Stampa estera a portata di clic: Wine Spectator, vol. 42, no.11 20173 min read

In copertina campeggiano quattro bottiglie di marche diverse di Tequila. E’appunto alla Tequila (“il liquore che tutti bevono”: sarà vero?) che è dedicato il titolo grande, oltre ad un ampio servizio che apre questo secondo numero di novembre.

Si comincia con l’articolo di Gordon Mott alla ricerca dello spirito del Messico. Naturalmente non si può tacere del Mezcal, preparato col solo cuore dell’agave. La procedura di preparazione (dalla pianta alla bottiglia)  è illustrata in un secondo articolo più breve, che segue. Si chiude l’argomento con la presentazione di una selezione di Tequila pregiate.

Al Messico è dedicato anche il menu di festa di WS. Lo troviamo più avanti in un coloratissimo servizio  di Owen Dugan, con il dettaglio delle ricette, preparate dallo chef Victor Flores, cuoco a Manhattan, ma nativo  messicano nella regione di Acapulco.

In questo numero molto misto ci sono poi un denso report di James Molesworth sul boom dei vini del Rodano,  un servizio sul revival dei Cava spagnoli  e un altro sul “magico” Merlot californiano.

Riguardo al primo, sia il Nord che il Sud della regione vengono da due grandi annate, la 2015 e la 2016, su valori similari a quelli del 2010. Nella selezione di Molesworth il vertice è per uno Châteauneuf-du-Pape del Domaine di St. Préfert appunto della vendemmia 2015: 99 punti su 100. Chiude l’argomento un focus sulle (grandi) promesse del 2016 nella Valle del Rodano.

I Cava: ne parla Alison Napjus, che presenta poi i suoi “raccomandati”. Il punteggio più alto (92/100) lo spunta un Cava nature della Casa Recaredo Mata Casanovas del 2005. La stessa azienda occupa altri tre dei primi dieci posti con le valutazioni più alte con altre cuvées. Nell’articolo che segue, collegato al precedente,si parla delle quattro cantine leader del momento.

Infine il Merlot californiano, presentato da Kim Marcus. Il declino della popolarità di questa varietà, in California, era cominciato con il film “Sideways”, che, oltre a far impennare la passione degli americani per il Pinot noir, aveva  messo in ombra il Merlot. Invece, secondo Marcus, i Merlot californiani  sono di qualità eccellente. L’azienda leader è la Duckhorn Winery, che non casualmente piazza tre suoi vini al vertice della graduatoria dei top score dei Merlot californiani (tacendo del quinto posto assoluto, occupato da un altro vino nella stessa graduatoria).

Siamo infine arrivati alla Buying Guide. Questa volta c’è un solo vino italiano tra quelli di vertice, e non è né piemontese né toscano: si tratta  del Taurasi Radici riserva di Mastroberardino del 2009, che spunta 95 punti. I vini italiani, invece, abbondano tra quelli smart: ben cinque (tre toscani, un Soave classico e un Montepulciano d’Abruzzo).

Nella pagina “didattica” di Dr. Vinny questa volta si parla di vini del Rodano. Oltre a tutto quanto detto finora, ci sono poi , come sempre, oltre all’editoriale (anche questo dedicato al Messico e alla Tequila),le lettere dei lettori, le consuete rubriche (i fatti, il perfect match,la retrospettiva…) e le pagine dei columnists: Laube (il big moment delle grandi-nel senso di grande formato-bottiglie) e Kramer (grandi degustatori si nasce o si diventa?).

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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