Decanter Vol. 47: le stelle d’oro e la Toscana come protagonista7 min read

Stelle d’oro, Borgogna con un eccellente rapporto qualità/prezzo, esplorazione in Toscana, Riesling sono i temi annunciati in copertina in questo numero.

Le “stelle d’oro” di Decanter sono quei personaggi od organizzazioni che hanno avuto il merito di promuovere la produzione e il consumo dei vini di qualità. In questo numero sono “premiati” la leggenda Peter Gago (Penfold’s), grande orchestratore del “fine wine” australiano; OZ Clark, “l’uomo che ha venduto il Nuovo Mondo”, per aver favorito come nessun altro il successo dei vini del nuovo continente; Alex Marchal, la stella nascente, professore all’Università di Bordeaux (Istituto  di Scienze delle vigne e del vino) e consulente di 24 aziende in Francia e una in Italia: alla sua enorme competenza unisce un palato eccezionale.

Infine, non bisogna dimenticare i retailers, coloro che hanno più direttamente promosso e diffuso la conoscenza del “fine wine” attraverso  la  loro attività commerciale.”The Wine Society” è, per Decanter l’”outstanding retailer of the year”, mentre il vincitore della “Scelta dei giudici” è “Urban Craft Wines/The Online Wine Tasting club” per la sua capacità innovativa; il Majestic è il miglior wine shop nazionale, “Weitrose & Peters” guida le catene della grande distribuzione, numerosi sono poi i retailers specializzati nella vendita di vini delle diverse provenienze: il migliore rivenditore d’Inghilterra per i vini italiani è, secondo Decanter, “Bat and Bottle”.

Premi e celebrazioni a parte, sono molti i temi e le degustazioni di questo numero, di cui è protagonista la Toscana: i grandi Brunello dell’annata 2016 e le superbe riserve 2015 (Best in show al DWWA il Brunello 2016 di Castiglione del Bosco e ben sei medaglie di platino con lo stesso punteggio), il Panel Tasting dei migliori Toscana IGT e soprattutto l’articolo dedicato alla “scoperta” del Chianti Rufina, sul quale mi soffermerò un po’ di più.

Prima però diamo un’occhiata al resto: i 30 Borgogna affidabili (94 punti al St. Véran 2019 di Gilles Mortet, 93 al Rully En Villerange 2019 di Claude Jobard  e al Montagny 1er cru Le Vieux Château 2018 di Jean-Marc Boillot, tutti in vendita tra i 20 e i 29 pounds); il Panel Tasting dedicato ai riesling alsaziani e agli assai poco conosciuti rossi ungheresi. Quanto ai primi, sono stati presi in esame all’incirca quelli degli ultimi cinque anni. Un solo vino ha raggiunto la soglia dei vini riconosciuti come “Exceptional” : il Grand Cru Schlossberg Kaysersberg 2019 di Weinbach, con 98/100. Sono comunque cinque i vini giudicati “outstanding”: l’Hengst grand cru di Josmeyer 2015, 96/100, e un punto al di sotto, il Brand grand cru di Kirrenburg, lo Schlossberg grand cru Kaysenberg 2019 di Kirrenbourg e l’Altenberg de Bergbieten grand cru 2018 di Loew. In generale un buon livello, con 34 vini HR (highly recommended, 90-94/100) e 32 raccomandati (86-89/100). Quattro vini, però, sono risultati  mediocri o difettosi.

schoenenbourg, Alsazia

L’Ungheria è stata fino ad ora conosciuta, botritizzati a parte, soprattutto per i suoi vini bianchi. E’ comunque notevolmente salito di molto il livello anche dei vini rossi, sia da varietà autoctone, sia internazionali (soprattutto merlot e cabernet franc).Caroline Gilby, incaricata della selezione dei migliori rossi magiari, segnala un buon gruppo di vini rossi “outstanding”, tre   da varietà autoctone (96/100 per un kékfrankos, lo Steiner Sopron 2016 di Weininger, e altrettanti per un Egri Bikavér superiore, il Merengö 2017 di St.Andrea, 95/100 per un vino proveniente dalla regione di Dél-Pannonia, una selezione di una vigna centenaria di kardaka,il Bonsai Szecszard 2019 di Vida Péter); due da varietà internazionali (rispettivamente un merlot, la Cuvée 7 Siklós Villany 2017 di Sauska, 96 p., e un cabernet franc il Trinitas Villany franc 2016 di Heumann, 95p.).

L’itinerario proposto questa volta da Decanter è nella Hong-Kong per i wine lovers, di Jeanne Cho-Lee, che segnala gli indirizzi più interessanti, il “pairing” da ricercare riguarda il radicchio brasato con fagioli (Kate Lehay suggerisce un abbinamento in bianco,un Verdicchio di Sartarelli, e uno in rosso, con un Pinot noir dell’Oregon, di Résonance), i distillati di turno sono i cognac XO e le tequila. Poi, naturalmente ci sono il Market Watch, le pagine educational di Wine Wisdom, e le selezioni dei vini per tutti i giorni e per il fine settimana, come sempre molto global. Infine, tra i vini del mese scelti dagli editor, è un rosso dell’Etna, il Passopisciaro 2019 del compianto Franchetti.

