Ed eccoci alla seconda parte dei nostri assaggi campani, che riguardano la falanghina e la coda di volpe: il primo vitigno è oramai divenuto di livello nazionale, il secondo sicuramente è meno conosciuto e meno piantato ma dimostra sempre più appeal.
Prima di tutto vogliamo ringraziare il Consorzio Vini Sannio, nelle figure del direttore Nicola Matarazzo, del presidente Libero Grillo e di Pasquale Carlo, per l’aiuto che ci hanno dato. Nelle due degustazioni troverete anche vini dell’Irpinia e di altre zone campane, degustati in altri momenti.
Nelle degustazioni dell’anno scorso scrivevamo della nostra sorpresa nell’aver constatato in più occasioni come il Sannio avesse fatto passi da gigante in senso qualitativo. Quest’anno non possiamo che confermare quella che non è più una tendenza ma una realtà in fase di consolidamento.
Se la falanghina nel Sannio resta il vitigno di riferimento, non possiamo non notare che l’effetto domino sta coinvolgendo anche la coltivazione e la vinificazione di altri vitigni, come coda di volpe, fiano e greco. Forse coda di volpe e fiano non si trovano proprio a loro agio nelle terre sannite, meglio il Greco, su cui converrebbe porre un maggior attenzione
Tornando alla Falanghina la qualità dei vini è in continua crescita, anche a dispetto di un’annata come quella del 2017 tra le più siccitose degli ultimi 15 anni, segno della migliorata attenzione in vigna. Le degustazioni hanno evidenziato mediamente una maggiore morbidezza e concentrazione, mentre olfattivamente sono emerse molte bene le caratteristiche varietali, disegnando un quadro di sensazioni floreali e fruttate con cenni di mineralità molto piacevoli. Complessivamente un’annata sicuramente non straordinaria, ma decisamente buona anche per le falanghina dell’Irpinia, di solito con connotazioni di netta freschezza e corpo leggermente più ampio e sostanzioso.
Per quanto riguarda invece la Coda di Volpe i risultati, pur con delle punte molto interessanti, non sono stati eccezionali: sicuramente c’è una buona pulizia espressiva , una netta chiarezza aromatica che qualche anno fa non era presente. Quindi una crescita c’è stata, anche dal punto di vista quantitativo, con sempre più etichette presenti sul mercato.