Divini Etruschi:12 Lucumonie enoiche a confronto, mica cotiche…2 min read

Tre intensi giorni per conoscere i vini etruschi. La manifestazione “DiVini Etruschi”, che si ripete ormai da diversi anni e nata da un’idea di Carlo Zucchetti (l’enogastronomo con cappello), ha messo insieme a Volterra le tre regioni (Lazio, Umbria e Toscana) dove era ritagliato il territorio delle dodici lucumonie etrusche, meglio conosciuto come Etruria.  Dodici città-stato che avevano stretto un’alleanza economica, militare, religiosa e, forse inconsapevolmente, enoica.


Infatti è in quel periodo, l’età villanoviana, che si registra l’introduzione e l’acclimatazione della vite in Italia, e a testimonianza di ciò ci sono i semi di vite rinvenuti in alcune tombe nell’area del Chianti: evidentemente tombe di enologi etruschi che si portavano con sé nell’aldilà, anziché oro e monili, semi di vite per ogni evenienza… non si sa mai.
Per la cronaca, le dodici città sono: Arezzo, Volterra, Cerveteri, Bolsena, Chiusi, Cortona, Orvieto, Perugia, Populonia, Tarquinia, Veio, Vulci.

Ogni “lucumonia” ha presentato un suo vino, salvo Volterra che in quanto ospitante ha messo in bella mostra tutte le sue cinque aziende riunite nell’associazione dei vignaioli volterrani, con  l’entusiasmo che una zona vinicola emergente deve avere.

 

Da questo punto il nostro “storico volterrano” Fabrizio Calastri passa la parola alla “volterrana aggiunta” Tiziana Baldassarri.

 

All’interno della manifestazione, che si è svolta come sempre anche nello storico Palazzo dei Priori,  interessanti degustazioni “cieche” guidate e show coking, tutti  appuntamenti molto partecipati.


I prodotti gastronomici  presentati in collaborazione con Slow Food erano ovviamente anch’essi “etruschi” e quelli  cucinati lo erano secondo le ricette della tradizione locale.
Interessanti anche i laboratori di abbinamento cibo bevande, non necessariamente vino. Uno su tutti il miele in abbinamento alla birra di farro. Un miele di trifoglio che con la birra tirava fuori una nota acida ed amarognola, un miele di edera che seguito da un sorso di birra lasciava una punta amaricante, mentre con la mielata l’abbinamento era perfetto e la bocca risultava pulita lasciando il desiderio di mettere in bocca un’altra punta di miele facendola seguire da un altro sorso di birra, etc…
La manifestazione si è conclusa il 1° Maggio, che, come da tradizione volterrana, è iniziato con una colazione a base di trippa, formaggio e fave.
Purtroppo il tempo, che nei due giorni precedenti aveva regalato giornate primaverili, nel pomeriggio dell’ultimo giorno ha voluto ricordare ai presenti che Volterra, secondo un recente mito letterario, è terra di volturi,  i vampiri protagonisti della saga Twilight, e quindi una fitta nebbia ed una pioggia sottile hanno preso il posto di un vento freddo che già dal mattino aveva spazzato via un timido sole .

Del resto Gabriele D’Annunzio definì Volterra  “Città di Vento e di Macigno” e chi siamo noi per dubitare del Vate?
Articolo scritto in collaborazione con Fabrizio Calastri

Tiziana Baldassarri

Ho due grandi passioni: il mare ed il vino. La prima mi fa vivere, la seconda gioire. Dopo il diploma di aspirante al comando di navi mercantili ho lavorato nella nautica sia in terra che in mare per poi approdare a scuola, dove sono assistente tecnico mentre dopo il diploma di sommelier ho partecipato attivamente alla vita di FISAR  facendo servizi, curandone i corsi come direttore e ricoprendo cariche istituzionali.

Ma la sublimazione assoluta della passione enologica è arrivata con l’arruolamento nell’esercito di winesurf dove degusto divertendomi  e mi diverto degustando, condividendo sia con gli altri “surfisti” sia con coloro che ci seguono, le onde emozionali del piacere sensoriale.


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