Degustazione bianchi bolgheresi: una strada chiara ma…3 min read

Lo diciamo subito: erano anni che non guardavamo questa faccia di Bolgheri e sinceramente, anche considerando l’alta qualità espressa nei rossi,  ci aspettavamo  qualcosa in più.

Detto questo,  dopo aver ringraziato il Consorzio di tutela dei vini Bolgheri e Bolgheri Sassicaia per la solita professionalità e organizzazione, possiamo cercare di capire i perché di un risultato che non riusciamo a definire positivo.

Se guardiamo  i Bolgheri Bianco dal punto di vista della pulizia e della tecnica sono vini impeccabili, anche quelli con “derive” naturalistiche o quasi, ma se andiamo ad esplorare più in profondità cosa troviamo?

Troviamo tanti Vermentino ben fatti, con i loro profumi al posto giusto, con la loro ricercata e lineare sapidità, ma sotto a questa “crosta sapida” manca in più di un caso corpo e concretezza. Forse l’annata 2021 non sarà stata eccezionale per il vermentino, ma anche altre uve che oramai in zona esistono da sempre o da molto, come sauvignon e viognier, ricalcano la stessa falsariga, venendo un po’ a mancare in corpo e pienezza.

Dopo tutto siamo in una zona calda e ci saremmo aspettati quindi maggior calore, pienezza, magari anche qualche scompostezza ma vini più “vissuti”, se vogliamo anche un po’ recalcitranti adesso, mentre sembrano tanti bravi studenti di Oxford, con la loro divisa perfettamente stirata.

Non per niente per trovare qualcosa di più carnoso e “palpabile”  si deve parlare di forme e modi di invecchiamento diversi rispetto all’approccio lineare e sicuro di tanti bianchi.

Bianchi che, ripetiamo, sono buoni e ben fatti, ma  mancano di quel calore che ha reso i rossi di Bolgheri una valida alternativa alla “fredda” Bordeaux.

Pare che Bolgheri, accanto al “calore” dei rossi, stia seguendo per i bianchi una strada, appunto “fredda” ma  tecnicamente irreprensibile, che però spiazza un po’ chi, con un occhio alla carta geografica, vede che siamo sulla costa toscana, nella zona sud della regione, a due passi dal mare.

Come vedrete nei nostri assaggi di vini buoni ce ne sono, ma da questa denominazione, con queste caratteristiche climatiche, ci saremmo aspettati qualcosa di diverso.

Abbiamo degustato vini delle seguenti cantine, riportate in ordine alfabetico.

Argentiera, Batzella, Caccia al Piano, Campo al mare, Campo al noce, Campo al pero, Campo alla sughera, Ceralti, Dario di Vaira, Donna Olimpia, Donne Fittipaldi, Fabio Motta, fattoria Casa di terra, Giorgio Meletti Cavallari, Giovanni Chiappini, Grattamacco, I Greppi, I Tirreni, le Vigne di Silvia, Michele Satta, Ornellaia, Podere Conca, Podere Roseto, Podere Sette, Poggio al Tesoro, Tenuta di Vaira, Tenuta le Colonne, Tenuta Meraviglia, Terre del Marchesato, Villanoviana.

La foto di copertina è tratta dal sito del Consorzio di tutela dei vini Bolgheri e Bolgheri Sassicaia, che ringraziamo.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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