Anteprima Montefalco Sagrantino 2014: molto buono e…perfetto per chi vuole approcciarsi alla belva2 min read

Non so come i domatori diventino domatori, ma sicuramente dopo varie lezioni teoriche ci sarà per tutti la prima volta, quella in cui si entra nella gabbia delle belve sperando non succeda nulla. Magari questa prima volta potrebbe essere molto meno traumatica se un giovane e inesperto domatore entrasse  in una gabbia non di grandi e grossi leoni ma di tigrotti e leoncini, insomma di cuccioloni magari appena svezzati.

Ho avuto questo strano pensiero (e ora vi spiego perché) mentre degustavo i Montefalco Sagrantino del 2014 all’omonima anteprima. Infatti un vino con tannini così importanti, imponenti, spesso ruvidi, da me più volte definito “una belva enoica” non è certo un vino facile sia da approcciare che da amare. Per questo, alla pari dei domatori con i cuccioli, sarebbe bene avvicinarsi a questo rosso strutturato con un “cucciolo” di Sagrantino, leggermente meno potente e tannico, più rotondo e godibile, come quello nato in un’annata definita difficilissima e invece non solo di ottimo livello ma “propedeutica” alla conoscenza di questo grande rosso umbro: la 2014!

Infatti i 2014 degustati (una trentina, tutti imbottigliati) hanno mostrato caratteristiche che non mi sarei mai aspettato dalla quella piovosa e difficilissima vendemmia . Prima di tutto una tannicità naturalmente marcata ma non pungente, aspra o amara, bensì densa e quasi rotonda (quasi…diamogli ancora almeno 2-3 anni di tempo prima di berlo). Inoltre l’acidità non è né scissa né squilibrata, è anzi ben integrata al vino. Terzo dato positivo sono i nasi, con frutta e non alcol in evidenza in un bel numero di vini, complessità aromatica sin da ora ben accennata ed un uso del legno molto più “pennellato” che in passato.

Naturalmente ci sono alcuni vini ancora martoriati dal legno e uno o due con chiari difetti olfattivi, ma mediamente il risultato è di alto livello e, ripeto, non me lo sarei mai aspettato.

Quali sono i motivi di un risultato del genere? Certamente una notevole diminuzione delle rese, ma una quindicina di anni fa, per esempio con una vendemmia altrettanto tragica come il 2002, i sagrantino “superstiti” erano completamente diversi e nettamente peggiori. Quindi accanto alla diminuzione delle rese c’è anche e soprattutto una conoscenza in vigna e in cantina che ha fatto passi da gigante.

Mettiamoci anche che la maturazione del sagrantino, essendo lunga (particolarmente lunga nel 2014…) ha portato a vendemmiare, oltre il lungo periodo delle piogge, uve di un buon livello di maturazione fenolica e senza grandi squilibri alcolici. Insomma, una serie di motivi che comunque hanno portato ad un risultato inaspettato.

Quindi la crescita tecnica e qualitativa di questa DOCG umbra, da me evidenziata anche durante gli assaggi per la guida Winesurf , continua quasi a passi da gigante.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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