Guida vini. Trento DOC: millesimati di ottimo livello, buoni i sans année ma all’interno di  una “riflessione numerica”5 min read

Sono quasi 20 anni che degustiamo Trento Doc e assistiamo costantemente sia ad una sua crescita qualitativa che ad un leggero ma costante cambiamento di quelle che vengono definite “Bollicine di montagna”. Cambiamento che moderando spigoli e acidità importanti va verso la rotondità e l’equilibrio. Anche se non è nostra intenzione fare pubblicità a chi non ne ha bisogno dobbiamo notare che negli anni c’è stata sempre più una “Ferrarizzazione” dei Trento Doc, cioè un cercare di ricalcare, senza copiare, il grande equilibrio, aromatico e gustativo degli spumanti della casa di Ravina.

Quest’anno oltre che assaggiare abbiamo provato a “dare i numeri” cioè cercare di capire, partendo dai 13 milioni di bottiglie dichiarate dall’Istituto Trento Doc, quante di queste siano millesimate e quindi rivolte ad un mercato più esigente e quante invece siano “sans année”, cioè vendute a prezzi più bassi e spesso molto più bassi.

Non esistono o non vengono resi noti dati del genere, quindi noi partendo da una serie di valutazioni attente e da alcuni numeri ottenuti “trasversalmente” siamo arrivati alla quasi certezza che dei 13 milioni di bottiglie forse solo due milioni sono di Trento Doc Millesimati e il resto va nel campo dei senza annata. Se poi consideriamo all’interno dei due settori il peso di Ferrari e di Cavit, molto probabilmente le circa 60 piccole e brave case spumantistiche del Trento Doc arrivano a produrre più o meno un  milione di bottiglie di spumanti millesimati e altrettante (forse un po’ di più) di senza annata.

Queste “prove numeriche” di cui però siamo quasi certi ci fanno capire che il mondo del Trento Doc di alto livello è veramente piccolo e forse è soggetto agli andamenti del prezzo di quelle basi che vanno a comporre i totali 13 milioni.

Ma vediamo com’è questa punta dell’iceberg, partendo proprio dai non millesimati, che quest’anno ci sono sembrati nettamente migliorati e quasi in “via di millesimazione”, visto che abbiano notato un maggiore uso del legno e delle gamme aromatiche sicuramente più complesse rispetto al passato. Se a questo ci aggiungiamo che molte erano sboccature recenti il quadro che si presenta è indubbiamente positivo, ma va visto, come detto,  all’interno di un mondo di “sans année” che sfugge alle nostre degustazioni e considerazioni.

Parliamo adesso dei millesimati : tra questi la prima cosa che salta all’occhio è l’aumento medio dei mesi sui lieviti e di conseguenza delle riserve. Altra cosa importante è l’aumento medio della qualità di tutte le tipologie, dato che almeno il 70% delle etichette degustate ha superato il nostro “spartiacque” degli 80 punti (e noi, lo ripetiamo sempre, non spargiamo i 100/100 come noccioline). Inoltre bisogna sottolineare che tra i 13 Vini Top vi sono cantine che prima d’ora non erano mai state premiate (una addirittura con tre spumanti) e questo dimostra come sia la buona qualità che i massimi risultati siano oggi possibili ad un range maggiore di spumantisti trentini.

Tra le varie tipologie ci piace sottolineare un dato tra i pas dosé, dove quasi il 90% dei vini ha superato gli 80 punti. Questo vuol dire che le uve da cui vengono questi vini (che non hanno grammi di zucchero ad aiutarli) sono indubbiamente di alta qualità  e questo depone a favore della viticoltura trentina.

Ma se passiamo dalla vigna al vino si notano altri importanti passi avanti sul fronte della complessità aromatica delle cuvée, anche se si parla di sboccature abbastanza recenti. Se in futuro i tempi di maturazione dei vini dopo la sboccatura aumentassero (magari limando un po’ quelli di maturazione sui lieviti) siamo convinti che una bella fetta di Trento Doc millesimati potrebbero dimostrare come le bollicine italiane non siano tanto vini da aperitivo ma spumanti da lungo e sicuro invecchiamento, al pari di tanti Champagne ma con prezzi più abbordabili.

A proposito di prezzi, una bella fetta dei nostri Vini Top ha prezzi veramente molto abbordabili, specie se li confrontiamo con quelli (peraltro giustificati) della casa spumantistica, per noi, più importante d’Italia. Stiamo parlando naturalmente di Ferrari e visto che “siamo entrati in argomento” ci sembra giusto salutare Ruben Larentis, che dopo aver creato grandissimi metodo Classico nelle cantine di Ravina è andato in pensione, anche se per uno come lui la pensione sarà solo un modo per dare una mano a chi, nel mondo del vino e non solo,  se lo merita.

In definitiva i nostri assaggi dei Trento Doc hanno anche quest’anno mostrato una crescita qualitativa, che probabilmente nasce in primis da una migliore viticoltura e quindi forse da vigneti piantati sempre più in zone adatte agli attuali cambiamenti climatici. Ma anche la mano in cantina si è affinata e si è allargato il numero di ottimi spumantisti: insomma il mondo del Trento Doc, in particolare quello delle cuvée millesimate, assume sempre più importanza.

In chiusura non possiamo non ringraziare l’Istituto Trento Doc per l’aiuto che ogni anno ci dà: senza di loro il nostro lavoro sarebbe molto più difficile.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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