Come, studiando contabilità, ti ritrovi ad allevare piccioni (e che piccioni!)4 min read

Una delle cose più difficili della vita è scegliere il giusto tragitto scolastico. A undici anni era per me impensabile fare una scelta consapevole. Mi fidai del mio babbo che mi fece studiare da contabile, poi visti i risultati positivi mi fece giungere fino a prendere il diploma di ragioniere.

Lui era meccanico in una Fattora della Maremma sotto la guida di mio nonno, già “Conduttore di Macchine a Vapore” fin dai tempi della prima guerra mondiale. L’allievo bruciò le tappe e a solo 20 anni era già capo officina con oltre venti di dipendenti ai suoi ordini, tra trattoristi, fabbri, tornitori, e ragazzi di bottega.


Con la riforma agraria dei primi anni ’50 le grandi aziende agricole dell’epoca, come quella dove lavoravano i miei, subirono un drastico ridimensionamento e i più furono costretti a cercarsi nuovi lavori.
Fu così che già nei primi anni ’60 mio babbo aveva messo in piedi una società per la progettazione e la fabbricazione di attrezzi per l’agricoltura e per l’edilizia. Io stavo terminando gli studi e si pensò subito che il posto per me sarebbe stato come contabile della nuova società. E così andò: terminato il servizio militare entrai a titolo definitivo nell’amministrazione della società. Il genio del mio babbo fece bruciare in breve tempo all’azienda le tappe verso un lusinghiero successo.
Lui si occupava della parte tecnica, io della parte contabile e così lui pensava le cose si sarebbero poi dovute sviluppare in seguito. Purtroppo babbo mancò dopo nemmeno un anno.
Io avevo 24 anni e di progettazione e costruzione di macchinari ne sapevo veramente poco ma essendo il maggiore di tre fratelli mi presi la responsabilità di continuare la strada.
Furono assunti tecnici per la progettazione, ma anche io mi lasciai coinvolgere in questa attività.
Lo stesso fu per l’aspetto commerciale perché vendevamo oramai su tutto il territorio italiano e poi saremmo arrivati anche sull’estero. Più che nuovi attrezzi e macchinari si lavorò a perfezionare quello che lui aveva progettato e realizzato.
Mi ritrovai a fare un qualcosa per cui non avevo studiato, ma, come si dice, feci di necessità virtù e in qualche maniera me la cavai. Anzi, anche con successi commerciali piuttosto importanti come aver venduto i nostri macchinari in cantieri prestigiosi come la Torre Maine Montparnasse ed il Palazzo dei Congressi a Parigi.
Mi veniva da riflettere su come è strana la vita, ritrovarsi a fare un mestiere che nemmeno avresti potuto immaginare! Ma le vere sorprese non dovevano finire qui.

Dopo una quindicina di anni per incomprensione con gli altri soci decido di lasciare la società. Ovviamente mi metto a fare subito quello per cui avevo studiato, e iniziai con fare l’assistenza ai contribuenti per la denuncia dei redditi, ma anche l’avviamento delle contabilità con il PC che proprio in quel momento stava prendendo piede.
Le cose cominciano ad andare bene e in tre anni metto in piedi un discreto numero di clienti. Ovviamente era il caso di prendere tutto quello che si presentava sul mercato e fui così che mi venne offerta la tenuta contabile di una nuova Azienda Agraria nel paese di Roccatederighi. Si trattava di un’azienda che un signore svizzero aveva acquistato da qualche anno e stava strutturando con una notevole capacità di budget per i nuovi investimenti.
L’azienda aveva nello stemma i simboli della propria produzione: un colombo, un ariete e una ciocca d’uva. Stavano appunto a significare un allevamento di piccioni da carne, un gregge di pecore di razza Massese e una vigna con annessa cantina per la produzione di vini.

Il proprietario veniva in Italia ogni due o tre mesi e quindi anche la guida dell’azienda doveva essere affidata ad un responsabile. Vuoi per la passione che misi nel lavoro, vuoi per certe caratteristiche da ex imprenditore che forse il proprietario vide in me, dopo pochi mesi mi chiese prima di assumere part time la gestione e poco dopo di essere assunto a capo della sua azienda. Io avevo avviato il nuovo lavoro della professione da commercialista, ma la proposta economica era assai interessante. Ma soprattutto la possibilità di realizzare un’azienda con programmi nuovi e interessanti mi attraeva. Un’occasione che “capita una volta nella vita!” e io approfittai e divenni direttore dell’Azienda Agraria Meleta,. E sottolineo il “direttore” perché il proprietario mi fece stampare i bigliettini da visita con questa dizione specificandomi che lui voleva un direttore non un “fattore” perché gli avevano raccontato cose poco piacevoli su questi personaggi.

E così mi ritrovai a fare un lavoro che veramente andava al di là di ogni mia immaginazione. In poco più di dieci anni furono investiti oltre dieci miliardi di lire. Realizzammo l’allevamento di piccioni da carne più grande d’Italia, il primo mattatoio per piccioni con bollino CEE, un depuratore a fanghi attivi. I nostri clienti erano in Svizzera come in Inghilterra, ma soprattutto nei migliori ristoranti più o meno stellati d’Italia. Nel vino ho collaborato con tecnici di primissimo livello, e enotecnici superstar. Abbiamo realizzato vini del territorio, ma anche con uvaggi internazionali. E infine anche una batteria di caratelli per un Vinsanto realizzato con il metodo classico. Le pecore di razza Massese fornivano latte per un vicino caseificio e stupendi agnelli, anche per i dipendenti dell’azienda!
E per la seconda volta nella vita mi ritrovai ad occuparmi di qualcosa che mai avrei immaginato.

Roberto Tonini

Nato nella Maremma più profonda, diciamo pure in mezzo al padule ancora da bonificare, in una comunità ricca di personaggi, animali, erbe, fiori e frutti, vivendo come un piccolo animale, ho avuto però la fortuna di sviluppare più di altri olfatto e gusto. La curiosità che fortunatamente non mi ha mai abbandonato ha fatto il resto. Scoperti olio e vino in tenera età sono diventati i miei migliori compagni della vita. Anche il lavoro mi ha fatto incrociare quello che si può mangiare e bere. Scopro che mi piace raccontare le mie cose, così come a mio nonno. Carlo mi ha invitato a scrivere qualche ricordo che avesse a che fare con il mangiare ed il bere. Così sono entrato in questa fantastica brigata di persone che lo fanno con mestiere, infinita passione e ottimi risultati. 


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