Ciak Irpina 2019, un bel quadro sul vino irpino2 min read

Terza edizione di Ciak Irpinia, che si sposta nelle grandi sale della Dogana dei Grani ad Atripalda con una due giorni sempre meglio organizzata e sempre più rappresentativa di un territorio che sicuramente merita molto di più

L’errore più grave che si può commettere visitando l’Irpinia è considerarla dal punto di vista enoico una regione del Sud. Se geograficamente si identifica con la provincia di Avellino e si trova poco più a sud di Napoli,  dal punto di vista vitivinicolo è molto più simile ad alcune zone del nord.

L’Appennino Campano, sulle cui pendici giacciono gran parte dei vigneti della zona, é una barriera che catalizza ad ovest  le  influenze atmosferiche  che provengono dal Tirreno e dall’Atlantico e ad est quelle provenienti  dal centro Europa e dalla Siberia.

Una dorsale in cui le escursioni termiche sono notevoli e le uve hanno normalmente acidità alte e ph che spesso non si incontrano  neanche a nord. Questo permette di avere vini bianchi  freschi e con un ottimo corredo aromatico.

Il millesimo 2018  pur con andamenti alterni: primavera molto piovosa, estate bizzarra con lunghi periodi di sole e caldo  intervallata da frequenti piogge;  è stato considerato dalla commissione tecnica territoriale presieduta dal Prof Moio “Qualitativamente molto buono e particolarmente espressivo delle peculiarità del territorio, con vini bianchi di grande complessità, intensità e finezza di aromi su un profilo gustativo verticale molto fresco “

Le degustazioni che hanno preceduto l’intervento tecnico hanno tracciato un quadro molto aderente alle dichiarazioni del comitato tecnico, anche se in tutti i casi un  giudizio più meditato (e che ve lo dico a fare) andrebbe rimandato almeno di un anno.

Buona,  fresca e godibile la Falanghina, niente affatto banale. Altro discorso per il Fiano che mostra sempre la grande potenzialità di questo splendido vitigno ma che non sempre riesce ad esprimersi compiutamente nell’immediato.Comunque in media ha mostrato buona struttura e corredo olfattivo preciso anche se ancora in embrione.

Anche  il Greco è sulla stessa lunghezza d’onda e per certi versi risulta più pronto e forse in questo momento  più godibile. I vini irpini  escono fuori sulla lunga distanza e a volte anche lunghissima, come succede con il Taurasi che nell’annata 2015, in degustazione, si mostra già godibile con tutte le riserve della sua giovane età,  nonostante ancora qualche ingenuità stilistica che riguarda l’uso dei legni.

Pasquale Porcelli

Non ho mai frequentato nessun corso che non fosse Corso Umberto all’ora del passeggio. Non me ne pento, la strada insegna tanto. Mia madre diceva che ero uno zingaro, sempre pronto a partire. Sono un girovago curioso a cui piace vivere con piacere, e tra i piaceri poteva mancare il vino? Degustatore seriale, come si dice adesso, ho prestato il mio palato a quasi tutte le guide in circolazione, per divertimento e per vanità. Come sono finito in Winesurf? Un errore, non mio ma di Macchi che mi ha voluto con sé dall’inizio di questa bellissima avventura che mi permette di partire ancora.


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