Stampa estera a portata di clic: Wine Spectator n.134 min read

La copertina e buona parte di questo numero sono dedicate all’appuntamento annuale con i Top 100 di Wine Spectator, la lista dei 100 vini dell’anno. La graduatoria non nasce dal semplice ordinamento dei vini che hanno ottenuto il punteggio più alto, ma dalla combinazione di più criteri, tra i quali il prezzo e la reperibilità. Difatti il n. 1 non é quasi mai il vino che ha ottenuto lo score più alto in assoluto. Anche quest’anno é così: ad essere premiato é il grand vin dello Château Léoville-Barton , second cru classé di St. Julien appartenente da più di due secoli alla famiglia Barton.

I suoi 97/100 non sarebbero bastati ad assicurargli il primo posto, visto che in graduatoria c’é un 98, quello del Vintage Port 2017 di Quinta do Noval, classificatosi ciò nonostante solo al 53° posto, e che, tra i primi 100, ci sono altri 5 vini con lo stesso punteggio di 97, il primo dei quali,a parte lo Ch. Léoville-Barton, è lo Châteauneuf-du-Pape  2016 dello Ch. Beaucastel (solo sesto), e l’ultimo dei quali (al 97° posto) é lo Ch.Pichon-Longueville Comtesse de Lalande 2016.

In quest’ultimo caso il prezzo é decisivo, visto che quest’ultimo  costa 197 dollari, mentre il vincitore “appena”98. I “Big three”, come li chiamano Shanken e Matthews  nel loro editoriale, California, Francia e Italia  hanno fatto come sempre la loro parte. 66 vini dei magnifici 100 vengono di là, l’anno scorso furono 57. La novità consiste nel fatto che ben 44 wineries incluse nell’elenco vi appaiono per la prima volta.

L’Italia, e soprattutto la Toscana, ne esce bene, anzi benissimo: quest’anno non le é però riuscito di portare a casa il titolo di vincitore, come l’anno scorso, quando  ad essere acclamato fu il Sassicaia 2015 (anche lui con 97/100). All’Italia il primo posto era toccato altre tre volte e sempre con vini toscani (nel 2000 col Solaia 1997, nel 2001 con l’Ornellaia  1998 e nel 2006 con il Brunello di Montalcino Tenuta Nuova di Casanova di Neri).

A fare compagnia al Chianti Classico San Giusto a Rentennano 2016, terzo dopo anche  il Cabernet Sauvignon Mount Veder 2015 di Mayacamas, sono il Barbaresco Bric Balin 2015 di Moccagatta (11°), il Chianti Classico Castellare di Castellina 2017 (17°), il Chianti Classico riserva Tenuta di Bibbiano 2015 (19°) tra i primi venti. Ma più sotto, in graduatoria, ci sono altri 16  vini italiani (quattro toscani, quattro piemontesi e gli altri otto da sei regioni diverse, tra cui le Marche e tre regioni del sud Italia).Per quanto riguarda la Francia sono Bordeaux e il Rodano (dov’é la Borgogna?) a fare la parte del leone, la California si prende quattro vini tra i primi dieci e molti altri, poi molto Nuovo Mondo .

A precedere la graduatoria é un breve articolo dedicato al vincitore,  poi segue il dettaglio dei cento vini , ciascuno dei quali accompagnato da una breve scheda  di 7-8 righe.  Siamo così arrivati ben oltre la metà di questo numero. Ai Top 100 seguono i  100 Top Values, cioé i cento vini col miglior rapport qualità/prezzo, dal costo di 25 dollari o meno, ripartiti in cinque graduatorie: Light whites, Rich Whites,  Elegant Reds, Big Reds, Rosé, Sparklings.

I migliori italiani? Tra I bianchi leggeri é il Fiano di Avellino Donnachiara 2018 (91/100), tra I rossi eleganti il Chianti Classico Castello di Gabbiano 2015 (93/100), tra i rosé  l’Umbria rosato di Vitiano  (88/100), tra gli sparklings il Brut rosé di  Le Colture e il Lambrusco Grasparossa Vigneto Cialdini 2017 di Chiarli (entrambi con 90/100).Nessun vino italiano é presente tra I bianchi ricchi e i rossi potenti, chiara indicazione di uno stile differente . C’é un unico  servizio estraneo a quelli “passerella” , che precede l’ampia  rassegna fotografica  della New York Wine Experience 2019, ovviamente molto celebrativa (Oscar Farinetti é una delle Wine Stars  con Adrian Bridge, di Taylor’s & Fladgate, José Luis Muguiro, Marquès de Riscal, Christian Moueix, attualmente Dominus dopo gli anni nella Right Bank e Tim e Larissa Mondavi, della nota stirpe del vino americana).  Si tratta  di un articolo di Kim Marcus  dedicato ai vini argentini, e naturalmente al Malbec, alla ricerca della carta dei vini “single vineyards”.

 

Dopo quattro annate consecutive di profilo non altissimo, la vendemmia 2018 si prospetta ottima, con vini  fruttati  e dotati di tannini fine-grained, ma nella degustazione di Marcus ovviamente appaiono  quelli delle tre annate precedent. Vino Top è il Malbec Perdriel Cobos Marchiori Estate  di Vina Cobos 2016 (96/100), ma altri tre vini, con 95 punti, raggiungono il giudizio di vini outstanding. Oltre alla consueta rassegna della Buying Guide, nella sezione introduttiva di GrapeVine , insieme alle consuete rubriche , segnalo il Wine Focus sugli sparklings americani, annunciato anche in copertina. Le bollicine piacciono molto agli americani e le ultime releases hanno dato vini di discrete qualità. Chiude, come sempre, il Perfect Match: Ossobuco  con Barolo (suggerito il Bricco Pernice 2013 di Elvio Cogno).

 

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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