Degustazioni Alto Adige Schiava, Lago di Caldaro e Santa Maddalena: tante sorprese2 min read

I nostri assaggi altoatesini relativi alla schiava ci hanno servito delle sorprese, non tutte positive.

Iniziamo con quelle che meno positive: per chi ama la Schiava e in particolare il Santa Maddalena ci sono nel 2020 due giorni di “lutto nazionale”. Due giornate alla fine di agosto che hanno rovesciato sull’Alto Adige piogge torrenziali, proprio nel momento in cui la schiava della zona di questa piccola/grande denominazione stava per essere raccolta. Molti viticoltori sono riusciti a rimediare ma comunque non si può certo parlare del 2020 come un’annata di altissimo livello per il Santa Maddalena.

Ma poco a sud la situazione cambia e dal Lago di Caldaro ci sono arrivati in degustazione vini che non solo hanno mediamente fatto meglio dei Santa Maddalena, ma ci hanno fatto capire che la lenta ri-crescita di questa denominazione è ormai compiuta.

A contorno di tutto abbiamo degustato delle Schiava Doc e Igt di valore piuttosto alto, dove magari il lagrein è usato non solo per dare un tocco, ma che comunque rappresentano un bel modo di bere schiava fuori dalle più importanti denominazioni.

Questo in generale e adesso andiamo più nel particolare.

Santa Maddalena

I Santa Maddalena degustati erano mediamente meno espressivi al naso rispetto ad altre annate e con un tannino più pungente e meno avvolgente. Indubbiamente il clima ha influito ma ha anche dimostrato come una denominazione oramai pienamente a conoscenza delle proprie possibilità riesca a reagire a vendemmie problematiche: voto alla vendemmia 2020: 7+

Lago di Caldaro

Passando ai Lago di Caldaro affermiamo che mai e ripeto mai da quando li assaggiamo regolarmente (e sono ormai venti anni) si erano espressi con una qualità così alta e diffusa. Il loro tallone di Achille, cioè una strutturale leggerezza si è trasformato in un’elegante profondità che esaltava la notevole e intensa gamma aromatica, che partiva dal frutto rosso arrivando ai fini note floreali con la rosa in primo piano. Un piacere vero è stato degustare questi 2020 e anche alcuni 2019 che stanno iniziando a dimostrare che sul Lago di Caldaro non ci si vuole fermare ai vini immediati ma che la schiava, anche da queste parti, può dare molto di più. Voto alla vendemmia 2020: 9.5

Schiava DOC

Anche tra la Schiava DOC, (tra cu mettiamo i Meranese e le Grigia anche se meriterebbero un bello spazio a parte per la loro sempiterna finezza) ha mostrato non solo buoni vini ma un equilibrio aromatico e gustativo più marcato rispetto al passato. Ci sembra che ormai la quota  di Lagrein “in aiuto” di uve poco reattive si stia stabilizzando, portando a vini molto più riconoscibili e piacevoli. Voto all’annata 2020: 7+

In conclusione vogliamo ribadire un concetto che da anni predichiamo: in un mondo che vuole sempre più vini profumati, piacevoli, poco impegnativi (in teoria) e magari da bere freschi, la Schiava è la risposta a tutte queste richieste e nello stesso tempo un vino/vitigno da portare ad esempio per come può rappresentare compiutamente l’essenza dell’Alto Adige, una terra di solare freschezza e dai toni silenti ma marcati.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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