Degustazioni bianchi trentini: miglioramento quasi su tutta la linea4 min read

I nostri assaggi “in bianco” trentini ci hanno presentato un quadro abbastanza movimentato e con caratteristiche diverse rispetto al passato. Queste diversità, che possono dipendere sia dall’annata che da un miglioramento generalizzato della proposta, presentano un Trentino in crescita e comunque con idee più chiare.

Le degustazioni hanno spaziato su tutte le tipologie di bianco fermo e le potrete trovare cliccando sulle schede pubblicate qui accanto. Per alcuni vini (Nosiola, Pinot Bianco, Moscato Giallo, Kerner, Incrocio Manzoni, Johanniter), visto lo scarso numero di campioni, abbiamo fatto “un raggruppamento”.

Chardonnay e Pinot Grigio

I primi due vitigni di cui ci piace parlare sono quelli che di solito etichettiamo come “vini un po’noiosi”, cioè Chardonnay e Pinot Grigio. Li definiamo così perché specialmente quelli d’annata esprimono non molti profumi e corpi leggeri. Nei 2020 degustati invece (pur non essendo eccezionali) abbiamo trovato profumi più netti e intensi, spesso più portati verso note floreali che fruttate e questo per entrambi i vitigni. Gli Chardonnay trentini rispetto ai Pinot Grigio hanno mostrato una maggiore freschezza ma entrambe le degustazioni hanno presentato vini piacevoli e ben fatti. Voto alle due tipologie: 7-

Sauvignon

La stessa cosa non è avvenuta per Sauvignon 2020: spesso troppo vegetali, con durezze in bocca quasi incomprensibili, non ci hanno convinto e ci sono sembrati vini con ben poco da dire. Sicuramente la vendemmia 2020 ha avuto più problemi rispetto alla 2019 ma questa assenza quasi totale di aromi fruttati non ce l’aspettavamo. Mettiamoci anche imbottigliamenti recenti e solforose da digerire ma non ci convincono lo stesso. Pare che la tipologia stia perdendo appeal rispetto ad altre. Voto alla tipologia: 5

Riesling

Ben sette riesling quest’anno, quasi un record mondiale se si considera la strana assenza di quasi tutti i vini della Val di Cembra . Ben poco da segnalare, se non vini abbastanza semplici all’inizio, alcuni con un residuo zuccherino non sempre fuso al vino. Forse le vigne più vecchie e il tempo potranno far migliorare la situazione ma per adesso non c’è da gioire. Voto alla tipologia 6-

Müller Thurgau

Nonostante mancassero molti vini della Val di Cembra (imbottigliamenti ritardati? Dimenticanza generalizzata?) abbiamo trovati dei buoni Müller, ben centrati dal punto di vista varietale e con un buon corpo. Tra gli aromi accanto alla classica salvia abbiamo trovato anche frutta bianca e in qualche caso note floreali non proprio tipiche, però i vini erano ben centrati al palato e qualche mese di bottiglia in più non potrà fargli che bene. Voto alla tipologia: 7-

Gewürztraminer

In questa tipologia i trentini stanno superando i maestri altoatesini! Questo perché propongono GW molto aromatici ma anche molto bevibili e dove i bassi zuccheri residui non vogliono dire vini amari ma vini più piacevoli e equilibrati. Se non fossimo tirchi di natura avremmo potuto premiarne il doppio ma resta il fatto che questa tipologia in Trentino potrebbe rappresentare un nuovo modo di vedere il GW, svincolato dagli aperitivi e con tutte le carte in regola per tanti abbinamenti a tavola. Il trentino segna un punto! Voto alla tipologia: 9+

Uvaggi

Se dobbiamo essere onesti fino in fondo i pochi vini assaggiati non ci hanno trasmesso particolari sensazioni. Uvaggi diversi e, quando le uve sono quasi le stesse, percentuali diverse rendono ancor più indistinguibile una categoria non certo “gettonata” dai produttori stessi.Voto alla tipologia: 4.5

Altre uve

La cosa che ci dispiace di più è che in questo gruppo siano andate a finire le poche Nosiola inviate, a dimostrazione della decadenza di questo vino/vitigno che noi invece apprezziamo da sempre. Anche se qualcuno sta lavorando per riproporlo in maniera diversa ci dispiace ammettere che questo vino ha sempre meno futuro in Trentino e il rischio di perdere un vitigno storico è reale.

Come è reale il fatto che il pinot bianco non esploderà mai in Trentino, anche se i vini proposti sono puliti e ben fatti. Un passo avanti invece negli Incrocio Manzoni degustati: nasi netti, bocche fresche, abbastanza decise.

I moscato secco fanno parte di quei vini di cui sinceramente, non si sentirebbe la mancanza, specie se venissero sostituiti da cugini ottenuti in appassimento. Per quanto riguarda Kerner e Johanniter i vini erano troppo pochi per esprimere un giudizio generale.

In definitiva gli assaggi dei bianchi fermi trentini ci ha convinto molto di più rispetto agli ultimi ann, perché abbiamo trovato una nettezza aromatica e una stile molto più preciso e centrato in diverse tipologie.

Tra qualche tempo parleremo dei Trento Doc e del Teroldego, unico rosso degustato.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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