La Val d’Orcia e il vino “più bello del mondo”5 min read

Mettetela come vi pare ma in Toscana esistono diversi angoli di paradiso e uno dei più noti è senz’altro la Val d’Orcia, non a caso riconosciuta patrimonio dell’umanità dall’Unesco (per brevità, Parco Unesco).

Le dolci colline, i filari di cipressi dalle punte inconfondibili, le nebbie nelle valli ora più gialle che bianche grazie a questo autunno così clemente che ritarda il rilascio delle foglie, e poi  sentori di olive appena frante…

Ma la val d’Orcia oltre al paesaggio e ad un’atmosfera unica vanta anche un patrimonio enogastronomico di assoluto valore che vale la pena di conoscere e all’occasione gustare. E novembre e dicembre sono i mesi giusti per fare questa appassionante esperienza sensoriale.

Un’eccellenza della Val d’Orcia è Il pregiato tartufo bianco delle crete senesi che si celebra ogni anno a San Giovanni d’Asso, nella più antica mostra mercato dedicata al tuber magnatum pico, quest’anno giunta alla 36^ edizione. Anche se ci sono state annate più felici di questa, purtroppo particolarmente siccitosa, il tartufo bianco rimarrà sempre “l’Araba Fenice della gastronomia internazionale, utopia dei sensi, essenzialmente profumo e solo dopo gusto” (Cracco).

Ma siamo qui per parlare di vino, perché sempre a San Giovanni d’Asso si è tenuta una degustazione/masterclass dei vini Orcia Doc guidata da Franco Pallini e Divina Vitale e ben organizzata dal Consorzio del vino Orcia, un sodalizio tra circa 60 piccoli – e giovani – produttori che lavora con tanto entusiasmo e che con una “punta” di orgoglio non esita a definire il vino della Val d’Orcia il più bello del mondo, applicando il sillogismo per cui se il paesaggio della Val d’Orcia è il più bello del mondo, lo è anche il vino che vi si produce, come ha tenuto a precisare l’attuale presidente del consorzio Giulietta Zamperini.

L’Orcia è una denominazione giovane, nata nel 2000 ma in decisa crescita qualitativa e quantitativa. Del resto, nascere in mezzo a due giganti enoici come il Brunello di Montalcino a ovest e il Nobile di Montepulciano a est,  per il Consorzio Vino Orcia Doc ha rappresentato in questi anni  uno stimolo per migliorare e crescere soprattutto in qualità. La denominazione comprende la varietà “Orcia” con un disciplinare forse un po’ troppo a maglie larghe prevedendo non meno del 60% di Sangiovese, e la varietà “Orcia Sangiovese” che invece ne deve contenere almeno il 90%.

La zona di produzione è vasta e si estende su 12 comuni decisamente collinari a Sud-Est di Siena: Buonconvento, Castiglione d’Orcia, Pienza, Radicofani, San Quirico d’Orcia,Trequanda, Chianciano Terme, Montalcino, San Casciano dei Bagni, Sarteano, Torrita di Siena e parte di Abbadia San Salvatore. L’altitudine dei vigneti è notevole e varia da poco meno di 300 metri a 550: e in questi ultimi casi si parla di “Sangiovese d’altura”. Sono zone abbastanza fredde (parte dei comuni sono a ridosso del Monte Amiata) ma con il cambiamento climatico, essendo quasi del tutto scomparse le gelate primaverili, le condizioni per una viticoltura di qualità sono decisamente migliorate (sono nel frattempo peggiorate le condizioni del pianeta, ma questa è un’altra storia…). Attualmente il territorio vitato ha una superficie di 253 ettari su un potenziale di circa 400.

Passando alla degustazione, sono stati presentati 11 vini di due annate, 2018 e 2019, risultando subito evidente come la 2018 sia stata un’annata più difficile rispetto alla successiva e ciò nonostante abbiamo potuto assaggiare vini 2018 di indubbia qualità. Pur avendone degustati diversi, come “primus inter pares” cito:

Miraggio Rosso – Orcia 2018 – Az. Bagnaia – S. Quirico d’Orcia – 100% Sangiovese, vigneti a 400 metri s.l.m.floreale con erbe aromatiche, buona sapidità con evidente potenzialità all’invecchiamento.

Sesterzo – Orcia Sangiovese 2019 – Az. Poggio Grande – Castiglione d’Orcia – 100% Sangiovese, vigneti a quasi 500 metri s.l.m. con ottima escursione termica – ciliegia e ribes con note di sottobosco, più aromatico in bocca.

Sasso di Sole – Orcia Sangiovese 2019 – Az. Sasso di Sole – Torrenieri – 100% Sangiovese (l’azienda dichiara “Sangiovese Grosso” in linea con la denominazione ilcinese), vigneti a circa 300 metri s.l.m. – Floreale con note di melograno, buona acidità, tannino vivace.

Il Tocco – Orcia Sangiovese Riserva 2019 – Az. Campotondo – Campiglia d’Orcia – 90% Sangiovese, 10% Colorino – Vigneti 550 metri s.l.m. – intenso e avvolgente, risalta la speziatura e la piacevole balsamicità con sicure prospettive di evoluzione.

Frasi – Orcia Sangiovese Riserva 2019 – Az. Marco Capitoni, Podere Sedime – Pienza – 90% Sangiovese, 10% Canaiolo e Colorino – Vigneti 465 metri s.l.m. – frutta rossa con leggera affumicatura, tannino importante con la certezza che questo vino darà il meglio di sé tra qualche anno.

Produttori della Doc Orcia

La sintesi conclusiva ce la offre Donatella Cinelli Colombini, già presidente del Consorzio: questo è un “territorio giovane e combattivo con produttori giovani che credono fermamente nella terra e nel vino”. E in effetti negli ultimi anni si sono visti notevoli progressi. Aspettiamoci quindi delle piacevoli sorprese, il Sangiovese in Toscana non ha mai tradito.

Fabrizio Calastri

Nomen omen: mi occupo di vino per rispetto delle tradizioni di famiglia. La calastra è infatti la trave di sostegno per la fila delle botti o anche il tavolone che si mette sopra la vinaccia nel torchio o nella pressa e su cui preme la vite. E per mantener fede al nome che si sono guadagnato i miei antenati, nei miei oltre sessant’anni di vita più di quaranta (salvo qualche intervallo per far respirare il fegato) li ho passati prestando particolare attenzione al mondo del vino e dell’enogastronomia, anche se dal punto di vista professionale mi occupo di tutt’altro. Dopo qualche sodalizio enoico post-adolescenziale, nel 1988 ho dato vita alla Condotta Arcigola Slow Food di Volterra della quale sono stato il fiduciario per circa vent’anni. L’approdo a winesurf è stato assolutamente indolore.


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