Quando, in Maremma, dei vermentini formano una bella scuderia4 min read

Per sviluppare il carattere adeguato a un futuro da agonista e potenziale campione, alcuni cavalli vengono lasciati liberi al pascolo  i primi anni di vita e solo in seguito sapientemente domati e addestrati.

Il  Codice V 2011, Vermentino di Toscana IGT firmato Mazzei potrebbe essere l’esemplare lasciato libero di saltare e scorrazzare della loro “scuderia” bianchista. Durante una verticale dei loro vermentini maremmani, attraverso 2013, 2015, 2018, 2021 e 2022, abbiamo sbirciato il futuro e presente di questo bianco ‘addestrato’ come un rosso.

Tre tipi di affinamento, calibrati in 11 anni di sviluppo del progetto, focalizzato su 2 cloni di vermentino sardi e 2 cloni di vermentino corsi.

Circa 20 ettari piantati nel sud della Toscana, in terreni caratterizzati da uno scheletro di arenaria e alberese, che trapelano dalla sapidità in punta di papille caratterizzante tutte le sei annate assaggiate.

La genetica elegge il vermentino tra i vitigni che possiamo sperare di degustare anno dopo anno alla faccia dell’imprevedibilità climatica e delle stagioni sempre più calde e siccitose. E se i cloni sardi donano resistenza al sole battente e alla scarsità d’acqua, i cloni corsi restituiscono eleganza, come ha spiegato Francesco Mazzei durante la presentazione del progetto.

Il progetto Codice V (Codice Vermentino)

In sei annate già prodotte, Codice V si è evoluto nel 2021 in Belguardo V, scalando le ‘classifiche‘ delle denominazioni grazie al progetto sul Vermentino Superiore di Maremma DOC in cui Francesco Mazzei ha creduto subito. La verticale si è tramutata in un viaggio lungo tempo, stagioni, affinamenti e denominazioni. Partiti con il puledro selvaggio (il 2011) libero da briglie e costumi domestici (un solo tipo di affinamento con 4 mesi sulle fecce fini), fino al 2022, blend di tre tipi di affinamento (sulle bucce per 6 mesi, anfora – o meglio orci dell’Impruneta e acciaio ‘sur lies’ o sui lieviti).

Francesco e Filippo Mazzei

Un bianco trattato da rosso

Nelle 6 annate equilibrio, freschezza e sapidità non sono mai indietreggiate. Ma tra il 2011 “selvatico” e il 2022 “addestrato”, la mineralità si è scatenata. Il 2011 ha espresso nel calice il potenziale di questi 4 cloni di vermentino, con note familiari al riesling. Un vino persistente, dal corpo centrale che esita in bocca come un Rosso, invogliando un sorso cadenzato che evoca un abbinamento gastronomico deciso. Dopo quasi 13 anni Codice V 2011 può saltare ancora molti ostacoli, grazie anche a un’acidità del 7,10%.

Codice V 2013 dopo la prepotenza minerale del 2011 sembra più ‘calmo’, con note di salvia che ti fanno trattenere il calice vicino al naso. E anche qui, ignorando di avere in mano un bianco, non si esiterebbero abbinamenti succulenti, carnivori e saporiti.

Codice V 2015 segue l’onda stilistica del 2013, a cui si aggiunge la balsamicità. Meno prorompente al naso, con delle deliziose note di buccia di limone che lo distinguono dai predecessori.

Con Codice V 2018 si varca la soglia della DOC (Vermentino Maremma Toscana) e iniziano le nozze con gli orci dell’Impruneta. Zero note ossidative, eleganza, verticalità ed erbe officinali, assemblate da un 30% di uve in macerazione per 4 mesi sulle bucce, 20% di uve fermentate e affinate in anfora sempre per 4 mesi.

Vigneti di Belguardo in Maremma.

Codice V nel 2021 cambia nome: stessa cifra stilistica (orci dell’Impruneta, ma con percentuali di assemblaggio variabili) e prima edizione del Vermentino Superiore Maremma Toscana DOC ribattezzato in scuderia Belguardo V. L’età inferiore viene reclamata dalla frutta che torna al naso, con di nuovo alcune note di limone. Fresco, anche quando la temperatura nel calice sale, il piacere di sorseggiarlo non scema. È lui il puledro adulto, addestrato, memore della sua genetica e giovinezza. La trama del vino esita in bocca, freschezza e tannini marcano il sorso.

Belguardo V 2022 chiude il cerchio. Quando pensi a un Vermentino pensi a lui, con fiori bianchi in testa, salvia, mandorla amara mentre accarezza la bocca. Stesso DNA del 2011, vellutato, promettente: le orme sono quelle dell’esemplare marchiato 2021.

Barbara Amoroso Donatti

Appassionatissima di vino e soprattutto “liquidi con qualche grado in più”. Punto di riferimento del giornale per tutto quanto riguarda il mondo dei superalcolici.


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