Francia: esportazione, dolce chimera sei tu….3 min read

A Vinisud, in sala stampa (dove si trovano dati e non solo depliants) ho raccolto due paginette molto importanti che parlano delle esportazioni 2008-2009 di vino francese. I dati sono stati raccolti da UbiFrance, l’agenzia francese per lo sviluppo internazionale delle imprese (www.ubifrance.fr).  Prima dei dati, il titolo della ricerca è significativo: “Dopo la “tromba d’aria del 2009 ci sarà una ripresa?”. Questo per farvi capire l’ampiezza del problema.

Veniamo subito ai dati: nel 2009 i francesi hanno esportato 12.5, milioni di ettolitri con, rispetto al 2008, una riduzione netta di 1,1 milione di ettolitri. La diminuzione dal punto di vista percentuale è stata  del 8.7%, che assume un valore enormemente più alto se visto dal punto  di vista del valore in Euro di questa percentuale. L’export del vino francese  ha introitato “ solo” (le virgolette sono comunque obbligatorie) 5,5 miliardi di Euro, con una diminuzione di 1,1 miliardi,  pari a -18.9%. Un dato  impressionante.

Ma andiamo a vedere nel particolare. I cali principali sono avvenuti nei mercati storici per i francesi, con un -18.6% in volume ed addirittura un -23.2% in valore  verso il mercato inglese e  un -13.1% verso gli Stati Uniti, che dal punto di vista del valore diventa un tremendo -32.6%. Importanti anche i cedimenti (mediamente sul 12-14% in valore) su mercati importanti come Germania, Belgio, Giappone, Olanda, Svizzera, Canada, che assieme arrivano ad un totale di vendite pari a circa 2.25 miliardi di Euro (quindi poco meno del 50% del totale esportato). In alcuni mercati i cali si sono registrati soprattutto nei vini di altissima fascia. Per esempio in Giappone di fronte ad un calo del 8.5% in volume si è registrato una diminuzione del 21.8% in valore. Incredibile il caso della Svizzera, con un -0.2% in volume che però diventa un -21.2 in valore. Praticamente non hanno importato neanche una bottiglia di vini top.

Per quanto riguarda l’Italia la diminuzione in volumi rispetto al 2008 è stata del 19.3% mentre in valore addirittura del 30.3%. Noi siamo comunque un mercato abbastanza piccolo per la Francia, con un valore di circa 157 milioni di euro, poco lontano da Cina (148) e Hong Kong (143) Quest’ultimi sono  gli unici due mercati che hanno fatto registrare incrementi  sia in volume sia in valore (rispettivamente Cina  +87.5%  e +54.1, Hong Kong +33.8 e +41.2).

Il caso della Svizzera ci spinge subito verso la suddivisione per zone  delle perdite. Come si può immaginare la crisi è stata sentita maggiormente nelle tre grandi aree della Champagne, di Bordeaux e della Borgogna.
In particolare le storiche bollicine hanno avuto un calo (ripetiamo 2009 su 2008) in volumi del 21.8% ed in valore del 27.9%. Gli chateau bordolesi si “assestano” su un -13.8% in volumi che diventa -23.1% in valore. I vini borgognoni  “spuntano” un – 16.2% in volume che si trasforma in -22.7% in valore. 

Quindi le principali zone enologiche francesi non se la sono certo passata bene nell’anno passato. Peggio di loro sta forse solo la Loira con un -29.1% in volume, mentre altre territori come il Sud della Francia o l’Alsazia, si attestano su diminuzioni che non superano il 10% e spesso sono prossime allo 0 (Languedoc Roussillon -2.9 in volumi)
Che dire, i dati parlano da soli ma credo sia giusto concludere questo sguardo in casa d’altri con le parole di Ubifrance “nel 2009 la filiera ha realizzato il suo peggior risultato da molti anni a questa parte, posizionandosi sui livelli di dieci anni fa”.
Chissà come stiamo in casa nostra…….

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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