COF Pinot Grigio 1995, Adriano Gigante: piuccheperfetto!3 min read

In questa rubrica non parleremo dei problemi geriatrici di qualcuno di noi (anche se sarebbe utile). Il nostro intento è quello di andare a scovare e raccontare i vini italiani “non giovanissimi”. Abbiamo pensato a questa dizione perché non parleremo quasi mai di quelli che vengono definiti “vini da grande invecchiamento” ma cercheremo sorprese, chicche, specie tra vini che nessuno si aspetterebbe.

Chi mi conosce sa che il Pinot Grigio non è certo il mio vino preferito, anche perché in rari casi ne ho incontrati di veramente buoni o particolari.

A rafforzare la mia idea ci sono in Italia migliaia di ettari nati per produrre Pinot Grigio che, nella migliore delle ipotesi, potremmo definire “di pronta beva”: molti di questi ettari si trovano tra Veneto, Alto Adige e Friuli Venezia Giulia, con quest’ultima regione che oramai ha il non ambito (per me) record di avere il pinot grigio come primo vitigno, per ettari piantati.

Ce ne sono diverse migliaia ma a questo punto occorre fare una divisione importante: quelli piantati in pianura e quelli in collina, con i secondi che sono moooolti meno dei primi.

Adriano Gigante, storico viticoltore dei Colli Orientali il pinot grigio lo ha in collina, nella zona di Rocca Bernarda e produce questo vino praticamente da sempre.

Un sempre che una sera di qualche mese fa a cena con lui  si concretizza in un Pinot Grigio del 1995, cioè di 27 anni. Attenzione, non un vino fatto per essere invecchiato, ma semplicemente quello “d’annata” o, per tornare a quanto sopra, “di pronta beva”.

Con il senno di poi e essendo in vena di battute potrei dire che quel vino ha incarnato un tempo latino di liceale memoria: il piuccheperfetto.

In effetti sia il colore non era assolutamente spento, ma giallo dorato intenso, che il naso rendeva omaggio al tempo ma resistendo al suo passare con ancora lievi note fruttate, contrattaccando con fini sentori di erbe officinali e qualche sbrilluccichio minerale (mamma mia, ho detto minerale):  il tutto con un’ intensità sorprendente. Però era in bocca che i 27 anni non solo non si sentivano ma si sviluppavano con forza e con una tranquilla pienezza che lasciava di stucco. Non un minimo cedimento in un assaggio durato quasi un’ora e si che la mia innata cattiveria sperava di trovare un varco in quella perfezione di vino.

Il varco non lo trovai, come non l’ho trovato in un altro suo vino vintage, il Colli Orientali del Friuli Schioppettino 2001, bevuto anch’esso a cena con Adriano ma solo qualche giorno fa, di una freschezza aromatica e tannica da sogno. Così, grazie a Adriano Gigante, questa rubrica diventa anche “double face”.

Questi due vini così longevi portano almeno a altrettante brevi riflessioni: la prima è che i vini di Adriano Gigante sono naturalmente da lungo e lunghissimo invecchiamento, senza che si debbano fare salti mortali per renderli tali e questa caratteristica, sono convinto, è condivisa con molti altri produttori dei Colli Orientali. La seconda riflessione è molto più pratica: consiglio a tutti di andare a cena con Adriano Gigante.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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