Bianchi campani 2016-2017: Fiano e Greco di livelli siderali2 min read

Uno dei compiti più gravosi per chi deve fare una guida vini è raccogliere i campioni dei produttori campani, in particolare irpini. Un compito degno della pazienza di Giobbe e delle fatiche di Ercole, che non sarebbe comunque arrivato in porto senza l’aiuto di alcuni amici che qui vogliamo citare e ringraziare: Diana  Cataldo, Massimo Iannacone, Giuseppe Iannone, Luigi Sarno e  Pasquale Carlo. A  loro va il nostro grazie.

Le degustazioni dei bianchi campani si sono focalizzate su  quattro vitigni: fiano, greco, falanghina e coda di volpe e verranno pubblicate in due momenti diversi. Iniziamo “col botto” sia  con il vitigno principe della Campania (quasi sicuramente il miglior vitigno autoctono italiano) sia con il suo degno alfiere: in altra parole parleremo adesso di  fiano e greco.

Nella due degustazione non troverete solo i vini DOCG (Fiano di Avellino e Greco di Tufo)  ma anche i vini DOC e IGT di altre denominazioni campane: vi farete così un quadro più completo e chiaro di come questi due vitigni vengano declinati in regione. Troverete inoltre vini di varie annate, entrati però in commercio quest’anno,  ma naturalmente la stragrande maggioranza sono  delle ultime due vendemmie in commercio (2017-2016).

Ma veniamo ai vini: basta dare un’occhiata ai risultati degli assaggi, con  complessivamente oltre un  quarto dei vini degustati ( 14 fiano su quasi 50  e 11 greco su poco più di 40) tra i vini Top per capire il livello raggiunto in Campania da questi due vitigni. Livello “vidimato” dai moltissimi vini che hanno comunque ottenuto alti punteggi.

Scendendo più nel particolare  abbiamo avuto la sensazione che la 2016 sia stata una grande vendemmia, superiore per generale complessità e profondità  alla 2017. L’anno prossimo, con l’uscita di tante selezioni avremo più o meno conferma di questa sensazione, ma per adesso ci teniamo stretta la 2016.

Non ci nascondiamo dietro un dito e ammettiamo che questi due vitigni si esprimono bene soprattutto in Irpinia anche se, Sannio in primis, qualcosa dalle altre parti sta nascendo. E’ però tra le ruvide colline  di Tufo che il greco mostra tutta la sua croccante tannicità e la sua spesso sulfurea nota aromatica;  è sempre sui pendii irpini, a quote altimetriche anche molto diverse, che il fiano compie il miracolo di mostrarsi elegante ma spietatamente di corpo e maledettamente profondo. Anche la sua tenuta nel tempo è proverbiale, mentre invece il greco mostra ancora qualche incertezza.

Ma la cosa più bella di questi due vini-vitigni è la loro riconoscibilità , che si esprime in un range non certo piccolo ma che comunque ha in ogni declinazione uno “spicchio di sana ruvidezza” per il greco e di “nobiliare ma concreta eleganza” per il fiano.

Insomma, anche se in queste zone raccogliere i vini per gli assaggi è un lavoraccio, questo lavoraccio viene abbondantemente ripagato dai risultati.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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