InvecchiatIGP. Valle Isarco Doc Kerner 2016, Manni Nossing: il giro del mondo per un vino2 min read

In questa rubrica non parleremo dei problemi geriatrici di qualcuno di noi (anche se sarebbe utile). Il nostro intento è quello di andare a scovare e raccontare i vini italiani “non giovanissimi”. Abbiamo pensato a questa dizione perché non parleremo quasi mai di quelli che vengono definiti “vini da grande invecchiamento” ma cercheremo sorprese, chicche, specie tra vini che nessuno si aspetterebbe.

La Valle Isarco era considerata fino a poco tempo fa il confine nord per la produzione di vino in Italia e in effetti a pochissimi chilometri dalle vigne di Manni si trova la Plose, una delle più belle piste da sci d’Italia.

Però è anche vero, e lo possono confermare tutti quelli che sono stati in Valle Isarco d’estate, che quando è caldo lì sembra di essere in un forno, magari ventilato, ma sempre forno.

Manni Nossing è stato uno dei primi a immaginare la Valle Isarco come la conosciamo oggi e sicuramente la sua testardaggine e lungimiranza ha permesso a questo territorio di crescere e di farsi conoscere. Questo grazie vini da vari vitigni ma se ce n’è uno che rappresenta questo territorio è certamente il Kerner. Di origine tedesca (incrocio tra trollinger e Riesling) si è ambientato benissimo in Alto Adige ma  spesso ha caratteristiche molto diverse a seconda del territorio, dell’altitudine e soprattutto della mano del produttore.

Si passa da Kerner che sembrano dei riesling giovani con meno profumi, a Kerner che ricordano gli agrumi  matura di un sauvignon in annate calde, ad altri che, forse a causa dell’uso scriteriato del legno, perdono ogni riferimento e potrebbero essere fatti in qualsiasi parte del mondo.

Questa bottiglia di Manni, invece, nonostante la vicinanza ad un piccolo mappamondo e forse la quintessenza del vero Kerner: intensi aromi di agrumi (limone, mandarino, arancia) mescolati a note di idrocarburo e di sensazioni mentolate. Un naso veramente perfetto, preciso ma di grande ampiezza. Bocca estremamente sapida, concreta, profonda, con una freschezza che tiene vivo il vino per tanti, tanti secondi ma che mai diventa amara e mostra grande eleganza finale.

Un vino che vale il giro del mondo (ora si che serve il mappamondo) per venire a berselo!

 

 

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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