Riesling e Assyrtiko, vitigni europei “vicini-vicini”?5 min read

Se guardiamo solo al luogo “d’elezione enoica” è chiaro che Assyrtiko e Riesling sono due uve e due vini molto distanti tra loro.

Per questo quando il nostro Haris Papandreou propose alla redazione una degustazione comparata di Assyrtiko di Santorini e Riesling di varie zone della Germania non ci pensammo nemmeno un attimo. Volevamo capire cosa ci poteva essere di simile in due vini con storie e tradizioni completamente diverse. Così Haris si è mosso con la sua solita intraprendenza e grazie alle sue conoscenze greche e ad alcuni canali tedeschi di importatori è riuscito nell’arco di due mesi a mettere in piedi questa degustazione su somiglianze e differenze tra questi due mondi.

Se ci basiamo su quelle macroscopiche, come il clima, la presenza o l’assenza di piogge, le forme di allevamento, i terreni e naturalmente la genetica (anche se Haridimos Hatzidakis, produttore a Santorini, sostiene che sono vitigni cugini) si potrebbe tranquillamente concludere che questi due vini non hanno niente in comune.

Però  mentre andava avanti la degustazione ci siamo piano piano convinti che un minimo comun denominatore i due vini ce l’hanno, specie in un momento di follia climatica come l’attuale.

La nostra degustazione si è srotolata attraverso una serie di Assyrtiko provenienti solo da Santorini e  Riesling provenienti invece da quattro zone della Germania: Nahe, Rheinhessen, Rheingau, Pfalz (Palatinato).

In totale 24 vini 13 Assyrtiko e 11 riesling di 10 aziende diverse. Per la parte greca avevamo Venetsanos, Hatzidakis, Akra Chryssos, Mikrà Thira, Oeno-P e Sigalas, mentre sul fronte tedesco Dr. Crusius, Gunderloch, Künstler e  Dr. Wehrhein. Annate dal 2022 al 2016 per gli Assyrtiko per i Riesling invece solo vini del 2021.

Alla degustazione (bendata)  hanno partecipato, a parte il sottoscritto, Haris, Barbara Amoroso, Alessandro Bosticco e un’ospite di riguardo, Davide d’Alterio, Sommelier di Enoteca Pinchorri, nonché vincitore del Master del Sangiovese 2020 e Miglior Sommelier toscano nel 2017.

Come accennato la degustazione era bendata e si è svolta in batterie di tre vini. Non si trattava solo di valutare la qualità dei vini, anzi, forse questo era l’ultimo scopo della degustazione, ma di capire se le differenze tra i due vitigni erano così marcate o se poteva esserci qualche assonanza aromatica e strutturale tra loro.

Bisogna subito ammettere che le somiglianze hanno toccato entrambi i campi, concentrandosi sulle note floreali giovanili per arrivare a sentori di idrocarburo negli Assyrtiko più maturi, note che la giovane età dei Riesling non poteva mettere in campo. Mentre il palato ha visto somiglianze soprattutto sul fronte acidità, dove gli Assyrtiko, specie quelli non passati in legno, hanno in qualche caso fatto discutere sulla “nazionalità del vino”. La discussione veniva poi sempre risolta quando si notavano i residui zuccherini presenti in maniera più o meno marcata nei Riesling. Eppure, metodi di vinificazione a parte, tra i due vitigni il vero trait-d’union è proprio l’importante componente acida, classica e riconosciuta per i Riesling  mentre (almeno sul fronte italiano) poca conosciuta e riconosciuta negli Assyrtiko.

Una cosa che avvicina molto gli Assyrtiko a noi italiani è la voglia dei produttori greci di “provare” varie forme di vinificazione, dalla classica in acciaio all’affinamento in legno o al cimentarsi tra i meandri del vino naturale. Sul fronte tedesco abbiamo invece molta più uniformità, anche all’interno delle varie scale qualitative che segmentano il loro mondo.

La gioventù dei Riesling tedeschi ha portato quasi sempre in evidenza le note floreali, ancora in parte compresse da un uso in qualche caso importante di solforosa, mentre i palati mettevano naturalmente  in mostra l’acidità ma anche, in diversi casi, un corpo abbastanza importante, che faceva pensare ad un lungo e positivo invecchiamento.

Mano a mano che andava avanti la degustazione abbiamo notato che la vera differenza tra i vini tedeschi e greci l’aveva fatta e la faceva non tanto il clima, opposto, quanto la matrice culturale e quindi l’uomo, che con approcci storicamente diversi in vigna e in cantina, ha  evidenziato differenze che forse dal punto di vista dei vitigni non sono così marcate.

Ci siamo ritrovati anche a pensare per assurdo e cioè a capovolgere la realtà, ipotizzando come potrebbe essere un riesling coltivato a Santorini e un Assyrtiko sulle rive del Reno o della Mosella. Naturalmente non ne abbiamo una riprova ma sotto sotto ci siamo un po’ convinti che l’Europa del vino è molto più vicina e concorde di quella politica.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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