Guida vini. Rossi della Val di Cornia DOCG e IGT: diversità da armonizzare sotto il cappello della DOCG2 min read

La Val di Cornia è pochi chilometri a sud di Bolgheri e, se si esclude il sangiovese, utilizza le stesse uve del famoso territorio limitrofo.

Qui si fermano le vicinanze e somiglianze, perché molti vini della Val di Cornia sembrano nascere a notevole distanza da Sassicaia e compagnia cantante.

I perché posso essere diversi: composizione dei terreni, temperatura media molto più alta e forse anche una mancanza di idee chiare che trent’anni fa, fece puntare su uve non solo bordolesi, ma anche su sangiovese, montepulciano, malvasia nera, disperdendo così un modo più univoco di guardare al futuro.

Inoltre a Suvereto non ci son mai state cantine storiche del calibro di Incisa della Rocchetta e Ornellaia: questo lo posso purtroppo confermare di persona perché il mio primo approccio con questa terra fu nel 1991 e delle cantine che c’erano allora non solo non ne è rimasta nemmeno una, ma quelle che oggi vanno per la maggiore allora non esistevano.

I motivi sono quindi diversi e portano a risultati molto diversi, anche se sicuramente migliori rispetto allo scorso anno. In primo luogo abbiamo trovato un uso del legno più armonico ed una presenza alcolica più equilibrata.

Dal punto di vista dei vini a base sangiovese abbiamo riscontrato anche una certa freschezza, mentre tra le altre uve le bordolesi non sono andate male ma la punta di diamante dei nostri assaggi è stato il syrah, che sembra adattarsi sempre meglio al clima caldo e molto siccitoso della val di Cornia.

Certo è che siamo di fronte a vini con tanta potenza, che in qualche modo andrebbe mitigata, magari con rese superiori e con una gestione della chioma che tenga ben nascosti i grappoli durante i caldissimi mesi estivi e in qualche caso primaverili. Naturalmente parliamo da inesperti di agronomia ma è certo che i rossi in Val di Cornia avrebbero bisogno di maggiore eleganza per farsi conoscere e riconoscere dal mercato.

Inoltre servirebbe veramente che la denominazione Suvereto o Val di Cornia venissero rivendicate da una maggiore e statisticamente importante fetta di produttori, perché se la zona vuol farsi conoscere di più non può farlo con la stragrande maggioranza dei vini che escono come Toscana IGT o Costa Toscana IGT. Anche in questo Bolgheri insegna…

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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