InvecchiatiIGP. Custoza Superiore DOC Ca’ del Magro 2007, Monte del Fra4 min read

In questa rubrica non parleremo dei problemi geriatrici di qualcuno di noi (anche se sarebbe utile). Il nostro intento è quello di andare a scovare e raccontare i vini italiani “non giovanissimi”. Abbiamo pensato a questa dizione perché non parleremo quasi mai di quelli che vengono definiti “vini da grande invecchiamento” ma cercheremo sorprese, chicche, specie tra vini che nessuno si aspetterebbe.

Sulla cassetta di legno si era fatta addirittura un po’ di muffa. Così, avendo in programma una cena di pesce ad Acciaroli a La Tartana ho pensato di prenderla: una magnum del 2007 di Ca Del Magro che stava riposando da tempo immemore, dimenticata.
Parliamo di un Custoza Superiore, siamo appena a sud del Lago di Garda in provincia di Verona, l’azienda Monte dal Fra è di proprietà della famiglia Bonomi che dalla fine degli anni ’50 è insediata in questo territorio e dalla fine degli anni ’80 imbottiglia vino. Oggi la proprietà è di circa 200 ettari vitati, la gamma dei vini molto ampia ma questo bianco, oggi lavorato in cemento da uve Garganega, Trebbiano Toscano, Cortese, lncrocio Manzoni, resta fra le proposte più importanti ad un prezzo decisamente favorevole per il consumatore: l’ultima magnum in commercio, per dire, non supera i 40 euro.

Quando si parla di bianchi invecchiati, la mia passione più profonda nel mondo del vino, di solito penso sostanzialmente a Fiano di Avellino e Verdicchio, oppure ai bianchi internazionali che anche in alcune zone d’Italia offrono spunti molto interessanti.  Leggendo la presentazione aziendale apprendo che questo vino viene presentato adatto alla lunga conservazione.
La 2007, come è noto, è stata una vendemmia perfetta per gli enologi, calda ma ben equilibrata dalle piogge arrivate al momento giusto e la frutta è arrivata sana e croccante praticamente da Nord a Sud. Insomma, le premesse per rischiare lo stappo in pubblico c’erano. Del resto ci attendeva una cucina di pesce classica del Tirreno, crudo di luvaro e di gamberi, ricciola al forno, polpi e frutti di mare presentati in modo semplice.

Il tappo ha sofferto un po’, longevità sicuramente, ma un bianco di quasi vent’anni è più che longevo. Alla fine ci sono riusciti (io manco ci ho provato perché sono un disastro) e il vino lo abbiamo potuto provare.
Il colore era un giallo paglierino carico, un segno dell’età inequivocabile. Ma quando passiamo dalla vista al naso e al palato possiamo parlare di un vino assolutamente straordinario. I profumi ci parlano di miele di acacia, pasticceria, piacevoli note mentolate e agrumate di cedro: un profilo olfattivo vivace, di carattere, assolutamente vivo ed energico. Nessun profilo ossidativo che pure quando sono accennati a me non dispiace. Il vino andava comunque aperto, lo capiamo dalla perfetta corrispondenza fra il naso e il palato, al gusto infatti il sorso conferma le note descritte, il piacere è motivato da una freschezza marcata che consente di affrontare un buon fritto di alici e totani non previsto, l’alcol dichiarato a 13 gradi non si avverte ma contribuisce ad un senso di benessere e di piacere intimo che solo i grandi vini riescono a darmi. Finale lungo, vivo, che lascia pulita la bocca e spinge a ripetere il sorso. Infatti la magnum finisce subito perché ha lo stesso effetto sia agli appassionati sia ad altre persone presenti non introdotte al linguaggio e ai misteri del mondo del vino.
Quando faccio questi incontri mi viene facile fare una riflessione: l’Italia tratta, complessivamente parlando, i vini bianchi, alla stregua di chi usava il petrolio per accendere le candele. Il nostro patrimonio ampelografico ci regala una infinità di sorprese, abbiamo parlato a tavola anche del Mantonico di Librandi tanto per fare una citazione colta. Non solo vini da suoli vulcanici dunque, ma anche queste colline moreniche possono regalare sensazioni uniche.
Siamo stati bene, questo alla fine conta. E questo monumentale Custoza doc Superiore, poco attenzionato dalla critica, conferma che bere il vino fra gli amici è uno dei piaceri più belli e intensi che la vita ci possa regalare.

Luciano Pignataro

Luciano Pignataro è caporedattore al Mattino di Napoli, il suo giornale online è Luciano Pignataro Wineblog.


LEGGI ANCHE