I Borgogna di ottimo livello che si possono comprare tra 20 e 30 euro: Saint-Romain9 min read

Doverosa premessa: i vini  di Saint-Romain, come delle vicine appellation Monthélie e Auxey-Duresses, sono ottimi vini ma non certo al livello dei migliori delle denominazioni più prestigiose della Côte d’Or. Tuttavia, a parte la bellezza, anche panoramica, dei siti nei quali si trovano e che meriterebbero una visita (il borgo e le vigne incastonate tra le falaises), non sono affatto privi d’interesse anche perché sono ormai tra i pochi, a parte quelli delle appellations regionali, che possano essere acquistati per meno di 30 euro e non di rado a un prezzo di poco superiore ai 20.

Come ricorda André Beurot, appassionato della Côte-d’Or e delle sue tradizioni, i vignerons sono soliti dire che i vini di Saint-Romain danno più di quel che promettono. Di più: il riscaldamento climatico ha notevolmente  contribuito a permettere a vigne, decisamente di altitudine (ben oltre i 300 metri e fin oltre i 400) e non di rado esposte a venti freddi provenienti da nord, di raggiungere livelli di maturità prima sconosciuti.

Ciò ha reso possibile, oltre che per rispondere a  ragioni di mercato, di proporre delle versioni parcellari, provenienti cioè da singoli climat, invece che, come accade nella maggior parte dei casi, assemblaggi di vigne diverse.  Soluzione, quest’ultima, frequente nelle denominazioni Villages e spesso preferita anche per ottenere delle cuvée di qualità più stabile “aiutando” le parcelle più a rischio.

Oggi dei 16 climats di Saint-Romain sono poco più di una mezza dozzina a rivendicare con regolarità  in etichetta la loro provenienza  e solo una parte di questi appare in grado di  aspirare a un futuro riconoscimento come Premier cru, di cui l’appellation è tuttora priva nonostante sia stata avviata una procedura in questo senso. Il  logico presupposto di essa è la commercializzazione  “individuale” dei vini provenienti dalle  vigne sottoposte al classement e la loro riconoscibilità.  Ma procediamo con ordine.

Saint-Romain

Incastonata  nella sezione più occidentale della Côte de Beaune, tra Volnay e Meursault, e confinante  con le denominazioni di Monthélie a nord e Auxey-Duresses  a sud, praticamente già connessa alle  Hautes- Côtes ( i vignerons possono infatti accedere anche a questa denominazione),  Saint-Romain comprende 135 ettari di vigna, distribuiti tra uve bianche  e rosse, con una spiccata prevalenza delle prime che rappresentano circa il 67% della produzione annua.

I bianchi di Saint-Romain sono maggiormente ricercati e prevalgono generalmente sui rossi anche nel prezzo. Di colore non troppo carico, con riflessi verdolini in gioventù, si propongono con un ventaglio olfattivo caratterizzato da fiori bianchi, delicate  note fruttate  e una accentuata mineralità, che tende decisamente al salino, specie in alcuni climat. Il tempo (i vini hanno resistenza)  li arrotonda sul palato, rivelando una nota “moelleuse” caratteristica degli  chardonnay della Côte de Beaune.

I rossi , salvo eccezioni, sono generalmente freschi e fruttati, ideali complemento di una merenda bourguignonne: leggermente aciduli in gioventù, “sentono” soprattutto il ribes ,  la fragola e i frutti di bosco. Più teneri che potenti, i pinot di Saint-Romain sono piacevolissimi in gioventù, ma possono essere apprezzati anche a diversi (7-8) anni dalla vendemmia, sviluppando evocazioni più evolute di affumicato, cuoio e sottobosco.