Eccoci dunque alla Toscana, con i suoi rossi IGT e, soprattutto, con i suoi Chianti della Rufina.

Rossi IGT, spesso chiamati anche Supertuscan, a base di sangiovese e/o varietà internazionali o un mix di entrambe: quasi la metà (46%) dei 74 campioni esaminati comprende uve internazionali, con il cabernet sauvignon come star, ma crescono (anche nei punteggi) i blend syrah-cabernet franc. Nessun vino ha raggiunto la soglia dei 98/100 tanto da ottenere la qualifica di “Exceptional”, ma la presenza di 6 “outstanding” (95-97) e ben 52 “highly recommended” (90-94) , con soli 15 vini al di sotto dei 90 punti (il minimo raggiunto, da soli due campioni, è stato 87), attesta la grandissima qualità raggiunta, come conferma la mancanza anche di un solo vino giudicato povero o difettoso. Tra le ultime annate, come per altre denominazioni in Toscana, 2016 e 2019 (in fieri) al top, con 2018 e soprattutto il caldissimo e secchissimo  2017 in maggiori difficoltà. Quali i preferiti dall’autrice del report Susan Hulme? I sei “Outstanding” sono: Basilica del Cortaccio Cafaggio 2016 (protagonista il cabernet franc), Toscana Syrah 2016  Fabbrica di Pienza (syrah) e Arcanum 2014  Tenuta di Arceno (cabernet franc), tutti con 96/100; sotto di un punto, Tenuta di Burchino 2014  Castellani (50% sangiovese, 30% cabernet sauvignon, il resto merlot), Antico Feudo della Trappola 2019 Ricasoli (stesso blend col 60% di sangiovese) e Monile 2016 Viticcio (80% cabernet sauvignon e il resto merlot).

Oscurati dalla maggior fama dei Brunello e del Chianti Classico, i Rufina cominciano finalmente ad essere apprezzati per il loro indiscutibile valore anche all’estero. Ai nomi più conosciuti (Nipozzano con la sua bandiera Montesodi, e soprattutto Selvapiana di Federico Giuntini, con i suoi cru Vigneto Bucerchiale e la riserva Vigneto Erchie) si sono aggiunti  nuovi nomi, col valore aggiunto della scelta di una conduzione “organic”.  Quelli segnalati da Monty Waldin, autore del report,  oltre ai due già citati, sono: Colognole (dal 1982 di proprietà Spalletti); Fattoria I Veroni , giunta alla IV generazione, con il loro gioiello Vigneto Quona, fattoria Lavacchio, della famiglia Lottero dal 1978, oggi in biodinamica; Frascole,  dove  Enrico Lippi ed Elisa Santoni producono uno dei migliori sangiovese di Toscana; Podere il Pozzo, delle Cantine Fratelli Bellini  ormai da quasi 25 anni, che punta soprattutto sulla accessibilità e la bevibilità; infine Villa di Vetrice della Famiglia Grati, che produce Rufina da cinque generazioni (più di 100 ettari, in maggioranza sangiovese, più Colorino e Canaiolo nero).

750 gli ettari vitati complessivi (di quasi 12.500 disponibili) con altri 300 di nuovi impianti , per un volume annuo di 3 milioni e mezzo di bottiglie: questi i numeri del Rufina. Delle ultime annate, la 2019 è stata un millesimo da manuale, la 2016 -partenza fresca poi caldo e secco- ha dato vini eccellenti, con un grande potenziale di invecchiamento; vi sono state ottime riuscite anche nella calda annata 2015, e, all’opposto,  nella più fresca e spesso sottovalutata  annata 2013;  un  millesimo “classico” quello del  2010 , caratterizzato da un mix di sole e di piogge, con ottimi vini che cominciano oggi ad aprirsi per durare almeno altri quindici anni.

La qualità sale e si sperimenta la strada dei   vini “single vineyard”, che possano essere apprezzati nella loro individualità, così come si avverte sempre più  la necessità, DOCG a parte, di un marchio simile alla Gran Riserva del Chianti Classico, che valorizzi i vini 100% sangiovese provenienti da una vigna singola. Le star secondo Waldin:  97/100 il Vigneto Bucerchiale 2017 di Selvapiana e il Chianti Rufina riserva 2017 di Frascole; 96/100 la riserva 2018 del Castello di Nipozzano, e il Borgo Prunatelli riserva 2016 ; 95/100 il Chianti Rufina Colognole 2017 e il Ludié 2019 di Fattoria Lavacchio.

Che altro? Le rubriche di Uncorked, con le news del mondo del vino, le lettere dei lettori, le pagine dei columnist Jefford e Richards, ed è tutto.

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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