Come sempre arriviamo buoni ultimi a parlare dell’annata 2018 del Brunello di Montalcino, quella attualmente in commercio e quindi reperibile nelle enoteche e nei ristoranti, anche se tra meno di 20 giorni verrà presentata la 2019.
Il perché di questa scelta (oltre al primo assaggio all’Anteprima assaggiarli “ufficialmente” non a maggio o giugno ma quasi 10 mesi dopo, cioè a settembre inoltrato) lo spieghiamo ogni anno e quindi per non tediarvi vi rimandiamo allo “spiegone” dell’anno scorso.
Della 2018 sono state dette molte cose e non tutte positive: nella migliore delle ipotesi è stata vista come un’annata pronta. Per inquadrare meglio il nostro punto di vista partiamo da quello che avevamo scritto tre anni sulla 2018 parlando del Rosso di Montalcino
“Veniamo al Rosso di Montalcino 2018 e purtroppo dobbiamo prendere anno che l’annata non è stata favorevole: nasi non certo intensi e compiuti, bocche leggere e spesso scariche hanno fatto da contrappunto al nostro assaggio. Visto che erano alcuni anni che notavamo una crescita di questa tipologia, senza dubbio la vendemmia ci ha messo del suo. Una buona fetta dei vini ha comunque belle caratteristiche di rotondità e freschezza, ma l’andamento generale ci crea un’aspettativa non certo positiva per il Brunello 2018.”
E purtroppo le aspettative ci hanno confermato in buona parte quello che ci aveva detto l’assaggio di tre anni prima.
Quello però che ancora non si è capito fino in fondo sono i motivi di una vendemmia con risultati così diversi rispetto a quelle che l’hanno preceduta e seguita, visto che l’andamento climatico non è stato poi così difficile e critico. Sicuramente una 2017 ha avuto problemi diversi, molto complessi ma ben superati e solo i Brunello di una vendemmia piovosa e fredda come la 2014 possono essere paragonati ai 2018, anche se quest’ultimi sono nati da un andamento climatico molto diverso.
La spiegazione sarà sicuramente figlia di molti fattori ma uno che fino ad ora non ci risulta sia stato toccato ci sentiamo di sottoporlo alla discussione, naturalmente non avendo certezze in merito.
Ci è stato riferito da più parti che nel 2018 ci sia stato a Montalcino il primo attacco importante di drosophila suzukii, che pare abbia preso alla sprovvista molti produttori proprio perché non era mai stata presente in zona. Questo moscerino colpisce l’acino e provoca marciume nell’uva, che a quel punto va raccolta il più velocemente possibile. Ripetiamo che riportiamo solo affermazioni non confermate e che vanno prese col beneficio d’inventario, ma anche questo fatto potrebbe aiutare a spiegare le caratteristiche di leggerezza sostanziale di alcuni vini degustati. Magari qualche produttore potrebbe commentare e dare il suo contributo per capire meglio la situazione.
Ma veniamo ai vini: quasi 120 Brunello 2018 degustati portano a un quadro praticamente completo dell’annata, che ha presentato vini indubbiamente corretti, con colori spesso molto scarichi (ma nel sangiovese non è un problema) e nasi con sentori terziari già abbastanza evidenti. In alcuni casi c’è anche un apporto del legno più marcato, forse perché un’annata del genere non aveva bisogno di tanto legno.
In bocca manca la classica pienezza del Brunello, la tannicità è generalmente molto più soffusa del normale, in qualche caso un po’ ruvida e non sempre affiancata da freschezza. Il quadro generale è un po’ quello che avevamo descritto all’anteprima nello scorso novembre, che quasi un anno in più di bottiglia ha evidenziato maggiormente.
Le selezioni o i vini da singolo vigneto si mostrano indubbiamente superiori alle “basi”, non tanto per potenza ma per equilibrio generale, maggiore rotondità e soprattutto aromaticità più intense. Potremmo discutere fino allo sfinimento se in un’annata del genere sia stato meglio produrre selezioni o utilizzare queste per migliorare il Brunello “base” e quindi non lo faremo. Meglio parlare dei Vini Top, che sono 11 e per noi rappresentano una perfetta sintesi del meglio che ha prodotto questa difficile vendemmia. Troverete tra questi vini conosciuti ma anche delle belle sorprese. Inoltre una buona fetta (non tutti purtroppo!) ha dei prezzi con un rapporto qualità/prezzo veramente interessante.
A proposito dei prezzi dobbiamo far notare che quelli di alcuni single vineyard sono da pura “affezione” ma che in generale molte cantine hanno tenuto ben dritta la barra degli aumenti, proponendo i 2018 a prezzi adeguati all’annata.
In definitiva non possiamo che confermare quanto detto qui: siamo di fronte ad una vendemmia non certo a 4 stelle come venne proclamato a suo tempo, ma indubbiamente piacevole e di facile approccio, specie per chi ricerca Brunello giocati sulla piacevolezza. La definizione “piccola annata” non punta quindi a sminuire ma ha dare il reale senso della vendemmia: del resto in Francia il termine viene usato tranquillamente. La bevibilità è garantita mediamente per almeno altri 5-7 anni, con i migliori posizionati attorno ai 7-10 anni a partire da adesso.
Rosso di Montalcino 2021
Su questo vino il Consorzio e i produttori stanno puntando sempre di più e l’annata 2021 mostra indubbiamente un innalzamento qualitativo generalizzato ma con alcuni distinguo. In generale le caratteristiche dei Rosso di Montalcino 2021 giocano molto sul frutto netto e giustamente marcato, con legni ben dosati e tannicità mai esasperata. Indubbiamente si sta puntando alla piacevolezza e a un vino da bersi giovane ma che abbia anche buone possibilità di migliorare per qualche anno.
Più nel particolare abbiamo trovato alcuni vini col frutto un po’ troppo maturo ma soprattutto la cosa che ci ha colpito di più è stato il riaffacciarsi di quelle “diverse vie al Rosso di Montalcino” che sembravano chiuse da tempo. Infatti accanto a una maggioranza di vini con le caratteristiche suddette una parte di vini incarnavano dei Rosso molto importanti, ipergiovanilistici e strutturati (molto gettonati qualche anno fa) e una fetta che “brunelleggiava troppo”, nel senso che mostrava una maturità ed un apporto del legno più adatto ad un Brunello. Per un vino che vuole affermarsi sul mercato, smarcandosi anche dal fratello maggiore, crediamo sia importante una maggiore “vicinanza stilistica”, specie in annate abbastanza favorevoli come la 2021. Comunque ben quattro Vini Top sono un buon risultato per la denominazione.
Brunello Riserva 2017
Le non molte Riserva 2017 presentate al nostro assaggio sono il chiaro segnale di un’annata non certo portata per questa tipologia. Vini indubbiamente corposi e caldi ma adesso piuttosto scontrosi e che potranno e dovranno affinarsi nel tempo, se l’alcolicità spesso marcata lo permetterà. VI consigliamo di tenerli in cantina per almeno altri 3-4 anni (i migliori…) prima di aprirli. Sul fronte dei Vini Top solo uno si è fregiato del nostro titolo, a dimostrazione che l’annata non è proprio la più adatta per questa tipologia.