Terza edizione di Ciak Irpinia, che si sposta nelle grandi sale della Dogana dei Grani ad Atripalda con una due giorni sempre meglio organizzata e sempre più rappresentativa di un territorio che sicuramente merita molto di più
L’errore più grave che si può commettere visitando l’Irpinia è considerarla dal punto di vista enoico una regione del Sud. Se geograficamente si identifica con la provincia di Avellino e si trova poco più a sud di Napoli, dal punto di vista vitivinicolo è molto più simile ad alcune zone del nord.
L’Appennino Campano, sulle cui pendici giacciono gran parte dei vigneti della zona, é una barriera che catalizza ad ovest le influenze atmosferiche che provengono dal Tirreno e dall’Atlantico e ad est quelle provenienti dal centro Europa e dalla Siberia.
Una dorsale in cui le escursioni termiche sono notevoli e le uve hanno normalmente acidità alte e ph che spesso non si incontrano neanche a nord. Questo permette di avere vini bianchi freschi e con un ottimo corredo aromatico.
Il millesimo 2018 pur con andamenti alterni: primavera molto piovosa, estate bizzarra con lunghi periodi di sole e caldo intervallata da frequenti piogge; è stato considerato dalla commissione tecnica territoriale presieduta dal Prof Moio “Qualitativamente molto buono e particolarmente espressivo delle peculiarità del territorio, con vini bianchi di grande complessità, intensità e finezza di aromi su un profilo gustativo verticale molto fresco “
Le degustazioni che hanno preceduto l’intervento tecnico hanno tracciato un quadro molto aderente alle dichiarazioni del comitato tecnico, anche se in tutti i casi un giudizio più meditato (e che ve lo dico a fare) andrebbe rimandato almeno di un anno.
Buona, fresca e godibile la Falanghina, niente affatto banale. Altro discorso per il Fiano che mostra sempre la grande potenzialità di questo splendido vitigno ma che non sempre riesce ad esprimersi compiutamente nell’immediato.Comunque in media ha mostrato buona struttura e corredo olfattivo preciso anche se ancora in embrione.
Anche il Greco è sulla stessa lunghezza d’onda e per certi versi risulta più pronto e forse in questo momento più godibile. I vini irpini escono fuori sulla lunga distanza e a volte anche lunghissima, come succede con il Taurasi che nell’annata 2015, in degustazione, si mostra già godibile con tutte le riserve della sua giovane età, nonostante ancora qualche ingenuità stilistica che riguarda l’uso dei legni.