Pinot Nero Alto Adige: buona qualità ma ancora staticità: speriamo nelle UGA2 min read

Ed eccoci arrivati alla fine del nostro “trittico in rosso” altoatesino, che ci ha visto partire dal Lagrein per passare alle uve e uvaggi bordolesi e arrivare al vitigno che ci piace definire croce e delizia della viticoltura locale: il pinot nero. Croce e delizia perché è sicuramente quello su cui si focalizzano non solo le maggiori attenzioni nazionali e internazionali ma anche le attenzioni e le aspettative di tantissimi produttori. Purtroppo non sempre aspettative e attenzioni portano a grandi risultati e questo l’abbiamo constatato anche nei nostri assaggi di quest’anno.

Prima di parlarne forse è bene dire due parole sulla definitiva approvazione delle 86 UGA che da anni i produttori richiedevano. Se in qualche caso siamo di fronte ad una situazione un po’ confusionaria, con territori che possono rivendicare l’Unità Geografica Aggiuntiva con ben 5 vitigni, sul fronte del Pinot Nero credo potrà essere una vera manna dal cielo perché il consumatore avrà modo di riconoscere con facilità in etichetta le non molte (anzi poche) zone dove il pinot nero può arrivare a dare grandi risultati.

Vigneti di pinot nero a Gleno

Nel frattempo la situazione, anche se con tanti ottimi vini, è abbastanza statica: da una parte i territori storici (leggi Mazzon) continuano a pagare dazio al cambio climatico, dall’altra quelli di più recente acquisizione (vedi Gleno) hanno viti ancora giovani per poter puntare sempre all’eccellenza, ma soprattutto ci troviamo di fronta da anni ad un uso del legno che non si evolve, che non riesce a rimanere sottotraccia ma sovrasta in diversi casi vini magari non baciati dalla situazione climatica di grandi annate. Forse mi farò dei nemici ma credo che se si puntasse più su dei Pinot nero giovani e si lasciassero le manie borgognone in secondo piano forse il movimento del Pinot Nero altoatesino se ne avvantaggerebbe.

Vigneti a Mazzon

Anche quest’anno infatti la nostra degustazione si è divisa praticamente in due. Da una parte  vini eleganti, fini, complessi e piacevoli (se dio vuole la maggioranza)e dall’altra Pinot Nero appesantiti da legni sia al naso che in bocca: quest’ultimi hanno la speranza di evolvere con il tempo ma noi qualche dubbio lo abbiamo anche se speriamo di essere smentiti tra 3-5 anni. Non crediamo invece di essere smentiti se diciamo che l’annata 2021 è sicuramente ottima per i Pinot Nero e per questo vi consigliamo, al momento di un acquisto, di privilegiare questa vendemmia. Non per niente i 3 Vini Top e 6 sui migliori 10 vini sono targati 2021.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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