Stampa estera a portata di clic: Decanter, n° 10, August 20175 min read

Gran malloppone, questo numero di agosto. Sì, perché alle 122 pagine “normali”, si aggiungono le 306 del supplemento che lo accompagna, dedicato ai World Wine Awards 2107.

Cominciamo dalla rivista base. In copertina (of course, é agosto) i rosé, a cui é anche dedicato il titolo più grande. Poi vini di Macon, le vigne delle celebrità,vintage report sulla grande annata 2012 del Brunello ( e dei rossi di Montalcino del 2015).

Più in piccolo: viaggio in Toscana, Assyrtiko , spumanti inglesi, Sauvignon della Nuova Zelanda.

La grande foto a colori a due pagine che apre il numero é quella di Mc Graw Vineyard, nella Okanagan Valley, nella British Columbia canadese.

Poi seguono: l’editoriale di Stimpfig, sulla trionfale cavalcata dei rosè in Francia e nel mondo ( e in Italia?), le notizie del mese  (ancora gli effetti della Brexit, il successo del vino inglese ai Decanter Awards, la scomparsa del grande Georges Vernay e del “borgognone” Richard Ward, vignaiolo a Carneros),  le lettere dei lettori,  le pagine degli editorialisti di Decanter,  Jefford (ancora su vini delle celebrità),Johnson (il fascino dello Sherry).

Il primo servizio di questo numero é , come già annunciato in copertina, dalle vigne delle celebrità: non a caso ad aprirlo é una foto di Francis Ford Coppola a Inglenook. Ma , oltre ai protagonisti del mondo del cinema (come dimenticare la coppia, forse in ricomposizione Jolie-Pitt?), ci sono anche musicisti, sportivi, e persino Presidenti di stati, come Trump. I vini con i punteggi più alti agli assaggi? Lo Champagne Gold Brut di Armand de Brignac, di cui é comproprietaria la star rap Jay Z, ma si comportano molto bene anche i vini dei cineasti (il Rubicon di Coppola e il Pinot noir neozelandese di Michael Seresin, non sfigura affatto il rosé Miraval di Brangelina).

E il servizio che segue è appunto dedicato ai migliori 30 rosé.C’è molta Provenza (otto su 30, tra cui 3 tra i primi cinque), ma si comportano bene anche Spagna e Languedoc . L’unico italiano (in sedicesima posizione) é un Canaiolo rosato di Montenidoli.

Finalmente, dopo tanti (doverosi) tributi alla grandezza della Côte-d’Or, si parla anche dei piccoli vini del Mâconnais, dove non manca una buona qualità a prezzi assai più amichevoli (spicca, naturalmente, Pouilly-Fuissé, vicina ormai al riconoscimento dei suoi premier cru).

Il Vintage report di questo numero é dedicato ai rossi di Montalcino, con la grande annata 2012 (al vertice Fuligni, l’Helichrysum di San Polino, il Poggio Doria di Silvio Nardi). A seguire é l’intervista del mese, di Andrew Jefford a Gérard Bertrand, ex-giocatore di Rugby e autore di vini biodinamici di grande livello a Chateau l’Hospitalet, nella Clape, in Languedoc.

Susie Berrie presenta nell’articolo successivo il boom degli English Fizz (non più solo Nyetimber , Ridgeview, Chapel Down e Gusbourne).L’azienda chiantigiana Vignamaggio, a Greve, é al centro del Profilo di produttore di agosto. Prima della  sezione Buyng Guide, con i Panel Tastings del mese, c’é spazio  per un itinerario promozionale nel Vaud , sul Lago di Ginevra.

Tra le grandi degustazioni di agosto: i bianchi del Sud del Rodano (grandi e longevi Chateauneuf-du-Pape dell’annata 2016) e i Sauvignon Blanc neozelandesi. Poi gli Assyrtiko greci (Santorini prima di tutto) visti e assaggiati da Joanna Simon, i vini di Spurrier, i week-day wines  selezionati da Christelle Guibert, con quattro vini italiani (un Vermentino toscano,un Dolcetto d’Alba,un Ottavianello salentino e e un Montepulciano d’Abruzzo).

Prima di chiudere: i ristoranti, la guida di viaggio a Montalcino e Montepulciano, Toronto, le Notes & Queries (la varietà  sotto esame questo mese é il Pošip Bijeli croato), il mercato dei vini di pregio (primeurs). Infine, come sempre, la leggenda del vino: Te Mata Coleraine 1998 (blend bordolese di Cabernet e Merlot). Secondo Suckling, il nuovo Sassicaia neozelandese.

I World Wine Awards di Decanter 2017. Si tratta di un volumaccio  di oltre 300 pagine che complementa il fascicolo di agosto, che riporta tutti i vincitori dei numerosi premi assegnati da Decanter.Quali sono gli Awards? Le categorie sono davvero tante. Per cominciare, i migliori vini assaggiati in assoluto (Platinum Best in Show), nelle sezioni sparkling, dry aromatic,dry Riesling, Sauvignon blanc,Chardonnay, singole varietà bianche, blend di varietà bianche,rosé, rossi da varietà bordolesi, rossi da varietà del Rodano, rossi da blend di uve diverse, rossi da singole varietà, tutti distinti tra i migliori e i migliori value-wines (ossia quelli che costano meno di 20 sterline). Non é finita: ci sono i migliori da varietà tipiche regionali: quelli da varietà italiane, da varietà spagnole, Pinot nero, vini dolci, fortificati, fortificati dolci. E poi i migliori per categoria nelle varie regioni, i migliori per area regionale, e così via. Insomma, c’é da perdersi.

Per finire, ci sono le medaglie (oro, argento e bronzo) nelle diverse  aree regionali , ovviamente più ristrette nelle regioni classiche del vino  e via via più ampie nelle regioni di storia enologica più recente (ad es. Asia e Australia). Molte le sorprese per chi si aspetta che i vincitori per tipologia provengano dalle aree che hanno dato loro fama. Il miglior Riesling secco? E’ australiano. Il miglior Chardonnay? Sudafricano. Il miglior Pinot nero? Un vino tedesco del Baden.Meno male che il miglior vino da varietà a bacca rossa italiane é un Barolo, e quello di miglior valore qualità-prezzo un Chianti riserva. Il lettore interessato potrà divertirsi a leggere le migliaia di valutazioni riportate da vini di tutte le aree del mondo. Una curiosità: tra i vincitori assoluti c’é un vino inglese , nella categoria dei value wines bianchi da varietà singola: il Winbirri di Norfolk Wines, da uve Bacchus!

Un cenno alle giurie, ovviamente molto composite.Per i vini piemontesi: lo svizzero Paolo Basso; per i regionali italiani: Michael Garner e Hane Hunt, per il Sud Italia: Andy Howard; per la Toscana: Monty Waldin;  per il Veneto, Richard Baudains.

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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