A Benvenuto Brunello 2022 presentata la 2018, una piccola annata3 min read

La solita bellissima giornata di sole  mi accoglie a Montalcino per gli assaggi della nuova annata di Brunello, la 2018, che entrerà in commercio a partire dal primo gennaio prossimo.

Un’annata che, sentendo un discreto numero di colleghi, divide il mondo in due fazioni: da una parte ci sono quelli che, dopo annate alcoliche, corpose e difficili, sono felici di trovarsi di fronte a vini lineari, di facile approccio, dall’altra c’è chi sottolinea che di un vino importante e da grande invecchiamento stiamo parlando e quindi la notevole leggerezza e mancanza di corpo non può essere passata sotto silenzio.

Per quanto mi riguarda, dopo aver degustato una sessantina di Brunello 2018 mi trovo d’accordo più con il secondo parere che con il primo. Indubbiamente dopo  la 2017, annata alcolica e ruvida, ma soprattutto scomposta e di veloce maturazione, la 2018 è una boccata d’aria fresca e il termine “fresca” non è stato scelto a caso.

Infatti diversi vini, anche e soprattutto per mancanza di corpo e di pienezza, mettono in evidenza più l’acidità che il tannino. Quest’ultimo è in qualche caso di scarso peso, in altri è ruvido e solo in piccola parte è rotondo e piacevole:  questa è sicuramente una delle caratteristiche di questi 2018, che possiamo  senza dubbio definire “leggeri”.

Questa leggerezza porta con se nasi ben espressi, con note floreali e legni ben bilanciati, mentre l’approccio al palato è molto facile, immediato, ma certamente non da vino importante. I Barolo 2018 sono sicuramente vini non certo potenti, e sono stati più volte definiti leggeri (a proposito, tra qualche giorno pubblicheremo i risultati dei nostri assaggi dei Barolo 2018 e Barbaresco 2019) ma questi Brunello 2018 sono, in molti casi, troppo leggeri al palato e mancano di profondità,  sempre partendo dal presupposto che stiamo parlando di un vino da grande invecchiamento.

Forse sarebbe stato il caso di utilizzare il termine “Piccola annata” e magari (ma su questo non ho dati) tenere i prezzi piuttosto bassi. Se sui prezzi non ho dati ho invece di fronte l’elenco dei vini in degustazione e non posso non notare che più del 40% delle cantine presenta una o più selezioni. Sorvolando sulla qualità dei vini questo è sicuramente un errore, perché la 2018 è la classica annata dove produrre un buon vino base da vendere a un prezzo adeguato al valore della vendemmia, stop!

 Dai miei assaggi ammetto che in diversi casi c’è uno scalino qualitativo  tra annata e selezione ma questo a netto svantaggio del Brunello annata, in molti casi di una leggerezza disarmante. Forse evitare le 2000-3000 bottiglie top per permettere alle 30000 bottiglie “base” di rappresentare con onore la denominazione sarebbe stato meglio.

Del resto se il buongiorno si vedeva dai Rosso di Montalcino 2018, piuttosto leggeri e mediamente solo piacevoli, il Brunello 2018 è la logica prosecuzione: fresco, leggero, ma con poco grip e pienezza.

Da anni i ragazzi delle scuole medie di Montalcino presentano all’anteprima i loro disegni sul Brunello o sull’ultima vendemmia o sulla manifestazione e da sempre mi stupisco di come alcuni riescano a centrare il valore della nuova annata presentata.

Per esempio il disegno qua sopra, dedicato al Benvenuto Brunello 2022, rappresenta in pieno la leggerezza della 2018, con quei chicchi grossi ma vuoti. In sintesi la piccola annata 2018 è così.

Che sia annata leggera o pesante il servizio dei Sommelier AIS è sempre puntuale e impeccabile: un grazie è di dovere.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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