Chi scrive ha il ripetuto piacere di perdere la battaglia contro la barbara voglia di sforbiciare le migliaia di battute che compongono i meravigliosi (da qui il piacere) articoli di Francesco Falcone.
Per il mondo del web gli articoli lunghi o lunghissimi rappresentano (in teoria) un ostacolo alla lettura, ma avventurarsi nei suoi scritti ti fa capire che le parole, oltre che un’estensione e un peso, hanno anche un profumo e quelle di Francesco sanno sempre di buono.
Ma Falcone, come tutte le persone cocciutamente imprevedibili, riesce sempre a sorprenderti: chiedendogli una copia del suo libro sul Centesimino di Oriolo e conoscendo la lunghezza dei suoi articoli mi aspettavo un in-folio di 5 chili e mi sono visto recapitare un libretto 16×12 di nemmeno cento grammi, che però profumava tanto di buono.
In queste cinquanta paginette aromatizzate al Centesimino di Oriolo, Francesco riesce a condensare tutto: non solo la storia del vitigno e dei pochi produttori che a ad Oriolo dei Fichi (un paese con il nome che profuma già di suo) lo producono, l’andamento vendemmiali degli ultimi anni, l’importanza dei vitigni autoctoni o territoriali e il loro compito contro l’appiattimento enoico mondiale.
Francesco, con la sua solita prosa accattivante e minuziosa, ci presenta anche i personaggi che hanno reso possibile tutta questa storia. Conosciamo così Pietro Pianori, vero e proprio salvatore del vitigno, Don Antonio Baldassarri, che col savignone rosso (alias centesimino) ci campava prima che arrivasse l’Istituto per il Sostentamento del Clero, e poi Nino Tini, “professore, vignaiolo e Poeta contadino” e Mauro Altini, presidente dell’associazione Torre di Oriolo.
Naturalmente conosciamo anche le sette cantine che producono Centesimino di Oriolo, sia “spalmate” sulla mappa del comune, sia presentate e commentate una per una.
Mano a mano che andavo avanti nella gustosa lettura provavo ad immaginarmi le facce degli attori di questa bella storia: qualcuna rubiconda, qualcuna con un pizzico di gravità, altre con i tratti segnati dal sole e dal mare della Romagna, ma in tutte intravedevo l’orgoglio di poter presentare al mondo, grazie a Francesco, un vitigno particolare, un’uva in cui credono.
Insomma, come ho già avuto modo di dire, per combattere la globalizzazione enoica basta versare un Centesimino e, già che ci siamo, qualche euro in più per il libro.
Centesimino di Oriolo, Francesco Falcone, Quinto Quarto editore, € 10