Ciliegiolo d’Italia a Narni: ovvero il punto sul vino del futuro4 min read

La prima cosa che ho fatto ritornando da Ciliegiolo d’Italia è stata di andarmi a leggere  l’articolo di un anno fa sull’edizione precedente.

L’ho fatto perché mi ricordavo di aver scritto che i ciliegiolo toscani avevano un altro passo rispetto a quelli di Narni: quest’anno la prima cosa da dire è che la distanza tra Narni e il “Resto del mondo ciliegiolo” non c’è più.

Ma andiamo con calma e vediamo di presentare come si deve Ciliegiolo d’Italia, manifestazione organizzata da un piccolo gruppo di produttori, su un vitigno considerato (a torto) “piccolo”, in una piccola cittadina umbra. Ho voluto calcare sul termine piccolo, non tanto per sfruttare la ormai troppo sfruttata frase “piccolo è bello” ma per sottolineare la bravura e il coraggio di chi cerca di far conoscere una serie di realtà che, grazie al ciliegiolo, si intersecano e arrivano a fare gruppo. Un gruppo che anche quest’anno ha presentato quasi 50 Ciliegiolo provenienti da varie zone d’Italia ed è riuscito ad organizzare una manifestazione oramai imperdibile per chi crede che Cenerentola sia destinata a diventare principessa.

Cenerentola è naturalmente il ciliegiolo, un vitigno che si presenta con poco più di 500 ettari piantati, soprattutto nel centro Italia e che ha come caratteristiche un colore porpora intenso e brillante, un frutto (rosso e nero) quasi esplosivo che spesso si abbina a fini note floreali, una bella ampiezza al palato con tannini presenti ma non eccessivi ed una freschezza di buon livello.

Con queste caratteristiche a me sembra logico puntare sull’immediatezza e quindi su vini da bere giovani, anche se alcuni produttori stanno proponendo ciliegiolo maturati in legno e con reali possibilità di invecchiamento.

Dopo gli assaggi di quest’anno voglio essere chiaro: pur ammirando alcune selezioni adatte a dare grandi soddisfazioni future, il “core business” del vitigno dovrebbe incentrarsi su vini da godere nell’arco di 2-3 anni.

Voglio essere ancor più chiaro: il fatto di riuscire a fare  vini di grande piacevolezza da bersi giovane non deve assolutamente essere visto come un difetto o un qualcosa di negativo, anzi.

Questo è quello che sia Armando Castagno che il sottoscritto hanno cercato di puntualizzare in due degustazioni dove si presentavano Ciliegiolo e altri vini di denominazioni tra “l’essere Cenerentola e divenire principessa”.

Come ho cercato di spiegare in questo articolo il concetto di grande vino deve essere rivisto, perché oramai in Italia vi sono tanti grandi vini che non hanno per forza tannicità esplosiva, concentrazioni marmoree e longevità degne di Matusalemme. All’opposto presentano eleganza, fragranza, aromaticità fine e ampia, tannicità accennata e spesso setosa, freschezza e bella profondità gustativa.

Il ciliegiolo, che ha una tannicità più espressa e spesso un po’ ruspante, per il resto può e deve stare dentro questa grande categoria che ha come pregi basilari:

  • Immediatezza e grande piacevolezza.
  • Riconoscibilità.
  • Possibilità di abbinamento cibo/vino infinite e quindi perfetta adattabilità come “vini di tutti i giorni”.
  • Prezzi contenuti e quindi ancor più adatti come “vini di tutti i giorni”.
  • Possibilità di essere goduti nell’anno di uscita ma ancor di più dopo almeno 12-18 mesi di affinamento e quindi adatti ad essere conservati senza problemi (anzi, con possibilità di miglioramento) per minimo 2-3 anni dalla vendemmia.

Questi secondo me, oltre che grandi vini, dovrebbero essere anche vini del futuro, perché sicuramente molto centrati dal punto di vista commerciale.

Il ciliegiolo, di Narni o meno, ha tutte le carte in regola per far parte di questo gruppo, magari nella categoria “Pesi massimi”; l’importante è continuare sulla strada intrapresa, quella della nettezza olfattiva e dell’equilibrio, senza cercare per forza la via, spesso tanto agognata, della concentrazione e del lungo invecchiamento.

E adesso vediamo di scendere nel particolare, cioè di citare i migliori vini tra i 50 degustati.

Sul fronte dei Ciliegiolo di Narni ho apprezzato moltissimo il frutto esplosivo e la ruspante, accattivante  rotondità del Rosso Narni IGT 2017 “05035” di Leonardo Bussoletti, la morbida potenza e pienezza del Umbria IGT Ciliegiolo 2017 di Fontesecca e la finezza aromatica e la freschezza del Narni IGT Ciliegiolo di Vallantica.

Sul fronte Toscana la complessa aromaticità, il buon corpo e la particolare freschezza (per un 2017) del Ciliegiolo di Antonio Camillo è quasi paradigmatica di come dovrebbe essere un Ciliegiolo, mentre il San Lorenzo 2013 di Sassotondo è sempre l’esempio massimo di cosa succede (di bello) a far maturare un ciliegiolo.

Andando avanti mi ha sorpreso la sottile fragranza e finezza del Ciliegiolo 2016 di Poderi San Ferdinando e, sbarcando in Liguria, la prorompente aromaticità e grassa presenza al palato del Ciliegiolo Golfo del Tigullio 2017 di Pino Gino.

Ma queste sono solo alcune delle punte che i fortunati partecipanti a Ciliegiolo d’Italia, manifestazione oramai imperdibile, hanno potuto gustare.

Come dite? Non ci siete venuti? Peggio per voi!

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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