Degustazione Barolo 2017: non sembrano 2017!4 min read

Affrontare adesso il discorso sui Barolo 2017 può sembrare tardivo, ma non lo è. Come già detto più volte noi facciamo la guide per i consumatori finali, quelli che il vino lo comprano in enoteca, a ristorante, sul web, al supermercato e possono  acquistare certi vini come la nuova annata di Barolo non il 2 di gennaio ma, ad essere buoni, verso aprile/maggio. Però questa tipologia di vino si beve meglio “col fresco” e quindi molti cominciano realmente a interessarsi e a consumarlo (a parte aver letto articoli a destra e a manca) verso ottobre/novembre. Ecco perché ne parliamo adesso, avendo assaggiato i vini tra settembre e ottobre e quindi non 10 mesi fa.

Per questo dobbiamo ringraziare il Consorzio Barolo, Barbaresco, Alba, Langhe Dogliani per il fondamentale aiuto di raccolta e invio dei campioni (non solo del Barolo, ma del Barbaresco, delle Barbera, dei Dolcetto). Senza di loro il nostro lavoro sarebbe molto più difficile e quindi grazie, grazie, grazie!

Veniamo al Barolo 2017 di cui abbiamo degustato quasi 220 campioni, che sommati alle Riserva e a quelli di annate precedenti, portano i nostri assaggi sulla soglia dei 300 vini. Indubbiamente un numero sufficiente per farsi un’idea.

La prima cosa che è uscita da questi assaggi è che i 2017 non sembrano… del 2017! Aspettandosi vini figli di un’annata calda e siccitosa,  cioè molto alcolici, con frutto maturo, scomposti e dotati di tannini mordaci, siamo rimasti piacevolmente delusi.

Così ci siamo chiesti il perché e qualche risposta ce la siamo data: crediamo che nel 2017 le viti  fossero talmente stressate che  la maturazione si è sviluppata non solo  a rilento ma una buona parte delle caratteristiche fenoliche dei vini è arrivata a maturazione “sincopata” cioè, stranamente, meno concentrata del normale (anche per un’annata con rese così basse) . A questo si è aggiunto la mano del produttore che non ha certo cercato di estrarre come in annate importanti, portando così a vini molto particolari visto l’andamento climatico nei mesi da maggio a ottobre.

Anche per questi motivi ci siamo trovati davanti a Barolo freschi e certamente poco tannici per l’annata. Abbiamo trovati tanti vini equilibrati e pochissimi vini solo alcol e frutto.

L’alcol alto in evidenza l’abbiamo trovato ma non tanto spesso, mentre freschezza e tannini piuttosto levigati erano all’ordine del giorno. Quello che stranamente mancava in tanti casi era il “peso specifico” del vino in bocca, inferiore a quanto immaginato.

Quello che potremmo definire “abbassamento tannico o ingentilimento tannico” che si è visto nei Brunello 2016 e che si presagiva nei Barolo 2015 e 2016 è diventato realtà nel Barolo 2017: anche se pieni e rotondi sono anche sinuosi, più per un mercato che sempre più vuole rotondità. Sono vini da clima caldo ben gestito, dopo anni che i produttori langaroli stanno cercando di capire la giusta via per ovviare ai problemi del cambiamento climatico.

Definirili “Barolo in sottrazione” forse è troppo ma un po’ rende l’idea. Inoltre anche se vi sono diversi eccezioni, abbiamo avuto la generale impressione che i blend, anche se venduti a prezzi più bassi, siano venuti fuori meglio rispetto ai cru o MGA che dir si voglia. Questo perché alcune fra le migliori esposizioni (in annate normali) hanno sofferto più di altre, anche se  in generale meno vocate ma che in annate così estreme risultano meno tartassate dal caldo: in questi casi un blend riequilibra le cose. Le zone che hanno avuto meno problemi sono state sicuramente quelle più alte, dove magari l’escursione termica giorno/notte ha dato una mano importante. I migliori vini dei nostri assaggi (e ve ne sono diversi di assoluto valore!) vengono da vigneti piuttosto alti e da zone storicamente “d’altura” per la viticoltura langarola.

In conclusione un’annata diversa da come ce l’aspettavamo ma  proprio per questo di ottimo livello e con una possibilità di invecchiamento ancora da comprendere ma che mediamente non sarà inferiore agli 8-10 anni, partendo da adesso.

Per quanto riguarda i 2016 degustati quest’anno confermiamo quanto detto lo scorso anno mentre è giusto spendere qualche parole sui Barolo Riserva, che abbiamo deciso di degustare per la prima volta.

Non erano molti (una trentina) e suddivisi in varie annate ma un filo conduttore c’era e per fortuna non era quello della potenza ma della complessità. Una buona fetta di Riserva era logicamente giovane e mostrava una prevedibile “non ampiezza” olfattiva e gustativa in quanto sulle bottiglia pareva ci fosse scritto “Lavori in corso”. Quindi vini, anche se con 8/10 anni sulle spalle, da attendere immaginando scenari futuri molto positivi. La maggior parte dei vini erano del 2015 e questo ci porta a confermare comunque quanto detto due anni fa su questa bellissima e forse sottovalutata (non da noi) vendemmia.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


LEGGI ANCHE