Come bere bene in Borgogna senza svenarsi: Auxey-Duresses9 min read

Incastonata tra Saint-Romain a nord, Meursault e Monthélie a est e Saint-Aubin a sud, Auxey-Duresses era un tempo ricca di mulini, ora è un piccolo comune di 350 abitanti della Côte-de-Beaune che vive di vino. Sono una ventina le cantine che vi hanno sede, ma sono quasi quattro volte di più quelle, situate nei comuni vicini -Saint-Romain, Monthelie, Meursault ed altri sulle Hautes-Côtes-, che producono vini bianchi e soprattutto rossi di questa denominazione. Gli ettari inclusi nell’AOC sono poco più di 140, di cui quasi i due terzi rossi, ma la proporzione cambia notevolmente nell’area dei Premiers crus, in cui il pinot noir domina in misura schiacciante, giungendo all’89%.

La sua reputazione enologica “storica” non è pari a quella dei comuni più importanti della Côte-de-Beaune: ignorata da Morelot e Lavalle, e considerata  inferiore anche a quella di Monthélie, a cui Lavalle (1855) attribuì due Premières cuvées (ossia, nella terminologia da lui adottata, l’aristocrazia dei vini) Auxey le Grand, divenuta Auxey-Duresses nel 1924, era infatti conosciuta soprattutto per i suoi buoni vini “ordinari”. I  rossi sono  un po’ meno eleganti di quelli del comune confinante, a cui è collegato attraverso il climat Les Duresses, penalizzati da una certa durezza tannica in gioventù, che si attenua col tempo, ma  ugualmente deliziosi e notevolmente gastronomici  e con una buona capacità di resistere al tempo. 

Di color rubino brillante, non eccessivamente carico, al naso offrono frutti di bosco a bacca scura (mora, cassis, mirtilli) e note floreali (soprattutto peonia).Sono vini carnosi, che, dopo qualche anno, sviluppano una trama tannica vellutata e un aroma più maturo, nel quale subentrano le spezie, il cuoio, leggere note animali.

Quanto ai più rari bianchi, hanno grande freschezza e un aroma delicato, in cui prevalgono note di mandorla bianca e mela renetta, di biscotti appena sfornati e una soffusa mineralità: col tempo acquistano complessità, e , nelle loro espressioni felici, possono facilmente confondersi con un piccolo Meursault.

I Premiers crus di Auxey-Duresses sono nove e sono tutti situati sul lato orientale di Auxey-le-Grand, una delle due  frazioni in cui è suddiviso il paese (una terza, quella di Melin , è situata a sud-ovest, al confine con Saint-Romain), sotto la Montagne de Bourdon al confine con Meursault e  Monthelie.

Appellation Auxey-Duresses: i Premier Cru

Partendo da est si incontrano innanzitutto Les Duresses e Le Bas de Duresses, i climat più conosciuti, da cui il comune prende nome. Più giù, al confine con Meursault, è invece Les Écusseaux, racchiuso tra la D973 che conduce verso Beaune, e la D17E. Spostandosi invece in direzione della frazione del Petit-Auxey, si trovano altri   tre piccoli climat:  Reugne, Les Bréterins e, in mezzo,  La Chapelle: quest’ultimo risultante da parti degli altri due. Restano Les Grands Champs, appoggiato sulla strada che porta da Beaune ad Autun, il Clos Du Val e il vicino Climat du Val (è un unicum la presenza della parola Climat nella denominazione), il più grande dei Premiers crus di questa AOC. In tutto si tratta di circa 30 ettari e mezzo, sui quali domina, con pochissime eccezioni, il pinot noir. Alcune vigne, e ciò solo a Auxey-Duresses, ritenuto uno dei santuari della vigna gallo-celtica, hanno il caratteristico impianto a lira, anziché il classico guyot.

Diversamente da altri luoghi, nei quali lo chardonnay e il pinot noir, pur in diverse proporzioni, convivono in zone diverse degli stessi lieux-dits, a Auxey-Duresses i rispettivi ambiti sono ben delimitati, per  vincoli legati alla natura dei suoli. Quella dei Premiers crus é infatti un’area marnoso-calcarea molto pietrosa, dai suoli poco profondi, insomma una terra di vini rossi. Bisogna avvicinarsi all’area del Mont Mélian, verso Meursault, per trovare condizioni più favorevoli allo chardonnay.

Les Duresses è la continuazione, dal lato di Auxey, del climat, con lo stesso nome, di Monthelie. Dal punto di vista geologico i due climat sono del tutto simili, ma a rendere leggermente differenti i vini che se ne traggono (più virili quelli di Auxey, un po’ più fini quelli del Les Duresses di Monthelie), è l’orientamento del vigneto, che qui ha un’esposizione più calda, a sud-est. Ciò che del resto  fa sì che lo chardonnay vi  sia praticamente assente, a parte una parcella piantatavi recentemente dal Domaine Lafouge.

In controtendenza, il Domaine Changarnier della vicina Monthelie vi produce una cuvée bianca su una parcella esposta a sud-sudest sul prolungamento del climat nel territorio di Auxey.   In questo climat, con i suoi quasi 8 ettari il più esteso Premier cru di Auxey dopo il Climat du Val,  vinificano diversi produttori, anche di grande prestigio, come la Maison Leroy . Sono molto buoni  quelli della Maison Bouchard Père et Fils , del Domaine Prunier-Bonheur, e  del Domaine Comte Armand, che da esso ricava anche un ottimo Premier cru generico, senza indicazione del climat,  in assemblage con uve del vicino Les Bréterins.

