Guida vini. Gavi 2022: annata non male ma ancora “ferma al palo”2 min read

Pensavo di conoscere bene Gavi, visto che sono più di venti anni che la frequento, ma questo territorio ha sempre qualche cantina e realtà nuova da proporre.  Magari non nelle parti più conosciute, più verso il sud, verso la Liguria nella zona di Bosio, che è anche la più alta.

Ma novità a parte la vendemmia 2022 ha presentato una situazione abbastanza particolare, anche perché siamo quasi all’opposto del resto d’Italia, dove quest’annata è risultata abbastanza pronta e piuttosto godibile.

I Gavi 2022 invece, sarà perché le non molte precipitazioni del 2022 si sono avute ad agosto, che è stato molto più fresco di luglio, sarà perché comunque la vendemmia è iniziata il 23 agosto e quindi qualche giorno prima delle medie (già molto anticipate) degli ultimi anni, mostrano nasi ancora poco espressi e nei casi migliori tendenti al minerale e al floreale.

Sugli aromi però bisogna dire una cosa: “l’agrumizzazione” imperante dovuta a lieviti e nutrimenti di lieviti, che sta spopolando dalle Alpi al Lilbeo, a Gavi sembra non essere arrivata e non perché ancora i vini devono aprirsi ma perché quegli aromi non si percepiscono nemmeno in via retronasale.

Questo non so se è un bene o un male ma di certo è un modo per caratterizzarsi e, in futuro, un punto distintivo di questo territorio.

Se i nasi sono ancora poco espressi i palati mostrano una buona sapidità e in diversi casi anche una freschezza interessante che fa ben sperare per il futuro.

Questa freschezza però (per fortuna non in molti casi) sembra “rinforzata” e questo porta a dei vini piuttosto squilibrati.

Se sommiamo il tutto vediamo una 2022 ancora con dei punti interrogativi e, in questo momento sicuramente meno importante della 2021. Anche i vini top sono solo 4 (e alcuni non del 2022) , molti meno dello scorso anno. Insmma, nela migliore delle ipotesi bisognerà aspettare credo almeno altri 5-6 mesi  per capire il reale valore di quest’annata.

Se ci pensiamo bene però,  in un mondo italiano dei vini bianchi che nonostante miglioramenti importanti in vigna e in cantina (che permettono prospettive di invecchiamento maggiori) alla fine deve proporre vini “pronti subito”, un territorio che presenta un’annata ancora da aprirsi può essere un bel segnale per allungare realmente la vita e le prospettive dei bianchi del nostro stivale.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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