La Campania non è solo fiano e greco, ma anche questa splendida Falanghina di Pozzuoli, ultima nata di casa Babbo, dai profumi di timo, macchia mediterranea, cedro.
Nasce sulle alture dell’Irpinia, a oltre 600 metri di altezza vicino Calitri. Qui, nella tenuta di Pierluigi Zampaglione Sebastiano Fortunato racconta un Fiano netto e pulito, fresco, appena leggermente macerato.
L’annata 2016 giudicata tra il buono e l’ottimo in primavera, mostra a distanza di qualche mese il suo vero volto che è quello di una annata non felicissima con vini spesso di poca consistenza sia olfattiva che gustativa.
Qui l’Aglianico è l’uva rossa da vino dominante, quella sulla quale i produttori puntano maggiormente per produrre qualità. Non è infatti un caso che i vini a base di Aglianico che abbiamo assaggiato nella nostra trasferta in Sannio rappresentassero l’80% dei vini rossi in purezza che ci sono stati proposti.
Da vino mediatico a brutto anatroccolo di cui non parlare mai. E’ la metamorfosi del Patrimo, vino rosso dell’anno per la Guida dei Vini Gambero Slow Food nella vendemmia 2000 lanciato nel 1999 a centomila lire da Enzo Ercolino, allora patron dei Feudi di San Gregorio e protagonista incontrastato della scena vitivinicola regionale.
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Siamo a Vietri su Mare: il primo paese, famoso per le sue ceramiche, della Costiera Amalfitana venendo da Salerno. Bastano due chilometri per cambiare prospettiva e iniziare a vedere il paesaggio in verticale. Due chilometri di curve in ascensione, dentro la piccola frazione di Raito dove dieci anni fa è iniziata l’avventura di Patrizia Malanga. … Continua a leggere
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