Degustazioni Franciacorta: risultati inaspettati, spesso positivi ma da interpretare6 min read

Oramai una settimana all’anno ci trasferiamo, armi e bagagli, in Franciacorta: dovendo infatti degustare con attenzione quasi trecento metodo classico, quello è il tempo che ci vuole.

I ringraziamenti al Consorzio Franciacorta sono quindi doverosi  perché con la sua perfetta organizzazione, che ci permette di degustare 4-5 mesi dopo le altre guide, ci consente di svolgere nella maniera migliore il nostro lavoro.

Lavoro che questa volta ci ha presentato un quadro della Franciacorta diverso e “in movimento”, forse,  verso equilibri e dinamiche diverse rispetto al passato. Un esempio su tutti: i Rosé, ultimi arrivati nel panorama locale, legati ad un vitigno non facile come il pinot nero e da sempre tipologia “zoppicante” per antonomasia, quest’anno si sono presentati in grande spolvero. Al contrario i Dosaggio Zero, sempre più acclamati e richiesti dal mercato, fanno un passo indietro anche nei millesimati.

Ma andiamo con calma e prima di passare a parlare delle varie tipologie vi preghiamo di sciropparvi due dati.

Il “sistema vigneto Franciacorta”oramai non è più in espansione da anni, in particolare dal 2010. Questo per qualcuno è un dato positivo, per altri negativo. Oramai siamo attestati sui 2500 ettari di vigneto e, se non si vuole andare a piantare nelle torbiere o sui tetti delle case, ci sembra che il mantenimento di questa cifra sia un segno positivo. Certo, se il mercato tirasse come in passato sicuramente gli ettari aumenterebbero (magari di poco) ma in attesa che il Franciacorta conquisti numeri importanti all’estero (attualmente l’export copre poco più del 10%) i 16-17 milioni di bottiglie stimate sono più che sufficienti per coprire il mercato italiano.

Un mercato dove aumenta sempre più la concorrenza con altre zone spumantistiche (Trento DOC in primo luogo, Alta Langa e comunque oramai le bollicine le fanno praticamente tutti da tutte le parti con tutti i vitigni, per non parlare del notevole mercato che ha da noi adesso lo Champagne ) e che dà segnali precisi: la fascia alta vuole bere molto più secco e sono inoltre di moda vini “verticali” austeri, asciutti, mentre gran parte del mercato viene fatto da spumanti abbastanza rotondi  e piacevoli.

Come rispondere? In Franciacorta si sono diminuiti non poco i grammi di zucchero nei base sia Brut che Saten, ma questo non bastava, si doveva avere come minimo un Pas Dosé, meglio due (millesimato e non) se si voleva essere sulla cresta dell’onda. Dall’altra però si deve essere pronti anche per gli “Happy Hour” o per la bollicina d’inizio cena con qualcosa di fresco ma piacevole. Insomma non è facile star dietro a tutti e in qualche caso questo ha portato a scelte non sempre vincenti.

Franciacorta Dosaggio Zero

L’esempio eclatante l’abbiamo nei Pas Dosé. Sono aumentati esponenzialmente e praticamente ogni cantina ne ha almeno uno. Il problema è che sono vini “senza paracadute” alias senza zucchero che in qualche modo copre e aiuta: quindi se le annate non sono state eccezionali, oppure hai dei vigneti troppo giovani  o semplicemente vuoi mettere in fretta in commercio un prodotto che ha bisogno di tempo, alla fine rischi di ritrovarsi con Pas Dosé esili, scarni, poco profondi,  specie nelle versioni non millesimate.

Quest’anno, pur avendo un buon numero di vini “top” le maggiori delusioni ci sono venute da questa tipologia, nella quale si percepisce chiaramente come la richiesta del mercato abbia portato a “sdoganare” vini non adatti o non pronti. Questo soprattutto tra i non millesimati, però anche una discreta fetta di millesimati ci è sembrata meno incisiva che in passato. Voto alla tipologia: 5.5

Franciacorta Extra Brut

Non era né carne e né pesce fino a qualche anno fa, superata da un lato dalla voglia di “pasdosare” e dall’altra da tipologie (Brut, Saten) molto più pubblicizzate e di facile approccio. Da qualche tempo invece questa tipologia è diventata una specie di rifugio dove si incontrano tantissimi vini di ottimo livello, che spesso il mercato ancora non conosce o riconosce come tali.

Quest’anno  alcuni dei punteggi più alti sono venuti fuori dagli Extra Brut e il bello è che alcuni non sono millesimati. Questa “regola” si ripropone anche tra le altre etichette, con vini non millesimati di notevole freschezza, profondità ed equilibrio. Tra gli Extra Brut abbiamo anche notato un leggero ma costante aumento dell’uso del Pinot nero nei vari blend, cosa che abbiamo visto ripetersi anche in altre tipologie ma con meno regolarità. Insomma, le cose cambiano e negli Extra Brut cambiano decisamente in meglio. Voto alla tipologia: 8.5

Franciacorta Saten

Croce e delizia dei produttori franciacortini  in quanto tipologia da loro inventata e supportata in lungo e in largo, quest’anno i  Saten hanno raggiunto uno scopo ma fallito il traguardo. Hanno raggiunto lo scopo di essere una tipologia abbastanza ben riconoscibile al palato, con vini non solo rotondi ma abbastanza profondi e lineari. Il traguardo di esserlo tutti e soprattutto di avere una qualità media molto alta è invece rimandato, probabilmente a causa di vendemmie non certo eccezionali che negli ultimi anni si sono succedute in Franciacorta. Di passaggio notiamo che questa tipologia non può giovarsi dell’apporto di uve a bacca rossa e, ritornando su quanto detto sopra per il pinot nero, forse uno dei motivi della mancanza di vette qualitative è proprio questa. Voto alla tipologia: 6

Franciacorta Brut

Al contrario dei Saten i Brut hanno raggiunto il traguardo ma ritornando ad essere una tipologia “a due velocita”. I millesimati infatti, pur non raggiungendo vette assolute di bontà, hanno mostrato una qualità media veramente molto alta, mentre i “base” non millesimati hanno presentato spesso gamme aromatiche poco ampie e delineate, bocche esili o comunque poco equilibrate. Forse, per il futuro, potrebbe essere basilare utilizzare maggiormente  il metodo-Champagne, con una cuvée di base che viene “reinnestata” ogni anno, in modo da evitare che una serie di vendemmie non eccezionali portino scompensi nel vino di più largo consumo della denominazione. Voto alla tipologia: 7

Franciacorta Rosé

Siamo veramente felici dei risultati ottenuti dai rosé franciacortini. Risultati che parlano di grandi punte e di una qualità media che solo pochi anni fa era considerata una chimera. Quest’anno pare che  il DNA del pinot nero sia stato appreso e metabolizzato, perché ci sono almeno una ventina di  prodotti di grande valore, con alcune punte mai trovate in questa tipologia. Grazie naturalmente al pinot nero, a dei vigneti che cominciano a produrre come si deve e a produttori che oramai, dopo errori iniziali, riescono a tirare fuori il meglio da questo difficile vitigno. Siamo a quasi 500 ettari di pinot nero, un 20% della superficie vitata della denominazione e finalmente il peso di questo vitigno si sente e si vede. Sia nei profumi, complessi, giovanili, profondi, netti, che nel palato non solo più austero ma più corposo, ampio, dinamico. Date retta a noi, guardate i nostri migliori assaggi e compratevene almeno una bottiglia: ce ne sono diverse a prezzi molto interessanti. Ci ringrazierete. Voto alla tipologia: 9

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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