Le sindromi e i problemi che mi rendono impossibile venire al Vinitaly7 min read

Ammetto che non è colpa di Vinitaly il fatto che da molti anni non partecipi alla fiera veronese, ma solo del mio fisico indebolito dagli anni. Le patologie e le problematiche che mi hanno colpito (forse non solo me) in fiera a Verona  sono molteplici e qui cerco di elencarle.

Collo valgo

Dopo 10 minuti che sono in fiera, a forza di girare la testa a destra e a sinistra per capire chi mi passa accanto, il mio collo prima si allunga come quello delle donne Kayan e subito dopo si adatta ad una posizione latero-contusa che ricorda molto il pollice valgo. Per rimetterlo in sede ed evitare quello che Cartesio definiva “torcicollo iperbolico” devo portare sulla testa un’incudine (senza martello) per almeno tre giorni.

Occhio leporino

L’occhio leporino è una sindrome che non colpisce solo me ma molti dei partecipanti alla fiera. Si mostra sin dai primi momenti, in particolare quando incontri una persona e inizi a parlarci, l’occhio destro o sinistro( in qualche caso entrambi) scattano a destra e sinistra  come una lepre per controllare chi ti passa accanto, con il risultato che la persona che hai di fronte si impaurisce perché le tue pupille girano come palline di un flipper.

Tallone d’Achille, alias effetto Montgolfier

Non solo il tallone ma anche la punta del piede con tutte le dita, la pianta del piede, il dorso del piede, sia destro che sinistro dopo tre ore di Vinitaly tendono a gonfiarsi in maniera abnorme e possono essere  contenuti solo da apposite scarpe, copie esatte di quelle usate dai palombari per camminare in fondo al mare. Nel caso non fossi dotato di queste calzature subirei l’immediato “effetto Montgolfier” e inizierei a librarmi a circa un metro da terra, ma con i piedi in alto e la testa in basso. Questa postura, anche se richiama spesso l’attenzione di chi mi sta attorno, è molto scomoda per degustare, anche perché non puoi sederti ma al massimo essere ancorato alle strutture di uno stand.

Il bolo nord

In realtà esiste anche il bolo sud, est e ovest perché i bar all’interno della fiera sono praticamente ovunque. Comunque il bolo nord di solito è formato da farina 0 e mezzo (cioè di minor qualità della doppio 0) amalgamata ad acqua e lieviti (se li conosci li eviti) industriali e poi poco cotto in forno. Qualcuno lo definisce anche panino o baguette ma io opto per la prima versione. All’interno del suddetto bolo fa la sua porca figura del grasso animale cotto, di varie colorazioni e con diverse speziature, che qualche inguaribile ottimista, non conoscitore attento delle forniture fieristiche, chiama mortadella.  A quel punto servo soltanto io affamato che, pur sapendo a cosa vado incontro, ogni anno  compro l’insieme e provo a mangiarlo. Purtroppo già il primo bolo, mentre scende in gola per provare a depositarsi nello stomaco e chiedere asilo politico onde poterci restare dei mesi, provoca danni importanti come:

1. Possibile rottura di uno o più denti causa materiali dispersi all’interno del panino.

2. Dilatazione e saturazione dell’esofago con conseguente inizio di soffocamento.

3. Slogatura della spalla destra (talvolta anche della sinistra) e possibile rottura di almeno due costole, causate dalle sempre più forti pacche sulla schiena e sul torace di amici per cercare di farmi respirare.

Sciatalgia canaglia

Di solito l’attacco delle forze sciatalgiche avviene tra le 14.30 e le 15.15. In questo lasso di tempo la successione degli eventi è la seguente.

  1. indolenzimento polpaccio destro, prima blando e poi irruento, tanto per capirsi modello morso di chihuahua.
  2. A quel punto fai l’ errore: con la mano provi a farti un massaggino e immediatamente la schiena, che si reggeva in piedi per miracolo, a seguito della torsione collassa regalandoti un forte dolore a centro schiena, modello morso di pastore maremmano.
  3. Devi per forza sederti e naturalmente dove lo fai? Nel primo posto che trovi, sicuramente lo stand di un’azienda con vini mediocri che ovviamente devi assaggiare mentre cerchi di riprenderti: della serie “oltre al danno la beffa”.

Water non più closed

Una delle mie paure meno recondite riguarda il momento in cui mi viene ricordato, da inconfondibili segnali interni, che occorre una sosta prolungata ai bagni. Qui si innescano una serie di meccanismi che possono portarti anche ad una labirintite testicolare, cioè a uno spropositato giramento di coglioni. Vai in uno dei molti bagni della fiera e ti metti in coda, nel frattempo disquisisci tra te e te sull’analisi olfattiva della stanza ritrovando, tra l’altro, chiari sentori di brett e cuoio di zona posteriore del cavallo, quelli che i francesi sintetizzano con merde de poulle. Arriva finalmente il tuo turno e qui iniziano i problemi. Prima di tutto devi assicurarti che borsa/zaino, giubbotto e ammennicoli vari non tocchino terra: naturalmente l’attaccapanni è inesistente o rotto, quindi devi tenerli in mano mentre provi a calarti i pantaloni, operazione sicuramente più facile per una dea Kalì con quattro braccia che per un essere umano. In quel momento, puntuale come un treno giapponese arriva un tizio trafelato e apre/sradica la porta del tuo bagno, che naturalmente non ha una chiusura a prova di tizio trafelato. Questo porta ad una serie di conseguenze interne che possono essere sintetizzate nella frase “contrordine compagni”: il tuo corpo capisce che non è cosa e rimanda il tutto a data da destinarsi.

Rosa e Solfo: ovvero la seat comedy

Una delle caratteristiche del Vinitaly è l’assoluta non assaggiabilità della stragrande maggioranza dei vini appena imbottigliati. Tutto questo dipende dai due personaggi di una seat comedy che si ripete costantemente:  Rosa e Solfo, detti anche SolfoRosa. Questa è la trama: il malcapitato entra in uno stand e, dopo i saluti di rito, si siede (seat comedy) per assaggiare dei vini appena imbottigliati strapieni di solforosa e quindi incomprensibili e invalutabili. Per togliersi d’impaccio il malcapitato blatera alcune frasi di circostanza, assaggia il salame  o i grissini presenti sul tavolo per rifarsi la bocca, saluta e se ne va: sipario.

Vinoplaning

In realtà questa sindrome non colpisce me, almeno non direttamente. Avete presente l’effetto acquaplaning per cui un auto, se si trova su una strada piena d’acqua, perde il controllo e va fuoristrada? Ecco, il vinoplaning non colpisce l’auto ma le persone che, dal decimo/dodicesimo assaggio in poi cominciano a perdere il controllo e vanno a sbattere contro altre persone, nella fattispecie contro di me. La cosa è particolarmente grave quando i maschietti si trovano a fare pipì uno accanto all’altro e in quel caso più che di vinoplaning si parla di bestemmioning.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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