Stampa estera a portata di clic: En Magnum. Le Vin + Grand, n.174 min read

Una magnum di champagne rosé (L’Amour de Deutz) al centro della grande copertina accompagna i titoli principali di questo numero. Altri articoli:  I grandi vini, ovvero i tesori segreti di Michel Bettane, e poi la leggenda di Chëteau Rayas, una donna dietro il successo di Krug, gli aristocratici della Borgogna, Talbot, un secolo a Saint-Julien, e, naturalmente, champagnes rosés.

Dopo l’editoriale di Thierry Desseauve, dal titolo significativo di Viti-bashing, sul clima di ostilità creato intorno al vino, dopo le pagine delle notizie, si comincia con il servizio fotografico di “Grand écran”, dedicato alle viticulture di Albania, Montenegro e Macedonia. Seguono un ritratto di Yves Gangloff, talentuoso vigneron di Condrieu  e abile chitarrista, un articolo sul risveglio del Domaine Rebourseau con l’arrivo a Gevrey-Chambertin della famiglia Bouygues, già proprietaria di Montrose e, da qualche anno, del Clos Rougeard, l’ascesa di Villemaurine a Saint Émilion. Per “Soirée diapo”, un bel servizio fotografico  di Pascale Cassagnes conduce i lettori in alcune delle proprietà mito che tutti vorrebbero vedere: Châteaux bordolesi  di alto lignaggio, Domaines borgognoni, vertiginose cantine della Champagne.

Il primo grande servizio di questo numero è quello dedicato, per la serie “Icone” , allo Château Rayas, perla del Rodano del sud. A firmarlo è Thierry Desseauve, che intervista anche Emmanuel Reynaud , proprietario  di questo mito di Châteauneuf-du-Pape. Di seguito Antoine Pétrus, fine degustatore e grande esperto di Rayas,  parla  delle sue più grandi emozioni provate con i vini della proprietà (per i rossi 1929,1967 e 1978). La grande intervista di questo numero è rivolta a Maggie Henriquez, “la Dame de Krug”, presidente dello Champagne Krug e di Estate & Wines:  le origini della Maison, l’eredità del visionario Joseph Krug,  la ricerca di champagnes che rispecchino grandi territori, come il Clos du Mesnil e il Clos d’Ambonnay, i progetti di investimento in Cina.

Véronique Raisin  presenta gli champagnes rosé , per i quali tutto è permesso, anche mescolare un vino bianco con uno rosso, e i migliori rosé  scelti da En Magnum, per concludere con una grande verticale dei rosé millesimati di Veuve Clicquot: sopra tutti il Cave Privée vintage 1978 (20/20) e 1979 (19.5/20). Tocca  a Gilles Durand-Daguin presentare , in un ampio reportage, l’aristocrazia della Borgogna , ossia le grandi famiglie che producono alcuni dei vini più famosi e costosi di questa regione, raccogliendo le testimonianze dei loro eredi: Jean-Nicolas Méo (Domaine Méo-Camuzet), Guillaume D’Angerville (Domaine Marquis d’Angerville), non poteva mancare Aubert de Villaine (Domaine de la Romanée-Conti), Etienne de Montille (Domaine de Montille), Olivier Armand (Domaine Comte Armand).

Siamo ormai ai grandi vini “segreti” di Michel Bettane e alle “sue” 20 bottiglie: non si tratta di un elenco di premiers crus, ma di vini scelti sulla base di un criterio soggettivo tra quelli assaggiati a casa propria negli ultimi due anni e “più frequentemente acquistati”, ossia alla portata di un acquirente normale. Sono quattro  i rossi di Bordeaux: Ch. Haut-Bailly 1964 (Pessac-Léognan),  Ch. Bel Air-Marquis d’Aligre 1970 (Margaux), Ch. L’Eglise 2011 (Pomerol)  e Ch. Valandraud  2010 (Saint-Émilion), accompagnati da due  vini di Sauternes (Gilette 1990 e Rieussec, ma, di quest’ultimo,  L’R, Bordeaux sec 1981). Nutrito il gruppo di vini borgognoni : tre bianchi (Chablis Les Preuses 1997 di Billaud-Simon , Meursault Les Narvaux -un village- 2017  di Vincent Girardin , Corton Charlemagne 2012 di Pavelot e  altrettanti rossi (Corton-Bressandes 2014 del Domaine Chandon de Brialles, Pommard Grand Clos des Epenots 1999 di De Courcel e Nuits-Saint-Georges La Richemone 2017 di Perrot-Minot.

I rimanenti sette vini vengono dal Rodano settentrionale (due), e uno ciascuno da Alsazia, Champagne, Jura, Loira (Sancerre),Languedoc (Maury ) e anche un Beaujolais (Morgon). L’articolo di “Orizzonti lontani” (mica tanto) di Mathilde Hulot  porta i lettori di En Magnum nel Valais svizzero per incontrare le giovani vigneronnes che stanno portando in alto i vini di quella regione, a partire da Madeleine Mercier (7 ha. es esperienze negli Stati Uniti).

L’articolo tecnico di questo numero, firmato come sempre da Véronique Raisin,  riguarda i sugheri e le nuove tecnologie al servizio dei vitivinicultori. Del problema dei sugheri parla anche Bettane nella sua pagina personale: troppi “incidenti” rovinano l’assaggio di vini splendidi e costosi. Che fare? Tëte de cuvée # 18, la consueta galleria fotografica dei protagonisti del mondo del vino, precede la sezione dedicata agli assaggi e alle verticali. Queste ultime sono due, in questo numero: la prima  è una verticale di Ch. Talbot, che comincia addirittura dal 1919, per arrivare al 2010; la seconda gli Chinon parcellari del Domaine Charles Joguet.

Cantina Chateau Talbot

Ci sono  poi la grande selezione dei vini delle feste, dei magnum tanto amati dalla rivista, e quelle dei “carton de six”.   Un cenno allo spazio della gastronomia:  i ristoranti  stellati di Parigi, i vini per il foie gras e i tartufi, l’incontro tra cognac e selvaggina, i nuovi premiati della Guida Lebey intervistati da Margot Ducancel. Poi non restano che le sulfuree Bandes Déssinés  sul”popolo delle vigne” e le consuete rubriche.

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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