Guida vini 2021-2022. Alto Adige uve bordolesi: grandi vini che non temono confronti2 min read

Noi pensavamo di essere in Alto Adige  e invece i bicchieri ci stavano sussurando paroline  come Bolgheri, Bordeaux, Napa. Il bello era che i sussurri erano accompagnati da vini che potevano tranquillamente competere con i più blasonati di quelle zone e di ogni parte del globo.

So che sto dicendo qualcosa di forte e per molti versi inatteso, ma forse la nuova frontiera di Cabernet Sauvignon, Merlot e Cabernet Franc è quella tra Salorno e Bolzano.

Cortaccia, foto Strada del vino Alto Adige

Mai come quest’anno (se ci pensiamo bene mai, e basta!) ci siamo infatti trovati di fronte a Cabernet Sauvignon vibranti e pieni, a Merlot freschi ma cicciuti, a uvaggi dinamici e complessi, tutti dotati di tannini estremamente dolci e vivi, piacevolissimi al palato. E non si è trattato di uno o due vini o di un’annata particolarmente fortunata: l’enorme miglioramento è generalizzato e ha anche probabilmente una semplice spiegazione: l’aumento medio delle temperature.

Quando i nostri amici produttori di Cortaccia alcuni anni fa ci dicevano che la loro zona era particolarmente vocata per il Cabernet Sauvignon noi prendevamo nota e magari ci credevamo anche, ma poi assaggiavamo qualche vino, rimanevamo attaccati a tannini  verdi o a legni esagerati e azzeravamo il discorso.

Con i vitigni bordolesi sta succedendo l’esatto opposto che con il pinot nero: il secondo sta andando a cercare nuovi terreni per adattarsi ai cambi climatici, cabernet e merlot invece i terreni ce li hanno adatti ma avevano bisogno di un forte cambio climatico per decollare. Nel frattempo venivano messe a punto le vinificazioni,  affinato  l’uso del legno e così quando il clima si è adeguato al terroir l’esplosione qualitativa è stata immediata.

Merlot

Vi garantiamo che alcuni vini degustati della zona di Cortaccia possono competere alla pari con qualsiasi Cabernet Sauvignon o  Merlot del mondo, sia che provengano da zone classiche e “fresche” come Bordeaux che da zone emergenti ma affermate e più calde come Bolgheri, sia da qualsiasi angolo della terra dove questi vitigni sono piantati.

Erano almeno cinque anni che non assaggiavamo questi vini, che ci hanno letteralmente lasciato a bocca aperta e da oggi in poi li degusteremo ogni anno perché sono una delle cartine tornasole che ti fanno capire quanto stanno cambiando (in meglio) i vini altoatesini.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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