I sedici

I sedici climats di Saint-Romain sono principalmente situati sotto la parte alta del villaggio, Saint-Romain-Haut, diversamente da quanto accade in tutti gli altri comuni della Côte-d’Or, nei quali le vigne si trovano più in alto delle abitazioni. Situati ad altitudini mediamente elevate, tra 280 e 400 metri circa, risentono della circolazione dei venti dipendente dalla struttura circolare della parete rocciosa che circonda il villaggio: qui la raccolta è generalmente più tardiva che nelle aree vicine e le maturazioni sono spesso difficili, specie nelle zone più fredde, come En Chevrot o La Croix Neuve, raramente vinificate in parcellare. La  ventilazione, però, permette di raccogliere uve generalmente molto sane, non intaccate da muffe.

I suoli di Saint-Romain si distribuiscono tra le marne del  Liassico o Giurassico inferiore (circa 175-200 milioni di anni) e quelle del più antico (di circa 50 milioni di anni) Triassico. Appartengono invece ad un’epoca più recente (145-160 milioni di anni), quella del cosiddetto Giurassico superiore i blocchi marnoso-calcarei. Pur non essendovi alcuna regolarità nella separazione delle loro aree, i pinot si trovano principalmente nelle zone più argilloso-marnose del Triassico, mentre gli chardonnay prediligono le zone più calcaree. Praticamente le due varietà convivono in tutti i climats con rare eccezioni, e la scelta di produrre vini bianchi o rossi dipende piuttosto dai produttori, dalle singole parcelle e dalla loro esposizione.

I diversi climats di Saint-Romain sono idealmente distribuiti in due diverse aree divise, da est a ovest, dal Ruisseau du Verger e dalla route D 17E che va verso Meursault. La maggior parte di essi si trova nella parte orientale: partendo da sud si incontrano prima Le Jarron e Combe Bazin, entrambi spesso proposti in parcellare, e En Gollot; poi, risalendo verso nord, sono i rinomati Sous le Château (con i suoi quasi 24 ha: il più esteso di St. Romain), Sous Roche e Sous LaVelle, con i più minuscoli Le Village Haut e Bas, posti a ridosso delle due sezioni del villaggio. Più isolati a nord, sono En Chevrot, L’Argillat e La Croix Neuve .

I più conosciuti e anche quelli maggiormente candidabili ad un eventuale passaggio a premier cru del versante orientale sono a mio giudizio Sous le Château, di cui esistono valide versioni sia in bianco che in rosso, Sous Roche, che appare molto vocato per il pinot, Sous La Velle e Combe Bazin, di cui ho apprezzato le versioni in bianco.

Sul lato ovest, confinante col territorio di Auxey-Duresses  si trovano infine  i quattro climats residui, il migliore dei quali  è senza dubbio En Poillange, con il vicino La Perière, che con i suoi 14 ettari è il più grande di questo settore occidentale .

Di entrambi ho assaggiato eccellenti versioni di bianchi, anche se Patrick Essa, ottimo conoscitore di questo territorio, afferma che dai loro suoli ricchi di ossido di ferro e più marnosi nella sezione superiore, provengono i rossi di maggiore impatto dell’appellation. Gli altri due sono Au Bas de Poillange e Le Marsain, circondati da ampie aree boscose e meno interessanti.

Alla fine di questa breve presentazione, alcuni assaggi che mi hanno colpito tra i numerosi effettuati (non alla cieca, per la maggior parte tra novembre e dicembre 2021): prevalentemente delle ultime tre annate (2018-2020), con alcuni vini di annate precedenti e una piccola verticale domestica del Saint-Romain rouge del Domaine Alain Gras (2016-2020)

Il prototipo

Per me il prototipo del Saint-Romain è quello del Domaine Alain Gras, che ne produce solo due versioni, una in bianco e l’altra in rosso, fedele alla convinzione che, per i vini Villages la strada dell’assemblaggio sia la migliore. Il rosso è un vino  dal color rubino intenso, fresco e fruttato, leggermente acidulo, che sente le fragole , i lamponi e la ciliegia. Un vino  di grande accessibilità e immediatezza, piacevole subito e a distanza di anni (anche dieci e più nelle annate migliori).

