Stampa estera. Wine Spectator, vol. 46, n.15: Bordeaux 2019, Oregon Pinot Noir e altro6 min read

“Il dinamico duo della Napa”, ossia Andy Erickson e Annie Favia, coppia di winemaker a Coombsville, rappresenta il titolo maggiore di copertina di questo numero. Fanno loro compagnia I migliori Bordeaux dell’annata 2019, Pinot dell’Oregon di grande impatto e donne star del vino. Poi, naturalmente, tutte le notizie, il feedback dei lettori, le rubriche di GrapeVine, le pagine dei columnist (MaryAnn Worobiec sugli strani “vini” di Aaliyah Nitoto, Tim Fish su Charles Smith e i vini di Washington), gli assaggi della “Buying Guide” da tutto il mondo.

Non mi soffermerò sulla iconica coppia di winemakers californiani a cui é dedicate la cover story di questo numero perché, benché si tratti di personaggi molto conosciuti in America, sono di minore interesse per i lettori italiani,  né sulle donne celebri del vino (le grandi ereditiere e il nuovo volto delle successioni degli imperi vitivinicoli: tra queste Albiera Antinori e Gaia Gaia) , mentre dedicherò maggiore attenzione ai Bordeaux e ai Pinot dell’Oregon .

Dell’ottima, pur se disomogenea annata 2019 a Bordeaux parla James Molesworth. Non si tratta di un report esaustivo che copra l’intera area bordolese, ma solo le denominazioni maggiori della Left e della Right Bank :  inutile cercarvi i vini delle appellazioni minori della Riva sinistra, come Moulis o Listrac,  e dell’Haut-Medoc , e altrettanto di Fronsac , del Castillonnais e dei satelliti di Saint-Emilion. La valutazione dell’annata per WS é di 93/100: meglio della 2017, ma meno brillante della 2018 (96/100).

La vendemmia 2019 é stata caratterizzata da un’estate estremamente calda e secca, pur se temperata da qualche benefica pioggia, da cui hanno tratto maggior beneficio i cabernet sauvignon . I vini della Left Bank risultano ricchi e fruttati, ma con una scarsa omogeneità nella rifinitura dei tannini, finissima in alcuni, più austera in altri. Leggermente meno favorevole é stata l’annata nella Right Bank (92/100), nella quale la siccità e le ondate di calore hanno avvantaggiato i siti più freschi con una migliore capacità di ritenzione idrica, come i suoli argillosi di Pomerol.

Come sempre, negli ultimi anni, a soffrire di più del cambiamento climatico sono stati I vini moelleux di Sauternes e Barsac (91/100), nelle cui aree la botrytis si é sviluppata con più difficoltà, in una sola ondata , anziché multipla come di solito. Le uve sono risultate sane, ricche e succose, ma ciò che manca é la complessità dei vini, inferiore a quella delle annate di vertice. Non occorre un  commento lungo e dettagliato degli assaggi, che rispecchiano ampiamente la gerarchia ufficiale dei crus, con Lafite- Rotschild e Mouton-Rotschild Premiers crus di Pauillac, con la sola (ricorrente) intrusione di Léoville-Las Cases, in testa con 98/100. Dietro di loro, a quota 97, Pichon-Baron e, con 96 punti, Haut-Brion, Cos d’Estournel, Montrose e Calon-Ségur, gli altri due Léoville, Pichon-Longueville e Lynch-Bages. Esclusi dalle posizioni di vertice risultano  i grandi Margaux (95/100  Ch. Margaux e 94 Palmer), mentre manca Latour, probabilmente non in degustazione. Nella  Right Bank, su tutti Cheval Blanc ,97/100 in condominio con tre Pomerol (Pétrus, Trotanoy e  Vieux Château-Certan), raggiungono 96/100 altri due Pomerol (L’Evangile e La Fleur-Pétrus), e La Mondotte a Saint-Émilion. Gli altri Grand Crus Classés A (Ausone, Pavie, Angélus) non sono nella lista.Tra  i bianchi secchi , dietro Y d’Yquem (96/100), sono  con un punto in meno Haut-Brion e Le Pavillon Blanc di Margaux, a sottolineare che Pessac-Léognan non é la sola a possedere il monopolio dei grandi bianchi di Bordeaux (tra i migliori anche i bianchi secchi di Valandraud e Cos d’Estournel, appaiati a La Mission-Haut Brion). Tra i grandi Pessac si fermano a 93/100 il Domaine de Chevalier, Smith-Haut Lafitte, Pape-Clément e Larrivet-Haut Brion. Quanto ai vini moelleux, l’insolito l’Extravagant di Doisy-Daëne (94/100) precede Dosy-Daëne, Guiraud e Suduiraut, con 93/100, mentre Coutet é a quota 92. Come d’abitudine, il report annuale é completato dalla Alphabetical List, con l’elenco degli Châteaux di tutte le aree bordolesi, con nomi, valutazioni e prezzi delle cuvées degustate.

Tim Fish firma il report sul Pinot noir dell’Oregon, sempre migliore sul piano della qualità, come dimostra la fortunate striscia di annate dalla 2014 alla 2019, sempre abbondantemente sopra I 90 punti. Nonostante vi si producano anche ottimi chardonnay e pinot gris, non c’é dubbio che la star del territorio sia il Pinot nero. WS ha assegnato alla eccellente annata 2019 ben 97/100, come alla fortunatissima annata 2016: 2015 e 2017 hanno raggiunto quota 95 e solo la 2018, salvata dale piogge di metà settembre da una stagione molto calda e secca, si é femata al punteggio comunque molto lusinghiero di 94. I vignaioli dell’Oregon hanno di che rallegrarsi della grande riuscita del 2019 (pinot molto classici, dalla struttura elegante e finemente aromatici, favoriti dalle piogge che hanno temperato una stagione molto calda in prossimità della vendemmia), visto che la 2020 é stata funestata dagli incendi selvaggi che hanno colpito un po’ tutta la regione, mettendo a grave rischio la vendemmia.  I produttori di  ottimo livello sono ormai parecchi. Tra le migliori cuvée, spiccano quelle di Zena Crown Vineyard, solita ritardare di un anno la loro messa in commercio: il suo Pinot di Eola-Amity Hills  Slope del 2018 ha spuntato 96/100, migliore punteggio della degustazione,  e la cuvée Conifer  2018, proveniente dallo stesso territorio, si é fermata solo un punto al di sotto.

Tra i vini che hanno raggiunto il “classic score” di 95/100, insieme alle due selezioni dell’annata 2019  di Bergström  (Chehalem Mountains Silice e Le Pré du Col Vineyard di Ribbon Ridge),  sono anche quelle di Drouhin a Roserock (2018 e 2019) , ma risultati eccellenti sono stati conseguiti da altre cantine, come Evening Land, Soter, Beaux-Frères  e il Domaine Serène. Va anche considerato l’ottimo rapporto qualità/prezzo (siamo sui 50-75 dollari, ben lontani dagli oltre 250 di un buon Cabernet californiano). Segnalo in proposito la Grande Cuvée 2019, Pinot noir della Williamette Valley di Solena, 93/100 per soli 25 dollari. Quanto alla “Buying Guide” che chiude il numero, le vetrine dei vini Top sono questa volta pressoché riservate ai Bordeaux e, in minor misura, ai rossi dell’Oregon.

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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