Ora sul riconoscimento Unesco “al Prosecco” parlo io!4 min read

Ho aspettato qualche giorno per entrare nella spesso pretestuosa e sterile  discussione sul riconoscimento Unesco a, cito testualmente “Le colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene”.

Ci sono state centinaia di prese di posizione  pro o contro questo riconoscimento, che rende impossibile mettersi a rispondere o ad evidenziare pro e contro di ognuna. Cercherò quindi di presentare  il caso nella maniera più semplice e schematica possibile.

Il primo punto e il primo errore generalizzato  riguarda  proprio a chi precisamente è stato dato il riconoscimento, cioè a “Le colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene”.

 

Magari la famosa casalinga di Voghera non lo sa, ma quelli che un minimo bazzicano nel settore vino dovrebbero aver capito che non si tratta di tutto il mondo del Prosecco, ma solo di quello DOCG, che si produce in un territorio ristretto.

Quindi il riconoscimento, occorre precisarlo ancora, va ad un territorio collinare dove la viticoltura è difficile, non alle piane del Veneto e del Friuli che producono, volendo, anche 300-350 quintali per ettaro.

Purtroppo a monte di tutto il ragionamento c’è un vino  DOC, il Prosecco, che con il suo mezzo miliardo e passa di bottiglie  è riuscito a cannibalizzare , anche nell’immaginario di tutti, esperti o meno,  la più grande DOCG italiana ( a braccio attorno ai 60 milioni di bottiglie), cioè  appunto quella del Prosecco di Conegliano Veneto e Valdobbiadene.

Quindi quando si parla di Prosecco, in generale e in questo caso particolare,  tutti facciamo l’errore non solo di scambiare due territori, ma due vini prodotti con rese e in condizioni completamente diverse.

Da una parte pianura, alte rese e meccanizzazioni, dall’altra rese  molto più basse, colline anche impervie, lavorazioni giocoforza da fare a mano. Un po’, scusate la battuta e con il dovuto rispetto per le vincitrici,  come scambiare Miss Padania per Miss Universo.

Questo è stato il primo errore grave che, specie chi si occupa di vino, non avrebbe dovuto commettere.

Un errore invece lo commisi diversi anni fa,  quando, da toscanaccio impenitente mi sbellicai dalle risate alla frase detta dalla zia di mia moglie, veneta di Conegliano: “Le colline di Valdobbiadene sono molto più belle di qualsiasi collina toscana!”

Mi misi a ghignare e non le detti una risposta perché pensavo non ce ne fosse nemmeno bisogno.

Foto Arcangelo Piai

Figuriamoci! Le iperblasonate colline del Chianti e o della Maremma di fronte a delle collinette venete… poi andai a Valdobbiadene e rimasi a bocca aperta. Sono colline di una bellezza incredibile, che non solo hanno meritato il riconoscimento, ma lo avrebbero meritato prima di tanti altri bellissimi luoghi italiani.

E per me Il fatto che vi si produca vino è solo una fortuna perché la viticoltura DI COLLINA rende le colline più belle e morbide, quasi sontuose per buona parte dell’anno.

“Ma vi si produce il Prosecco! Vino di poco pregio che ha bisogno di decine di trattamenti e avvelena le colline stesse!”

Questa motivazione viene considerata da molti come quella definitiva: dove si usano veleni non si possono dare riconoscimenti. Scusatemi, ma tutti questi signori dove erano quando lo stesso riconoscimento è stato dato ad un territorio che, pur producendo grandi vini, non ci va certo piano con i trattamenti?

Foto Arcangelo Piai

Sto parlando delle colline di Langa,  quelle del Barolo e del Barbaresco dove, tra l’altro, per trovare un bosco bisogna farne parecchia di strada. Però nel 2014 tutti a festeggiare, tutti a dire “Finalmente”, tutti felici.

L’Unesco però non valuta secondo la qualità dei vini, ma delle bellezze che quei territori mostrano, mentre tanti esperti o pseudo tali  con la puzza sotto il naso pare che votino a favore o contro solo  a seconda della qualità dei vini prodotti.

A proposito e con questo chiudo:  il riconoscimento dato nel 2014 recita testualmente  “Paesaggi vitivinicoli del Piemonte: Langhe-Roero e Monferrato”.

Non è stato dato solo alla Langa, ma tutti da allora dicono così. Quindi è logico che adesso si usi il termine “Prosecco” per indicare quel territorio e credo anche sia positivo, perché  nel tempo farà  capire che esiste Prosecco e prosecco.

Foto Arcangelo Piai

Infatti il bello di questi riconoscimenti è che attraggono  moltissimi turisti (chiedere in Langa , dove grazie a questo non esistono più stagioni morte) che visiteranno quelle meravigliose colline, assaggeranno quel vino (e non quello di pianura) e saranno ambasciatori nel mondo del miglior Prosecco che ci sia.

Anzi, col tempo i produttori stessi  capiranno che i panorami vanno curati sempre più e sempre meglio se vuoi che i turisti arrivino: quindi usare meno sostanze chimiche non farà  bene solo alla natura, ma anche al loro portafoglio.

Il processo sarà lungo ma questo riconoscimento lo ha fatto “inesorabilmente” iniziare: grazie Unesco!

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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