In continuità con Les Duresses è l’altro Premier cru, Le Bas de Duresses, che, come dice il nome, corrisponde alla sua  sezione più bassa (si scende infatti dagli oltre 300 metri di quest’ultimo a poco più di 250). Esposto a est, è assai più ricco di argille. In effetti anche i vini provenienti da questo climat possono essere commercializzati come Les Duresses Premier cru, denominazione che generalmente viene preferita dai vignerons, timorosi che il termine “Bas” possa essere interpretata come una diminutio sul piano della qualità. Non hanno evidentemente questa preoccupazione Francine e Marie-Laure Serrigny, che etichettano una loro cuvée sotto il nome Bas de Duresses.

Les Bréterins è un climat molto più piccolo (poco più di un ettaro e mezzo), per la maggior parte di proprietà appunto del Domaine  Comte Armand, e mi risulta che vi si producano solo vini rossi. Meno ricchi di quelli del Les Duresses  e del confinante La Chapelle , ma  forse più raffinati, e soprattutto molto seduttivi in gioventù per il loro frutto.

La Chapelle è incastonato appunto tra Les Bréterins e Reugne, ed è uno dei climat più fini di Auxey-Duresses. Sono da segnalare le versioni dei due Domaines che ne condividono la proprietà: quella del Domaine Henri Latour (da non confondere con la famosa Maison beaunoise  Louis Latour e col Domaine  Vincent Latour di Meursault ) e soprattutto, quella, eccellente,  del Domaine Lafouge : frutti neri di bosco, note di terra e pepe nero, denso e complesso.

L’altro Premier cru confinante, che cede circa un ettaro del lieu-dit da cui proviene a La Chapelle, è Reugne, meno spesso rivendicato in parcellare: si caratterizza per la sua forte pendenza (14%)e l’esposizione a sud.  A quanto mi risulta, vi produce un bianco solo il Domaine Boisson di Meursault.

Immediatamente accanto, andando verso ovest, sono il Climat du Val (o, più brevemente, le Val), situato proprio alle spalle del centro storico di Auxey-le Grand sotto la Montagne de Bourdon, e il più piccolo Clos du Val, che lo affianca, giusto accanto a Les Bréterins. Il Clos du Val, separato da un piccolo muretto dal climat du Val, è assai più piccolo (meno di un ettaro), e ha un’altitudine leggermente inferiore, pur essendo ad esso geologicamente omogeneo, ugualmente esposto  a sud e con uguale pendenza. E’ diviso  tra il Domaine Michel Prunier e il Domaine Prunier-Damy (i Prunier abbondano, da queste parti). Quanto  al Climat du Val , il suo punto più alto tocca i 336 metri e la pendenza è vertiginosa. Ha suolo marnoso ricco di calcare e dà, com’è ovvio, quasi soltanto vini rossi, sicuramente tra i più fini dell’appellation. Data la sua estensione (8.37 ha.), sono numerosi i Domaines, oltre a grandi Maison come Jadot o Boisset, che vi producono proprie cuvée: naturalmente i Prunier, Lafouge, Vaudoisey-Creusefond e altri.  Qualcuno ne ha tentato anche una versione bianca (ad es. il Domaine Roy), che non ho però avuto occasione di assaggiare.

L’area dei Premiers crus si chiude a sud con Les Grands Champs e a est con Les Écusseaux, entrambi poggianti sui lati opposti della strada che porta da Beaune a Autun. Les Écusseaux sarebbe leggermente più grande dell’altro, includendovi la porzione, di circa un ettaro e mezzo, situata più in prossimità del fiume, che è invece classificata come Villages, perché più umida e sabbiosa. Qui si producono soprattutto vini rossi, abbastanza corposi: i più noti sono quelli del Domaine Jessiaume di Santenay, del Domaine Henri et Gilles Buisson della vicina Saint-Romain, e ancora del Domaine Lafouge.

Les Grands Champs si trova leggermente più in basso di Les Bréterins, La Chapelle e Reugne, è esposto a sud, caratterizzato da una pendenza elevata. I suoi suoli, costituiti da spessi strati argillosi poco calcarei, danno vini rossi abbastanza teneri, privi della durezza tannica tipica dei vini di Auxey: sono diversi i vignerons che ne producono versioni in parcellare: tra questi il Domaine Diconne e il già citato Henri Latour. 

Coup de coeur Premiers crus

Auxey-Duresses Premier cru rouge Comte Armand 2019

Ricco e intenso, con un  aroma a dominanza frutti neri (ciliegie scure e prugna),  note floreali e di terra. Un ottimo rosso da vigne vecchie (tra 35 e 75 anni, in parte Les Bréterins, con esposizione sud, terre bianche leggere, in parte Les Duresses, con esposizione sud-est e terre ricche di argille scure), dalla mineralità salina, con tannini “civilizzati” e una buona finezza di dettaglio. Migliorerà in 3-5 anni, con possibilità di conservazione più prolungata. Unico neo: il prezzo elevato (attorno agli 80 Euro). Buono anche il Villages, con un prezzo molto più basso (attorno ai 30 euro)

Fine prima parte.

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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