Il vino dell’annata 2019 è già pronto per goderselo su una bistecca o su piatti rustici a base di carni bianche rosse. Con qualche anno in più nel vino del 2016 gli aromi sono diventati più maturi e diventa più evidente la speziatura, insieme con note leggermente affumicate. Gras impiega solo il 20% di legno nuovo per il suo Saint-Romain (30% per l’Auxey-Duresses Vieilles Vignes) in pièces di François Frères, noto tonnelier con laboratorio a Saint-Romain, per il resto cemento.

Affilato e marcato da una evidente mineralità salina, fiori bianchi al naso, di bella freschezza acida nonostante l’annata calda, il blanc del 2019 (il 2020 promette molto bene) è un Saint-Romain di grande tipicità territoriale. Viene principalmente da vigne situate in Sous La Velle, tra le più vocate per lo chardonnay, e nel vicino Sous le Chateau, caratterizzato da una forte pendenza,  esposto a sud-est:  20% legno nuovo e il resto acciaio.

Il Domaine Alain Gras è certamente il più conosciuto e rappresentativo di Saint-Romain. Impiantato nel comune , nel Village Haut, a ridosso del climat Sous La Velle, possiede alcune delle migliori parcelle dell’appellation, ma da sempre produce una sola cuvée di bianco e di rosso, assemblando le uve provenienti da esse. Una sola etichetta anche nella vicina Auxey-Duresses, dove produce un eccellente pinot noir, l’Auxey-Duresses Très Vieilles Vignes, da una vigna ultracentenaria.

I miei coup de coeur

In rosso il mio coup de coeur è  il Sous Roche di Henri e Gilles Buisson. Il vino della vendemmia  2019 ( quello del 2020 promette benissimo ma va aspettato) ha grande intensità aromatica, con prevalenza di  note floreali. Esibisce un frutto maturo, carnoso e delicato nello stesso tempo, arricchito da una  speziatura molto fine. Il 60% en vendange entière.

Per quanto riguarda i bianchi, tesi e minerali, generalmente di buon livello, mi ha colpito  il Saint-Romain Poillange dello stesso Domaine del 2015. Il vino viene prodotto a partire da una vecchia vigna di 60 anni esposta a sudest, ad un’altitudine tra 353 e 380 metri, che rappresenta uno dei gioielli della proprietà. Poillange  subisce un affinamento più lungo. E’ uno chardonnay maturo proveniente da una eccellente annata tra le più  calde, perfettamente vinificata, aromaticamente complesso, con note di infusi di erbe, e una sottile vena mielata. Sul palato è molto coinvolgente ed ha lunga persistenza.

Il Domaine dei Buisson (oggi a capo dell’azienda sono i fratelli Frédérick e Franck) è tra i pochi impiantati nel territorio comunale in biologico dal 2009. 19 ettari totali di cui due terzi dedicati al pinot noir: elabora diverse cuvée di bianchi in cinque diversi climats (Sous la Velle, anche in versione senza solfiti, Sous Le Château , Perrière , Le Jarron e appunto Poillange)  e di rossi (Sous Roche, anche in versione senza solfiti e Combe Bazin).

I Domaines che producono cuvées di Saint-Romain sono circa 60, includendo anche le Maison de négoce, che propongono generalmente ottime cuvée di assemblaggio: sono però appena un pugno quelle installate nell’ambito del territorio comunale, a cui vanno aggiunte quelli nei comuni più vicini (Auxey-Duresses, Monthélie e Meursault) .

Di quest’ultimo gruppo mi piace segnalare i progressi compiuti dal Domaine Prunier-Bonheur, insediato a Meursault, ma ben radicato a Saint-Romain e Auxey-Duresses. Pascal e sua moglie Christine hanno mano felice soprattutto con i bianchi (da provare il loro Auxey-Duresses blanc Les Crais). Mi sono piaciuti il loro Combe Bazin blanc 2019 e il  Sous le Château rouge del 2019.

 

La foto di copertina è di By Christophe.Finot – Own work, CC BY-SA 2.5, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=3460940 che ringraziamo

La mappa di Saint-Romain è stata presa dal sito www.borgognamonamour.it, che ringraziamo.

 

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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