre che un’estensione e un peso, hanno anche un profumo e quelle di Francesco  sanno sempre di buono.

Ma Falcone, come tutte le persone cocciutamente imprevedibili, riesce sempre a sorprenderti: chiedendogli una copia del suo libro sul Centesimino di Oriolo e conoscendo la lunghezza dei suoi articoli mi aspettavo  un in-folio di 5 chili e mi sono visto recapitare un libretto 16×12 di nemmeno cento grammi, che però profumava tanto di buono.

In queste cinquanta paginette  aromatizzate al Centesimino di Oriolo, Francesco riesce a condensare tutto: non solo la storia del vitigno e dei pochi produttori che a ad Oriolo dei Fichi (un paese con il nome che profuma già di suo) lo producono, l’andamento vendemmiali degli ultimi anni, l’importanza dei vitigni autoctoni o territoriali e il loro compito contro l’appiattimento enoico mondiale.

Francesco, con la sua solita prosa accattivante e minuziosa, ci  presenta anche  i personaggi che hanno reso possibile tutta questa storia. Conosciamo così Pietro Pianori, vero e proprio salvatore del vitigno, Don Antonio Baldassarri, che col savignone rosso (alias centesimino) ci campava prima che arrivasse l’Istituto per il Sostentamento del Clero, e poi Nino Tini, “professore, vignaiolo e Poeta contadino” e Mauro Altini, presidente dell’associazione Torre di Oriolo.

Naturalmente conosciamo anche le sette cantine che producono Centesimino di Oriolo, sia “spalmate” sulla mappa del comune, sia presentate e commentate una per una.

Mano a mano che andavo avanti nella gustosa lettura provavo ad immaginarmi le facce degli attori di questa bella storia: qualcuna rubiconda, qualcuna con un pizzico di gravità, altre con i tratti segnati dal sole e dal mare della Romagna, ma in tutte intravedevo l’orgoglio di poter presentare al mondo, grazie a Francesco, un vitigno  particolare, un’uva in cui credono.

Insomma, come ho già avuto modo di dire, per combattere la globalizzazione enoica basta versare un Centesimino e, già che ci siamo, qualche euro in più per il libro.

 

Centesimino di Oriolo, Francesco Falcone, Quinto Quarto editore, € 10

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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